Quella villa accanto al cimitero (The house by the cemetery): recensione

"Quella villa accanto al cimitero" terzo e ultimo capitolo della "Trilogia della morte" del Maestro Lucio Fulci.

Siamo giunti all’ultimo appuntamento con il cinema del Maestro Lucio Fulci, una retrospettiva iniziata con Zombie Flesh Eaters e continuata con i primi due capitoli della “Gates of Hell” Trilogy: Paura nella città dei morti viventi e …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà.
Quella villa accanto al cimitero segna un ritorno a una trama più controllata, in cui la suspense prevale sugli effetti splatter; viene considerato l’horror più spaventoso e sconvolgente diretto da Lucio Fulci, per il suo insieme di suspense, orrore e splatter.

Norman Boyle, insieme alla moglie Lucy e al figlio di Bob, lasciano New York per trasferirsi nel New England, nella tranquilla città di New Whitby per continuare la ricerca di un collega che ha ucciso la sua amante e poi si è impiccato. Per soggiornare hanno affittato la scricchiolante Oaks Mansion, ma la casa nasconde oscuri segreti…

Quella villa accanto al cimitero è il film più inquietante e spaventoso della “Trilogia della morte”, a causa del convergere di paure basse e viscerali; Catriona MacColl rispetto ai due capitoli precedenti cambia ruolo lasciando gli abiti “dell’investigatrice” e vestendo quelli della madre/moglie preoccupata per la sua famiglia, in contrapposizione il personaggio di Paolo Malco dapprima scettico si rivelerà dalla seconda metà del film il personaggio più riuscito e con il quale lo spettatore può immedesimarsi per la restante durata della pellicola. Per quanto riguarda Bob, il personaggio interpretato da un giovanissimo Giovanni Frezza, compie il suo dovere nonostante la giovane età ed è protagonista di una delle scene più agghiaccianti dell’intera saga.

Come di consueto la fotografia è stata curata da Sergio Salvati, storico collaboratore di Fulci che per questo ultimo capitolo adotta tonalità in scala di grigi con una fotografia claustrofobica che verte a mettere a disagio lo spettatore con tagli di luce  e controluce esasperati per le scene girate in interni e utilizzando invece la luce naturale per le scene in esterni. La sceneggiatura ad opera di Dardano Sacchetti e dello stesso Fulci venne partorita durante la post-produzione di …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà; Sacchetti inserì determinati episodi claustrofobici legati alla sua infanzia mentre Fulci, come da tradizione, inserì riferimenti letterari legati a romanzi horror. I trucchi e gli effetti speciali di Gino De Rossi e Giannetto De Rossi funzionavano all’epoca così come creano l’effetto disturbante ancora oggi, ma per questo capitolo Giannetto si superò creando insieme a Maurizo Trani ben dieci versioni del look del dottor Freudstein poichè Fulci non era mai del tutto soddisfatto dell’aspetto dell’antagonista; solo alla decima prova Fulci approvò la versione presente nel film. Per l’ultimo capitolo della trilogia, il regista si avvale di Walter Rizzati che confeziona una colonna sonora vicina alle musiche da Fabio Frizzi ma con molto meno pathos e atmosfera.

Quella villa accanto al cimitero, ultimo capitolo della trilogia della morte è un vero pugno allo stomaco per lo spettatore: dimenticate le scene splatter di “Paura nella città dei morti viventi” e le scene oniriche oniriche presenti in …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà, la trilogia si conclude nel migliore dei modi portando disagio e claustrofobia durante gli 87 lunghissimi minuti di durata. Un film che ogni estimatore ed amante del genere dovrebbe vedere e rivedere!

Giudizio Horror House

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.2

3.4

Voto Finale