The Repairman: recensione
Perché cambiare vita, se puoi aggiustare quella che hai?
Questo lo slogan ed il filo conduttore di The Repairman, primo lungometraggio del regista piemontese trapiantato a Londra Paolo Mitton, un ex ingegnere che, affascinato e al tempo stesso disturbato dalla cultura usa-e-getta che si cela dietro alla tecnologia, ha trovato un alternativo percorso professionale grazie a brevi corsi di cinema frequentati in Spagna, che lo hanno portato ad occuparsi del montaggio ed effetti speciali di grandi produzioni cinematografiche internazionali quali Troy, Harry Potter e La Fabbrica di Cioccolato. Successivamente, Mitton ha ampliato i suoi orizzonti nel settore, approdando dietro alla macchina da presa in alcuni cortometraggi e finalmente in The Repairman, pellicola in cui le imperfezioni umane si rispecchiano nella filosofia del regista riguardo agli oggetti tecnologici: riparare invece di buttare via.
Ecco nascere quindi il personaggio di Scanio Libertetti (interpretato dal preparatissimo Daniele Savoca), stralunato ed incompreso riparatore di provincia, tanto diverso dalle persone che lo circondano da essere costantemente frainteso e scambiato per “irrealizzato” e “triste”; Scanio, in realtà, vede solo la vita da una prospettiva più slow che, se da una parte lo rende poco a suo agio nei rapporti sociali, dall’altra fa di lui un personaggio sicuramente più umano e corretto rispetto a tutti quei conoscenti che lo giudicano costantemente pretendendo di insegnargli a vivere.
A turbare il singolare equilibrio del ragazzo, l’incontro con la bella Helena (Hannah Croft), una dolce sociologa inglese trapiantata per lavoro in Piemonte che, incuriosita dalla personalità di Scanio, lo coinvolgerà in un’improbabile relazione sentimentale. Riuscirà Scanio a rimanere se stesso, facendosi amare per quello che è?
The Repairman ha l’indubbio pregio – ed innovazione – di presentarci un personaggio potenzialmente detestabile o quantomeno irritante da una prospettiva assolutamente neutra ed imparziale; la sua lentezza ed il suo impaccio, a tratti esasperanti, sono però talmente esagerati da provocare nello spettatore (anche grazie alle grandi qualità attoriali di Savoca) ed inizialmente in Helena, un irresistibile istinto di protezione nei confronti di questo ragazzo tanto assurdo quanto indifeso nei confronti di un mondo che viaggia su una frequenza per lui inafferrabile e forse anche incomprensibile.
Aggiustare richiede il suo tempo, un tempo che forse questo mondo non ha più, preso com’è a rincorrere mille obiettivi, professionali e non, popolato da persone impegnate più a coltivare la propria immagine sociale che a rendersi migliori come esseri umani ed in mezzo alle quali Scanio è destinato a sentirsi un emarginato.
Tuttavia, se l’obiettivo del film – come anche la collaborazione con Slow Food dimostrerebbe – è quello di invogliare a vivere slow e al ritmo dello slogan Viva la reparacion! Ogni riparazione è una piccola rivoluzione, resta il dubbio che sia stato centrato, viste le vicissitudini del protagonista, che resta intrappolato nel suo stesso, se pur comprensibile, modo di essere. Le aspettative suscitate potrebbero deludere lo spettatore che, in attesa di una svolta che veda Scanio ed il suo stile di vita compiere questa “rivoluzione”, rischia di perdersi ciò che è davvero interessante di questo film: lo sviluppo di un personaggio atipico ed affascinante, attraverso i cui occhi si ha la possibilità di vedere un mondo nuovo e sicuramente più a misura d’uomo.
The Repairman arriverà nelle sale italiane il 26 febbraio distribuito da Cineama in collaborazione con Slow Cinema. Nel cast anche Paolo Giangrasso, Fabio Marchisio, Irene Ivaldi, Francesca Porrini, Alessandro Federico, Beppe Rosso, Anna Bonasso.