Resina: recensione del film di Renzo Carbonera

Renzo Carbonera dirige Resina, il primo film ad aver applicato il protocollo T-Green. L'opera, con Maria Roveran, Thierry Toscan, Jasmin Mairhofer, Andrea Pennacchi nel cast, è nelle sale dal 31 maggio con Parthenos Distribuzione.

Presentato in anteprima italiana all’ultima edizione del Trento Film Festival, Resina è il primo lungometraggio del regista Renzo Carbonera, in uscita nelle sale il 31 maggio.

Il film è ambientato in un piccolo e isolato paesino di montagna nel quale la giovane violoncellista Maria (Maria Roveran) fa ritorno dopo l’improvvisa morte del fratello. Si rifugia a casa della cognata che è rimasta sola con il figlioletto e ritrova la madre dimessa da poco da una clinica psichiatrica. La situazione economica non è delle migliori a casa e il clima per Maria è inizialmente soffocante. Nell’unico bar del paese la ragazza inizia a frequentare Quirino (Thierry Toscan) che tiene ancora in piedi un coro polifonico del quale faceva parte suo nonno. Un coro ormai strampalato e affidato a pochi discutibili elementi, ma Quirino ha il sogno di partecipare a un fantomatico concorso canoro e chiede aiuto alla giovane musicista. Dopo le prime resistenze, Maria deciderà di accettare la sfida e di dare una svolta sia al coro che alla sua vita, di dare di nuovo una possibilità a sé stessa e alla musica che sembrava averla abbandonata.

Resina: il collante per ritrovare se stessi

La storia è ispirata alle recenti vicende del Coro Polifonico di Ruda, un coro friulano diventato uno dei migliori  cori maschili al mondo, diretto da una musicista, Fabiana Noro, che ha eseguito la colonna sonora del film. Da questo spunto il regista e sceneggiatore Carbonera, insieme ad Alessandro Bandinelli, è partito per raccontare la storia della protagonista Maria, una ragazza evidentemente smarrita, delusa dal mondo della musica, che decide di rifugiarsi nel suo soffocante paesino natale per sfuggire ai suoi problemi, incontrandone inevitabilmente degli altri. I problemi economici della cognata Sara (Jasmin Mairhofer) oppressa dalle rate bancarie per mantenere il terreno da coltivare, unica fonte di sostentamento dopo la morte del marito; la malattia della madre che ha scelto di isolarsi completamente dal mondo e di non parlare più. Per buona parte del film, paradossalmente, la musica è totalmente assente, se si escludono le prove fallimentari del piccolo coro diretto da Quirino. Si esprime in questo modo lo stato d’animo di Maria che ha messo da parte il suo violoncello, che guarda con aria indifferente chiuso nella sua custodia, ma che non si trova nemmeno a suo agio in questa ritrovata realtà di montagna. Un’altra storia che racconta la classica crisi che investe i giovani che non hanno ancora trovato la loro strada e che nella protagonista non viene analizzata fino in fondo: si intuisce qualcosa dalle telefonate che provengono dalla sua “vecchia vita” ma l’animo di Maria sembra impenetrabile.

Resina - Cinematographe.it

Il mondo “antico” che Maria ritrova, in cui ancora si parla il cimbro, una lingua arcaica, sta andando incontro a impercettibili ma significativi cambiamenti climatici e l’unico collante che tiene unita la comunità è la resina del titolo: la musica, il coro. Ed è proprio in questo, come in qualsiasi storia a lieto fine che si rispetti, Maria troverà il senso della sua vita: nel ritorno alle origini, nel fare ciò che ama con passione.

Nella prima esperienza nel cinema di finzione Carbonera alterna alle immagini dello spettacolare panorama di Luserna, dove il film è stato girato, quelle di una società profondamente radicata nelle sue radici. Il ritmo non è sempre coinvolgente, quasi a rispecchiare in pieno lo scandire lento di questa realtà, dilatando ogni azione dei protagonisti e non scavando nella psicologia di questi personaggi che appaiono così poco caratterizzati.

Il Piccolo Mondo Antico di Resina

Resina - Cinematographe.it

Per l’occasione, in virtù di uno dei sottotesti della storia, quello del cambiamento climatico, che sta profondamente influendo sulla vita dell’arco alpino (e non solo), Resina ha avuto il merito di essere stata la prima produzione cinematografica ad applicare il protocollo T-Green, per la riduzione dell’impatto ambientale durante le riprese.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.5