Ride: recensione del film di Jacopo Rondinelli
Ride è una corsa spericolata in cui action e tecnologia vanno mixandosi, dando vita ad un prodotto innovativo che guarda alla contemporaneità
È una corsa a perdifiato quella a cui ci chiedono di partecipare il regista Jacopo Rondinelli e gli sceneggiatori Fabio Guaglione, Fabio Resinaro – anche produttori e addetti alla direzione artistica del film – e Marco Sani. Una gara, vari livelli da superare e, in cambio, un’esperienza cinematografica che unisce quella tipologia di filmati di sport estremi che oramai invadono la rete ad un racconto più lineare che segue i canoni di quella narrazione classica a cui siamo tutti abituati. Un equilibrio tra videogioco, realtà virtuale e film che crea l’inizio, la spinta per partecipare e l’avvio della sfida di Ride, in cui a vincere non sarà soltanto uno dei protagonisti, ma lo stesso spettatore che avrà voglia di assistere ad uno scontro senza eguali.
La vita non è per nulla facile quando sei un personaggio di YouTube. E non uno qualsiasi, ma un atleta che affronta prove sempre più complesse per raggiungere altri likes sul proprio canale. Kyle (Ludovic Hughes) lo sa bene, in crisi con la compagna che vuole accanto un uomo e un padre più presente per la loro figlia e che non solo non rischi di spezzarsi l’osso del collo ogni giorno, ma riesca anche a portare a casa uno stipendio dignitoso. È per sistemare le cose che Kyle si lascerà convincere dall’amico Max (Lorenzo Richelmy) a partecipare alla gara organizzata dalla Black Babylon, sperando di tagliare il traguardo e tornare a casa con il denaro in palio. Ma questa volta le abilità estreme dei due dovranno spingersi ben oltre l’immaginato…
Ride – Lo show più vecchio del mondo tra videogioco e GoPro
È lo show più vecchio del mondo. Sfidanti che si incontrano su di un terreno di gioco per mostrare ad un pubblico la loro supremazia. È una questione di forza, il combattere per la propria salvezza mentre c’è chi dietro sbava nel seguire la scia di sangue lasciata dai partecipanti. E più il potere interviene, più la voglia di massacro sembra essere pressante, anche quando a scontrarsi sono due bikers che sembrano ricalcare l’ombra dei gladiatori che li hanno preceduti in passato. In una gara in cui sopravvivere è il vero premio, Ride prende dalla consuetudine delle competizioni per imbastirla con una struttura visiva messa in pratica da venti camere GoPro, in un lavoro di grafica che si fa punto di successo del film.
Un’operazione all’apparenza – e nella fattispecie – folle, che cerca nella mescolanza di linguaggi più tradizionali, come quello del cinema, e in quelli più frenetici, provenienti dalla rete, una sola maniera per mostrare una storia, dando un aspetto nuovo alla cornice del film mentre quest’ultimo mantiene al suo interno la comprensione intuitiva del racconto. Se nel contenuto infatti Ride segue abbastanza fedelmente dei tasselli prestabiliti, è nel realizzarli con l’idea estetica del videogioco che trova la sua spinta verso quell’altrove in cui la gara vuole portare lo spettatore, integrata da un montaggio che, nonostante i suoi tanti punti macchina, sa da dove pescare per donare ritmo alla pellicola.
Ride – Thriller, action e dispotia in un mix intrigante e contemporaneo
È così che Ride rispecchia una contemporaneità visuale che restituisce l’ambiente ipertecnologico della società nelle sue diverse variazioni e nei dettagli più insignificanti, mettendo in piedi il mondo d’oggi in cui non siamo più soltanto noi a vedere attraverso uno schermo, ma in cui è lo schermo stesso a vedere e comunicare con noi. Ed è in questo mix di riproduzione tecnologica che va a collidere tutto l’action del film di Rondinelli, in un proseguire di livello in livello fino ad approdare in un incubo che dà una svolta di genere al film e ne offre un’ulteriore e intrigante chiave di lettura.
Se erano primati quelli che andavano a curiosare intorno al monolite kubrickiano di 2001: Odissea nello spazio, sono ora gli uomini – e che uomini Hughes e Richelmy, due attori in grado di competere e sovrastare con la loro recitazione il predominio delle imprese e della tecnologia – ad entrare in contatto con uno smarthphone nero e gigante – per la sua potenza contenutista, non solo per la sua apparenza esteriore – su cui scorre in sequenza la loro vita e da cui Ride trae per mescolare thriller, azione e distopia. Un prodotto innovativo che trova la maniera di fruire senza eccedere nella componente puramente digitale di internet pur rubandone inizialmente la forma per poi lavorarci sopra e creare uno stile distintivo. Una corsa in cui il folclore entra in connessione con l’odierno e dove a trionfare è l’assoluta modernità della fattura. Partecipare alla gara di Ride è un’occasione da consumare in sella all’entusiasmo, sempre che siate pronti a seguire le regole.
Ride è in uscita nelle sale cinematografiche dal 6 settembre con Lucky Red.