TFF38 – Quasi Natale: recensione del film di Francesco Lagi

Dal Torino Film Festival 2020 la recensione dell’adattamento cinematografico dell’omonima pièce  di Francesco Lagi. Un dramma domestico dolce-amaro che sfiora le corde del cuore muovendosi in punta di piedi sul filo di emozioni vere e mai artificiali.  

Di precedenti che hanno visto spettacoli teatrali approdare sul grande schermo se ne contano un’infinità. Alcuni come il Carnage di Roman Polański, basato su Il dio del massacro della drammaturga e scrittrice francese Yasmina Reza, non ha fatto rimpiangere l’originale, al contrario di altri tentativi che una volta cambiata la destinazione non hanno saputo replicare quando di buono  la matrice aveva lasciato a suo tempo nella memoria dello spettatore, come per esempio l’adattamento di Thanks for Vaselina dello stesso Gabriele Di Luca. Si tratta di uno dei tanti esempi di testi che hanno risentito pesantemente del passaggio dalle tavole del palcoscenico allo schermo, perdendo per strada gran parte dei meriti che gli erano stati giustamente riconosciuti. Questo per sottolineare una volta per tutte che certe opere dovrebbero restare lì dove sono state concepite, perché fuori dal proprio habitat finiscono con lo snaturarsi e perdere l’anima.

Quasi Natale è un adattamento cinematografico fedele ma non ancorato alla sua matrice teatrale

Quasi Natale cinematographe.it

Non è il caso di Quasi Natale, adattamento cinematografico dell’omonima pièce portata in scena dalla compagnia Teatrodilina con la regia dello stesso Francesco Lagi che, testo alla mano e con il medesimo fantastico quartetto di interpreti (Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D’Amico e Leonardo Maddalena), ne ha tratto la sua opera seconda dopo Missione di pace (2011). Il regista toscano, reduce dalla fortunata esperienza sul piccolo schermo con la prima stagione di Summertime, è riuscito laddove molti colleghi hanno invece fallito, a cominciare da Sebastiano Mauri che per il suo Favola non ha saputo o voluto dare una veste cinematografica a un’opera rimasta saldamente ancorata all’impianto teatrale. Così facendo si è assistito a un’operazione di teatro filmato, che non ha aggiunto assolutamente nulla alla causa, se non aver portato il testo nativo all’attenzione di un pubblico più vasto, compreso quello che non ha avuto modo di vedere la pièce nel suo tour o più in generale quello che abitualmente non frequenta i teatri.

Quasi Natale: un dramma familiare dolce-amaro che attraverso una classica reunion riporta a galla verità troppo a lungo taciute

Quasi Natale cinematographe.it

Probabilmente questo sarà stato anche l’obiettivo di Lagi e della sua compagnia, ma per nostra e loro fortuna gli esiti sono stati ben altri. Certo le emozioni sprigionate dalla visione dal vivo hanno raggiunto picchi molto più elevati e irriproducibili con una macchina da presa, poiché la messa in quadro sembra averle in qualche modo abbassate d’intensità e contenute. Ciononostante la versione cinematografica, fedele da un punto di vista narrativo e drammaturgico, ha trovato il modo di sfiorare le corde del cuore e della mente del fruitore di turno, grazie alla forza intrinseca di un testo che tocca tematiche universali come i legami biologici, il perdono, l’affetto incondizionato, la memoria, il confronto generazionale e la persistenza, quella di spiriti che faticano ad andare via da una casa. Si la casa, quella dove i protagonisti di Quasi Natale sono nati, cresciuti e dalla quale due dei tre fratelli hanno deciso di andarsene, dove a distanza di anni si ritrovano per le festività e per fare i conti con gli ultimi momenti di vita della madre. Quella stessa casa che farà da cornice a un dramma familiare dolce-amaro che attraverso una classica reunion riporterà a galla verità troppo a lungo taciute.

Quasi Natale è una storia come tante, ma al contempo unica nel modo in cui riesce a fare breccia nelle difese immunitarie dello spettatore

Quasi Natale

Tutto passa attraverso una fidanzata che trascorrerà quei giorni con loro e che sembra venire da un passato che si stenta a mettere a fuoco. Un passato che riemerge quando dal baule dei ricordi riaffiorano parole e non detti, ma anche oggetti (vecchi quaderni di scuola, fotografie sbiadite, anelli e telecomandi) che il tempo si pensava avesse inghiottito. Quella di Quasi Natale è una storia come tante, ma al contempo unica nel modo in cui riesce a fare breccia nelle difese immunitarie dello spettatore, quest’ultimo alle prese con gli intrecci e i confronti di personaggi ben caratterizzati, molto vicini al pubblico e con i quali è facile empatizzare. Sta qui il segreto di un testo che, indipendentemente da dove e da come viene rappresentato, conserva intatti il calore e la forza di sentimenti veri e mai artificiali, che non hanno bisogno di essere gridati a squarciagola da parenti per vomitarseli addosso come nel cinema mucciniano (vedi A casa tutti bene).

Quasi Natale: un “valzer” che alterna ensemble, assoli e duetti che lasciano il segno

Quasi Natale cinematographe.it

Lagi dal canto cancella l’impianto teatrale e si affida alla bravura degli interpreti, che quel testo non lo conoscono solamente a memoria, ma l’hanno fatto proprio parola dopo parola, silenzio dopo silenzio, gesto dopo gesto, sguardo dopo sguardo. La cinepresa li ha catturati e restituiti sullo schermo in un kammerspiel dall’unità spazio temporale ben definita, cronologicamente lineare e che topograficamente si concede solo qualche sortita esterna alla casa. Casa che con le sue stanze fa da cornice di volta in volta un “valzer” che alterna ensemble, assoli e duetti che lasciano il segno. Il risultato è un “concerto” di corpi e di voci che ha nel valore dei singoli che hanno lavorato davanti e dietro la macchina da presa il suo punto di forza.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7