Radius: recensione del film di Caroline Labrèche e Steeve Léonard
Un film che rimane, narrativamente parlando, molto ruvido, rischiando spesso di cadere in un racconto stridente.
Radius è un film di fantascienza del 2017, diretto da Caroline Labrèche e Steeve Léonard e interpretato da Diego Klattenhoff, Charlotte Sullivan e Brett Donahue.
Un uomo, Liam (Diego Klattenhoff), reduce da un incidente stradale, non ricorda niente del suo passato né della propria identità. Ancora shockato e ferito cerca soccorso da un’automobilista di passaggio che, proprio mentre accosta per donargli il suo aiuto, muore improvvisamente senza un motivo apparente. Allora l’uomo, sconvolto e spaventato, corre verso la cittadina più vicina e trova tutti gli abitanti a terra, esanimi, con gli occhi vitrei e spenti. Mentre ascolta i notiziari comprende che, secondo le autorità, un virus si sta diffondendo secondo modalità sconosciute e che potrebbe essere responsabile della morte di esseri umani e animali.
Liam, non convinto che si tratti di un virus, comincia a rendersi conto che potrebbe essere lui la causa di quelle morti inspiegabili. Ad un certo punto una ragazza, Jane, si avvicina alla sua dimora ed entra in contatto con Liam, senza conseguenze: la ragazza gli confida di avere una grave amnesia e che non ricorda nulla del suo passato. Jane e Liam, allora, cercheranno un modo per riappropriarsi della propria memoria mentre scoprono di essere connessi da un legame, da un vincolo molto particolare, che li condurrà ad una sconvolgente e disattesa verità.
Radius: nella trama del film la componente sci-fi non resta centrale
Radius comincia ambientando la sua storia in un mondo afflitto da morti inspiegabili e con due persone legate da un vincolo, o sarebbe meglio definirla una maledizione, che riguarda Liam e la sua capacità innata di procurare la morte a chiunque si introduca nel suo raggio d’azione: è la presenza di Jane l’unica cosa che non permette a questa maledizione di avere effetto. Ed è da questo infausto legame che il film prende vita. Radius non è particolarmente esplicativo in merito al motivo che ha scatenato questa loro condizione, realisticamente ci porta a pensare ad un evento naturalistico, come un fulmine, o ad un evento di origine soprannaturale, senza però scendere particolarmente nei dettagli.
Le premesse su cui si basa Radius, ovvero quegli elementi peculiari di una narrazione prettamente fantascientifica, non si accordano all’andamento globale del film, considerato che la componente sci-fi non resta al centro del racconto, soprattutto nella seconda parte del film. Queste premesse non vengono sostenute poiché la storia si trasforma e trasferisce la sua attenzione su quella di un dramma misto ad action-thriller, che sembra in un certo senso annullare tutto l’elemento sci-fi.
Radius: il film di Caroline Labrèche e Steeve Léonard passa dai toni sci-fi a quelli dell’action-drama
Molti aspetti, tipicamente fantascientifici, restano irrisolti e Radius, in men che non si dica cambia volto, diventando un action-drama in cui i due protagonisti, inseguiti dalla polizia, dovranno venire a patti con il loro passato e con le sue conseguenze, mettendo alla prova la disperazione della loro situazione. La storia è come un puzzle, basata su sorprese, e costruita attorno a tutta una serie di rivelazioni che vengono distribuite lentamente durante il film, tutto per mantenere il racconto, per quanto si possa, maggiormente interessante e dinamico.
Radius è un film che dal punto di vista narrativo resta comunque molto ruvido, poco rifinito, colpevole di cadere spesso e volentieri in un racconto stridente, che si perde in un dramma vacuo e inserito nel film in modo grossolano e senza appigli di nessun genere. Alcune delle rivelazioni finali sembrano fin troppo melodrammatiche, ma il problema maggiore è che non vengono chiarite, non hanno abbastanza profondità da poter attecchire nella mente di chi guarda, risultando solo affrettate, brusche, senza tempo per riflettere. Putroppo Radius compie l’errore di sollevare molte domande, senza però avere modo e tempo di trovare o far scovare allo spettatore le risposte.