Red Joan: recensione del film con Judy Dench
La recensione di Red Joan di Trevor Nunn, ispitato al romanzo La ragazza del KGB, tratto dalla storia vera di Melita Norwood.
Red Joan, tratto dal romanzo di Jennie Rooney La ragazza del KGB, ispirato a sua volta alla storia vera di Melita Norwood, arriva al cinema. Il film, interpretato da un’inossidabile Judy Dench, sarà nelle sale italiane a partire dal 9 maggio, distribuito da Vision Distribution e Cloud 9 Film.
Red Joan: guerra, pace, amore e politica
Era il 1999 quando la storia di Melita Norwood balzò agli onori della cronaca internazionale. Dopo la diserzione della spia russa Vasilij Nikitič Mitrochin, infatti, diversi nominativi di agenti segreti sovietici attivi tra la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda furono resi pubblici: tra questi, spuntò quello di una rispettabilissima pensionata inglese, troppo anziana per essere perseguita penalmente. La sua vicenda personale e politica diventò materia di ispirazione per la scrittrice Jennie Rooney, che le dedicò un romanzo.
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Oggi, vent’anni dopo lo scandalo-Norwood, Judi Dench indossa i panni della spia, mossa “non per soldi, per per spirito di giustizia”. Attraverso una narrazione classica, che ambienta il cuore del racconto in una serie di flashback della protagonista anziana, lo spettatore sarà condotto nella vita avventurosa della giovane fisica di Cambridge e nella costruzione della sua coscienza politica.
Con il volto squadrato ma grazioso di Sophie Cookson (già vista in Crucifixion), che in questo film finalmente ha modo di mostrare il proprio talento recitativo, la rossa Joan è un personaggio a cui è facile affezionarsi. Nonostante le sue azioni siano universalmente riconosciute come illegali, infatti, non si può fare a meno di tifare per lei e comprendere le profonde cause che l’hanno spinta a rischiare la vita e a tradire la patria.
Red Joan è uno sguardo sulla storia del genere femminile
Da timida e ingenua studentessa dell’Università di Cambrigde a imprendibile stella dello spionaggio internazionale, il passo non è affatto breve. Uno degli elementi più interessanti di tutta la storia di Melissa/Joan è proprio nell’evoluzione del personaggio e nei motivi reali delle sue scelte. Nonostante sia i poliziotti che la interrogano, sia i suoi compagni filosovietici diano per scontato che le azioni di Joan siano state guidate dal grande amore che la donna provava verso il comunista Leo (Tom Hughes), in diversi punti-chiave del film ci si rende conto che non è affatto così.
Se Joan conosce, questo sì, i principi di uguaglianza e giustizia promossi dal Comunismo attraverso le parole di Leo e Sonya (Tereza Srbova) con cui stringe un intenso legame, la sua decisione di applicarli è unicamente mossa dalla sua coscienza. Non per amore del singolo uomo, ma per amore di tutto il genere umano Joan decide di compromettersi, accettando il terrore di una doppia vita.
In un interessante dialogo tra la protagonista e Sonya (anche lei spia per il governo Sovietico), i due personaggi rendono chiara la loro posizione privilegiata: quella femminile. Proprio sfruttando il fatto che nessuno si aspetta un’azione tanto coraggiosa da parte di due creature fragili e umorali, le due donne sono praticamente le uniche a cavarsela in un mondo violento e spietato. Allo stesso tempo, Joan non nasconde in nessun caso la propria sensibilità e la propria intelligenza, doti che la valorizzeranno in un ambiente lavorativo – quello scientifico – fortemente mascolino e maschilista.
Red Joan: un nuovo modello di eroe
Per quanto l’impianto tecnico-registico del film sia molto classico e non dia una chiave di lettura particolarmente interessante o originale alla storia, la forza di Red Joan è innegabile. La sua maggiore risorsa sta nell’appassionante biografia alla base della finzione diretta da Trevor Nunn – regista teatrale di grande esperienza – e nei temi che essa affronta con straordinaria attualità.
Red Joan farà parte a buon diritto di un (relativamente) nuovo modo di raccontare il femminile come motore primario di atti di eroismo, mai slegato dalla propria identità di genere. Joan non è una donna che nega se stessa per sopravvivere in mondo maschile (che si tratti del laboratorio in cui lavora o della rete di spie con cui ha a che fare), ma una persona che va fino in fondo nella realizzazione di chi è e di ciò in cui crede. Joan è scienziata, madre, politica, amante ed è tutti questi ruoli nella maniera più intensa e coerente possibile. Joan è protagonista invisibile della Storia e, probabilmente, colei che ha salvato il Mondo da un nuovo Olocausto Nucleare.
Attenti a non far passare in sordina un film così elegante, intenso e importante. Raffinato e di cuore, Red Joan è sicuramente un appuntamento interessante per cui apprezza il buon cinema drammatico, fatto di emozioni, princìpi e (sobri) colpi di scena.