Quella svitata della mia ragazza: recensione del film di Yann Samuell
La recensione di Quella svitata della mia ragazza (My Sassy Girl), un film del 2008 di Yann Samuell, remake del film sud coreano Yeopgijeog-in geunyeo (2001)
Quella svitata della mia ragazza (My Sassy Girl) è un film del 2008 di Yann Samuell, remake del film sud coreano Yeopgijeog-in geunyeo (2001). Il film, interpretato da Elisha Cuthbert, Jesse Bradford e Austin Basis, gravita attorno ad un ragazzo, Charlie Bellow, che si trasferisce a New York per intraprendere gli studi in economia, sperando in futuro di poter lavorare nella stessa società agricola del padre.
Charlie, mentre è a Central Park, intravede una ragazza, Jordan, ma inizialmente non trova il coraggio per avvicinarsi e parlarle. I due si incontrano però vicino la metropolitana, dove la salva da un treno in arrivo poiché ha bevuto molto e non si regge in piedi. Jordan e Charlie da quel momento cominceranno a frequentarsi, a conoscersi sempre di più, e Charlie lentamente apprenderà quanto Jordan sia una ragazza dal carattere piuttosto bizzarro.
Jordan è una persona molto espansiva, incontrollabile, ha comportamenti verso Charlie burrascosi e lo coinvolge spesso nelle sue giornate folli e alcoliche. Charlie diversamente è una persona mite, gentile, tutt’altra pasta rispetto a lei. La loro frequentazione arriva però ad un limite e Charlie, per quanto invaghito di lei, comprende quanto Jordan possegga un certo piacere perverso nel complicargli la vita, mandandogli a monte quasi la carriera lavorativa e una certa serenità personale.
Jordan, dopo un periodo di lontananza, invita Charlie vicino ad un albero a Central Park in cui entrambi avrebbero dovuto scrivere una lettera all’altro, una lettera in cui aprirsi ed esternare i propri sentimenti, una volta per tutte. Una volta lì, Jordan afferma di voler seppellire le lettere senza leggerle e ritrovarsi in quello stesso posto dopo un anno esatto, senza mai rivedersi, per capire se è davvero destino che loro debbano stare assieme.
Elisha Cuthbert è il punto di forza di un film deludente
Quella svitata della mia ragazza è una commedia sentimentale deludente, la cui forza è tutta concentrata nel ruolo della ragazza impertinente interpretata da Elisha Cuthbert, Jordan Roak, una donna schietta, viziosa, tempestosa e irrazionale. Il suo personaggio è sviluppato sicuramente meglio del protagonista maschile, il suo retroscena è più complesso, radicato ed è esposto in modo più lucido e sottile, dalla disapprovazione del padre verso i comportamenti sfrenati della figlia alla sua delusione amorosa. Charlie (Jesse Bradford) è il classico ragazzo della porta accanto la cui vita è sconvolta dall’uragano Jordan, il loro rapporto è esilarante, illogico e più il film volge verso il finale più il loro legame diventa parte di una sorte circostanziale.
Purtroppo il remake di Yann Samuell non possiede alcun vigore, non ha irriverenza, non coglie le vere atmosfere di una relazione così tormentosa, tra le piccole psicosi di Jordan e l’apprensione passiva di Charlie. Alcune scene riescono a far sorridere e ad affascinare, ma restano prive di qualsiasi sostanza, anche in seguito al fatidico colpo di scena che cambia in un certo senso la retorica del film. Ci sono molti rimandi a commedie sentimentali hollywoodiane, da Serendipity a Vanilla Sky, quest’ultimo sembra essere stato ripreso in alcune scene a Central Park in modo del tutto speculare.
Quella svitata della mia ragazza: una pellicola leziosa e priva di spessore
Purtroppo l’interpretazione di Bradford rende il fallimento del film ancora più clamoroso, una performance che non vive di alcuna intensità, assolutamente poco credibile e non funzionale al racconto. Quella svitata della mia ragazza possiede un tono, un’intenzione nascosta, ovvero il tentativo di elevarsi al pari di una grande commedia romantica, ma la cui proiezione viene dissipata da una narrazione scarna, incompleta, che dilapida anche quei pochi aspetti positivi del film. C’è da dire che il film di Samuell è stato ridotto fin troppo rispetto alla versione sud coreana, considerati i novanta minuti di durata complessivi e le due ore e venti del film originale, e malauguratamente ciò che resta è solo una pellicola leziosa e stucchevole priva di spessore.