Raffa: recensione del documentario sulla Carrà diretto da Daniele Luchetti

Il ritratto inedito e monumentale di un’icona senza tempo raccontato attraverso video di repertorio, immagini inedite e le testimonianze di chi l’ha conosciuta.

A 80 anni dalla nascita di Raffaella Carrà arriva in sala il documentario diretto da Daniele Luchetti (Il Portaborse, La Scuola, Mio fratello è figlio unico, La nostra vita) sull’indimenticabile icona: Raffa, un titolo originale Disney+ prodotto da Fremantle, al cinema come evento speciale dal 6 al 12 luglio 2023 con Nexo Digital.

Da Bellaria con furore: Raffaella Pelloni, che sarà per tutti un giorno la Carrà, arriva a Roma negli anni ’50 per studiare all’Accademia nazionale di danza dove presto le verrà suggerito di lasciar perdere perché aveva le “caviglie deboli”. La sua seconda chance è il Centro Sperimentale di Cinematografia, anche con la recitazione sembra che le cose non funzionino, almeno fino a quando non viene scelta per il film americano Il colonello Von Ryan (1965) al fianco di Frank Sinatra. Da lì l’ascesa sarà inarrestabile: prima Hollywood che non sente come casa sua, poi il ritorno in Italia per diventare il caschetto biondo più famoso di sempre.

Raffa, cinematographe.it

Raffa di Daniele Luchetti racconta ed esplora il fenomeno Carrà in tutte le sue sfaccettature: dal duro lavoro, ai primi successi, alla nascita delle hit che ancora balliamo e cantiamo, A far l’amore comincia tu, Rumore, Fiesta, Ballo Ballo, i programmi tv epocali come Io, Agata e tu, Canzonissima, Milleluci con Mina che la rendono un mito nazional popolare, lo scandaloso per l’epoca balletto del Tuca Tuca, l’ombelico esposto in prima serata in un paese bigotto e democristiano come quello degli anni ‘70, fino alla conquista del mondo, Spagna, Argentina, Perù, Cile, Inghilterra. Per 50 anni ha intrattenuto con la sua arte, la sua personalità e la sua carica rivoluzionaria. E poi c’è il lato meno conosciuto, quello da lei difeso con le unghie e con i denti, quello privato, della sua famiglia, degli amici, degli affetti più cari, attraverso immagini inedite e video amatoriali che la vedono lontana dai riflettori e dai lustrini, struccata, spettinata, in compagnia delle persone più importanti della sua vita.

Raffa – La Pelloni e la Carrà

Raffa, cinematographe.it

Il documentario di Luchetti, scritto da Cristiana Farina, Carlo Altinier, Barbara Boncompagni, Salvatore Coppolino e Salvo Guercio, ripercorre l’intera carriera della Carrà dagli inizi fino al 1995, anno in cui esplode la Carramba! che sorpresa mania, muovendosi sulla dicotomia Pelloni – Carrà: la prima portava via dalle scene la seconda quando capiva che era tempo di cambiare, di iniziare un nuovo progetto, di reinventarsi; la seconda tutelava la prima dalle luci della ribalta, dal successo, dai fan, come un genitore, come quel padre che avrebbe voluto al suo fianco ma che l’aveva abbandonata da piccola. E in questo doppio volto scopriamo la profondità, le fragilità, i sentimenti di una donna che ha fatto della forza e della libertà il suo marchio di fabbrica. “Ho bisogno di sentirmi protetta”, diceva, e quella protezione la trovò nei suoi due grandi e unici amori, l’autore televisivo Gianni Boncompagni, e il ballerino e coreografo Sergio Japino. Tantissime le testimonianze presenti in Raffa, come quelle di Fiorello, Tiziano Ferro, Barbara Boncompagni, Enzo Paolo Turchi, Emanuele Crialese, Renzo Arbore, il nipote Matteo Pelloni, Bob Sinclair, l’assistente personale Licia Turchi, e una delle sue collaboratrici, la scrittrice Caterina Rita, quest’ultima in particolare che riesce a fare un’analisi puntuale e originale di Raffa, oltre le solite celebrazioni e la retorica sulla sua carriera. Ed è la caratteristica generale del documentario di Daniele Luchetti, un’opera monumentale (3 ore di durata che scorrono veloci), 1500 contributi, un montaggio serrato, suggestivo, accattivante tra spezzoni di programmi tv, esibizioni in giro per il mondo, interviste e video musicali, materiali inediti accompagnati dalle musiche di Teho Teardo, le reazioni della stampa all’epoca, gli scandali per l’esibizione del suo corpo che riusciva a comunicare tutto l’entusiasmo, la vitalità di una ragazza di provincia arrivata sul tetto del mondo, rivoluzionaria senza mai rendersene veramente conto, erotica, sensuale senza mai essere morbosa e che riusciva a conquistare tutti.

Rumore

Raffa, cinematographe.it
Raffaella Carrà e Gianni Boncompagni

Raffa per sempre” hanno scritto molti sui social il 5 luglio 2021, giorno della sua morte, con cui Luchetti sceglie di aprire il documentario non indugiando troppo, quasi a volerci dire che è ancora qui tra noi, che la sua opera continuerà a fare rumore. E sembra essere vero vista la capacità di toccare e cambiare tante vite da un piccolo schermo o da un grande palco. Per le donne che in una società patriarcale, costrette a dover essere solo un corpo da usare e l’angelo del focolare, vedevano in lei il corpo della rivoluzione, della modernità, il poter essere altro, una donna in carriera, artefice del proprio destino, non più un “accessorio” dell’uomo. Per lo spettacolo italiano, non più una semplice showgirl da ammirare accanto al conduttore ma la protagonista, “l’attrazione” principale che arriverà a rappresentare la cultura italiana all’estero, osannata da fan in tutto il mondo, mostrata in immagini inedite in mezzo a bagni di folla che avevamo visto solo per rockstar come i Beatles o Freddy Mercury. Rivoluzionaria anche per la comunità LGBTQ+ alla quale ha mostrato “la strada”, quando “diversi” significava vergogna, significava doversi nascondere, come spiega commosso lo stylist Nick Cerioni in uno dei momenti più commoventi del documentario. “Forse mi vedono come quella bambola con cui non hanno potuto giocare da piccoli”, rispondeva Raffaella Carrà a chi gli chiedeva per quale motivo fosse diventata un’icona gay, ancora oggi e per sempre bandiera del Pride. Luchetti riesce con poesia e maestria a incrociare la storia di Raffa con quella di tutti, con quella del nostro paese, lei capace di rappresentare l’evasione da una realtà come quella di piombo degli anni ’70, il colore nel grigio dei giorni degli scontri quotidiani per strada, delle morti, del rapimento e dell’omicidio Moro.  

Raffa: valutazione e conclusione

Raffa, cinematographe.it
Raffaella Carrà con Frank Sinatra

Raffa non è un’agiografia ma un ritratto completo e onesto di Raffaella Carrà che racconta anche i lati più ostici di un mito, la difficoltà di riuscire a starle accanto nel lavoro e nella vita privata, ma anche i suoi sogni spezzati, come quello di avere dei figli che lei accetta con stoica rassegnazione. Il regista riesce a scavare grazie ai numerosi interventi nella psicologia di un’icona riuscendo a renderla “umana”, come già si era mostrata quando dai lustrini del sabato sera era diventata la conduttrice rassicurante della mattina alla quale chiedere aiuto in Pronto Raffaella?. Un percorso interiore e non solo una celebrazione della sua carriera quello che tracciano Daniele Luchetti e gli autori in un’opera che ha saputo catturare l’essenza di Raffa, raccontandola anche nei silenzi, nel rumore delle onde sulla spiaggia di Bellaria da dove è partita, con immagini toccanti che mostrano i suoi abiti più iconici svolazzare al vento, come se non avesse mai smesso di ballare per noi.

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