Ricky e Barabba: recensione del film con Renato Pozzetto e Christian De Sica
Ricky e Barabba è un film del 1992 con protagonisti Christian De Sica e Renato Pozzetto. La regia è affidata a De Sica stesso, che ha anche contribuito alla sceneggiatura.
Il film racconta la storia di Riccardo Morandi, detto Ricky (Pozzetto), un miliardario sull’orlo del fallimento. Decide di farla finita, ma viene salvato – totalmente per caso – da Barabba (De Sica) un barbone interessato alla corda che Ricky stava usando per impiccarsi. Barabba vuole una ricompensa per aver salvato la vita al ricco infelice e Ricky lo porta a casa sua per offrirgli da mangiare. Appena arrivati a casa, però, Ricky scopre che la moglie (Francesca Reggiani) vuole lasciarlo a causa dei suoi fallimenti. La donna parte per una vacanza di riflessione, ma Ricky è deciso a riconquistarla. Con l’aiuto di Barabba partirà per un’avventura on the road all’insegna di equivoci e imbarazzi.
Ricky e Barabba: l’ossessione per il denaro
Ricky e Barabba è una pellicola ironica. Il filo conduttore del film è la ricerca della ricchezza e l’importanza che il denaro ha assunto nella nostra società. Troviamo contrapposti due personaggi che, in fondo, si rivelano incredibilmente simili. Da una parte il ricco ed infelice Ricky che risolve tutto, ogni singolo problema, tirando fuori il portafoglio. Dall’altro lato troviamo Barabba, un clochard che desidera sì il denaro, ma che apprezza la vita – apparentemente – per altri motivi, decisamente più nobili: “La vita è una cosa meravigliosa, mica ci stanno soltanto i soldi. Ci stanno i fiori, il sole, il sorriso di un bambino, l’amore, le donne“.
Barabba, insomma, sembrerebbe il simbolo del detto “I soldi non fanno la felicità“, eppure non è così. Il barbone sfrutta il capitale di Ricky fino all’ultimo centesimo. Quando il miliardario si ritrova completamente impoverito, Barabba lo aiuta a recuperare la sua fortuna. Il film intero, insomma, è incentrato sulla ricerca disperata del denaro, la chiave che apre tutte le porte della vita. Persino quella della felicità.
I due protagonisti inseguono un unico grande obiettivo finale: risolvere la propria ossessione per il denaro. E l’unico modo per riuscirci è ottenerlo.
Ricky e Barabba: la sceneggiatura e la regia
L’ironia del film è sottile come un baobab e spesso tende alla volgarità. Un sorriso lo strappa sempre, ma in modo mai troppo convinto. I suoi interpreti sono due simboli della comicità italiana ed è la loro presenza a rattoppare una sceneggiatura per niente impressionante. La storia, infatti, è vista e rivista ed è solamente la peculiarità dei due protagonisti a portare avanti la baracca, seppur con molta, molta fatica. Il romano burino e furbastro di De Sica e il milanese imbruttito di Pozzetto potrebbero essere considerati archetipi della loro comicità e, che si voglia o no, il successo riscosso nel corso degli anni dimostra la loro efficacia.
La regia di De Sica non è particolarmente impressionante, ma neppure da bocciare. È una regia pulita che segue il filo di un discorso senza troppe sorprese. Ad accompagnare la narrazione troviamo una colonna sonora curata da Manuel De Sica (fratello maggiore di Christian) che ricorda vagamente qualche film anni Ottanta. I suoni elettronici forniscono uno sfondo perfetto a quella che vuole definirsi – anche se solo in parte – una commedia on the road. I due protagonisti, infatti, viaggiano e si spostano vivendo una piccola avventura dopo l’altra e inseguendo un grande obbiettivo finale.
Ricky e Barabba rientra di diritto nelle commedie anni Novanta italiane che gli amanti del filone devono assolutamente vedere. Allo stesso tempo, però, davvero non convince i dubbiosi e, anzi, potrebbe essere uno di quei film che tengono gli scettici ben lontani dal genere. È un film senza pretese, ma – di conseguenza – senza grandi risultati.