Quello che so di lei: recensione del film di Martin Provost
Claire, la protagonista dell’ultimo film di Martin Provost, Quello che so di lei, è una levatrice appassionata del suo lavoro, oltre a essere una donna generosa, totalmente votata verso il prossimo. Già preoccupata per la prossima chiusura del reparto di maternità dove lavora, vede la sua vita sconvolta dal ritorno inaspettato di Béatrice, l’affascinante – quanto stravagante – ex amante del defunto padre. Dall’effervescente incontro tra le due donne così tanto diverse nascerà paradossalmente un’amicizia edulcorata e inaspettata, che porterà a una serie di accadimenti importanti per l’esistenza delle due protagoniste.
Martin Provost con Quello che so di lei (titolo originale Sage Femme), presentato fuori concorso alla 67° Berlinale, mostra la sua abilità nel raccontare armoniosamente il mondo femminile e suoi non detti, affidando a un duo strepitoso Deneuve-Frot, il suo film più intenso, più empatico, capace di sprigionare una passione emozionale che non lascia indifferenti.
Quello che so di lei è una commedia agrodolce che celebra la vita, il tempo – onnipresente – e il potere catartico dei cambiamenti, assoggettati dal solito destino.
Una pellicola strutturata sul fascinoso talento della solita Catherine Deneuve accompagnata da una sorprendente Catherine Frot.
Nonostante le superlative interpretazioni delle due attrici, Quello che so di lei manifesta però lievi punti deboli sul piano strutturale, come il brusco distaccamento – alle volte forzato – delle due durante il loro coinvolgimento in solitaria sede, rendendo fortemente compassata l’intensità della storia presentata.
Il film difatti si fonda principalmente su questa “deliziosa” instaurazione di amicizia fra queste due donne abili nel regalare attimi emozionali importanti. Il rischio, nonostante una sceneggiatura ben ponderata, è quello di cadere in un terribile cliché e di sfiorare l’effetto sceneggiato. In ogni caso il regista si mostra abile nell’evitare di rimanere “impantanato” in questa intercapedine narrativa sicuramente opinabile, offrendo una storia tanto semplice quanto sensibile.
Un tratto stilistico quasi riconducibile ad un buddy movie al femminile….
Paradossali le sembianze che Quello che so di lei assume durante lo svolgimento delle vicende; da questa concitata amicizia “rosè”, Provost mette in scena – quasi – una sorta di buddy movie al femminile. Un simpatico tratto artistico apprezzabile, che appaga il pubblico spettatore senza eccedenze stilistiche.
Con umiltà il regista francese regala un lavoro sincero, che non mira al sensazionalismo d’autore bensì alla concretezza filmica. Un prodotto cinematografico che osanna la figura delle donne, con i loro pregi e i loro difetti.
Ispirandosi alla figura della sua levatrice, Provost regala un film sulla positività dell’essere, su come il connubio fra due persone versatili sia cosa buona e giusta. Il desiderio – eccessivo eufemismo – nel ritrarre una levatrice in contatto con la realtà del suo tempo nel momento più cruciale della sua esistenza; Quella voglia incondizionata di ottenere quella libertà d’animo glissando le avversità che circondano da sempre il singolo individuo; un monito distensivo nell’accogliere una “fuga ideologica” che fa solo bene.
Per Provost l’importante è non rimanere assoggettati a una monotona esistenza ma superare, nonostante le difficoltà, il solito abbattimento esistenziale: una concezione ottimistica della vita a prescindere da tutto. Questo è ciò che comunica Quello che so di lei.
Quello che so di lei è un film scritto e diretto dal regista Martin Provost. Nel cast Catherine Frot, Catherine Deneuve, Olivier Gourmet, Quentin Dolmaire, Mylène Demongeot, Pauline Etienne, Marie Gili-Pierre.