Quanto Basta: recensione del film di Francesco Falaschi
Nonostante le molte lacune, Quanto Basta, ultimo film di Francesco Falaschi al cinema dal mette in scena il difficile cammino necessario per riscoprire una bellissima verità: c'è sempre del buono in noi e nel mondo.
Non è mai troppo tardi: c’è sempre un’occasione e un’opportunità per crescere, imparare qualcosa di nuovo e scoprire una ricchezza, dentro di noi, che non pensavamo nemmeno di avere. Spesso il percorso interiore necessario a scoprire questa verità ha inizio in maniera imprevedibile, con un incontro sorprendente capace di gettare una luce nuova sul ruolo che giochiamo nella vita delle altre persone e, forse, aiutarci a trovare la forza per migliorare la nostra. Questo è il tema principale di Quanto Basta, il nuovo film di Francesco Falaschi (Questo Mondo è Per te, Paese Che Vai) che mette al centro del racconto le emozioni positive, un’evoluzione dei personaggi verso il miglioramento attraverso un viaggio di amicizia e speranza.
Quanto Basta: una storia ambiziosa ma con molte lacune
Al centro di Quanto Basta ci sono i personaggi più che la trama, che si sviluppa seguendo sentieri già ben collaudati. Arturo (Vinicio Marchioni, The Place, Il Contagio) è uno chef con problemi di gestione della rabbia e attacchi d’ira che gli hanno causato un arresto per aggressione, mentre Guido (Luigi Fedele, Piuma) è un giovane aspirante cuoco affetto dalla sindrome di Asperger, una patologia che gli rende difficoltoso creare un rapporto con le altre persone. Due personaggi caratterizzati dall’incomunicabilità, quindi, impossibilitati a entrare davvero in contatto con le altre persone a causa delle rispettive idiosincrasie che finiscono per limitare la loro libertà individuale più importante, quella di costruire rapporti costruttivi con le persone che li circondano.
Arturo è sicuramente il fulcro del film, il personaggio la cui evoluzione dovrebbe essere meglio definita e paradossalmente quello che dimostra i maggiori limiti della sceneggiatura. Pieno di astio, rancore e rabbia, Arturo è un uomo profondamente infelice, incapace di realizzare i suoi progetti a causa del suo carattere iroso e incline a cedere a distruttivi attacchi di rabbia distruttiva; in seguito all’incontro con Guido, che lo obbliga a riconsiderare il suo atteggiamento nei confronti degli altri e a controllare il suo temperamento, Arturo riesce finalmente a crescere, umanamente e professionalmente.
L’ambiziosità dell’arco evolutivo del personaggio di Arturo è molto ben evidente, così come sono perfettamente delineati i punti cruciali della sua evoluzione e il risultato del viaggio interiore che ha compiuto. Il problema è che a questo percorso manca una parte fondamentale, ossia l’inizio. Arturo ci viene presentato come un uomo pieno di rabbia e un violento, ma non lo vediamo mai davvero perdere le staffe, soccombere a un attacco di rabbia o cercare disperatamente di resistere agli stessi; l’unica scena in questa direzione è la distruzione del suo televisore all’inizio del film, troppo poco e troppo sottotono per dare l’idea di un uomo vittima della sua incostante personalità. Venendo a mancare questo tassello fondamentale anche la sua evoluzione perde parte del fascino e del valore che avrebbe altrimenti avuto, castrando il potenziale del film e del personaggio stesso.
Un peccato, considerando che altrimenti avremmo di fronte una buona sceneggiatura che, sebbene racconti una storia molto tradizionale, si muove con fluidità delineando personalità e storie con pochi tratti efficaci, sufficienti a costruire una serie di universi individuali che entrano in contatto. Anche il difficoltoso e a tratti impacciato percorso di avvicinamento tra Arturo e Guido è molto ben gestito, senza scene madri ma con molti piccoli accorgimenti non detti che lentamente costruiscono il rapporto in evoluzione tra i due personaggi prediligendo la tenerezza dei gesti e dei piccoli accorgimenti all’esternazione verbale del loro affetto. La regia di Falaschi, molto discreta, accompagna molto bene il copione, lasciando spazio ai personaggi senza intromettersi eccessivamente nella storia che sta raccontando. Semplice e diretta, la direzione di Quanto Basta è costruita in funzione del suo messaggio e dell’impatto emotivo della storia piuttosto che dell’estetica formale, realizzando però un opera funzionale ma priva di un reale approfondimento, fermandosi a un livello forse fin troppo superficiale.
Quanto Basta: a volte la positività del messaggio è sufficiente a redimere un film altrimenti mediocre.
Quanto Basta è un film nella media. Senza infamia e senza lode, compie il suo lavoro con una sceneggiatura buona ma non eccezionale, e una regia scolastica che si rifiuta di scavare a fondo quanto sarebbe lecito aspettarsi. Questo dovrebbe essere sufficiente per bocciare il film, o quantomeno per considerarlo un prodotto dimenticabile; sì, ma non del tutto.
Alla fine Quanto Basta ha il pregio di raccontare una piccola storia individuale ma dal sapore universale, capace di parlare a molti di noi mettendoci di fronte a una dolce verità che molto spesso siamo portati a dimenticare: cambiare in meglio è possibile. Se un pregio è da rintracciare durante la visione del film è nella sua impostazione assolutamente ottimista nei confronti della vita e delle persone, che non appaiono mai davvero cattive: sembra quasi suggerire che, scavando a fondo, dentro ognuno di noi esiste un nucleo di bontà, un cuore sempre vivo e pulsante che cerca di far sentire la propria voce al di sotto delle sovrastrutture in cui lo ingabbiamo. E’ un film che fa stare bene, una commedia che ripone fiducia nell’umanità e invita a non fidarsi delle apparenze, ma di dare sempre una possibilità alle persone che incontriamo lungo la strada che stiamo percorrendo: a volte, possono essere il miracolo che stiamo aspettando, anche se non ce ne rendiamo conto.
Forse questo non è sufficiente a redimere del tutto il film dalle sue manchevolezze, ma sicuramente lo è quanto basta.
Quanto Basta sarà nelle sale italiane a partire dal 5 Aprile 2018 grazie a Notorious Pictures, Verdeoro, Rai Cinema, TC Filmes e Gullane.