Riders: recensione del film di Dominik Mencej
La recensione dell’esordio del regista sloveno Dominik Mencej, presentato in anteprima italiana al 42° Premio Amidei di Gorizia.
Nel ricco programma del 42° Premio Amidei c’è stato spazio anche per qualche interessante anteprima. Tra quelle ospitate dalla storica kermesse un’occhio di riguardo abbiamo voluto rivolgerlo a Riders, la riuscita opera prima del regista e sceneggiatore sloveno Dominik Mencej, presentata in quel di Gorizia in anteprima italiana dopo le fortunate tappe ai festival di Sarajevo e Pechino.
Riders è un road movie su due ruote che ci porta per mano nelle vite di due ventenni sloveni in cerca di libertà alla fine degli anni Novanta
La pellicola ci porta al seguito di Tomaž e Anton due amici e motociclisti “entry-level”, che guidano i loro motorini su e giù per il loro villaggio nella parte nord-orientale della Slovenia. Mentre il primo ha la reputazione di bravo ragazzo e gran lavoratore che ripara macchinari nella sua piccola officina, il secondo invece si mette costantemente nei guai con le figure autoritarie a casa e al lavoro. È la primavera del 1999 quando i ragazzi decidono di trasformare le loro due ruote in chopper e trascorrere un weekend a Lubiana per far visita alla fidanzata di Anton, Tina. Ma come spesso accade le visite a sorpresa non si rivelano mai una buona idea. Lungo la strada però raccolgono una suora in fuga e incontrano il vecchio e saggio motociclista Peter. Così il duo diventa un quartetto e il viaggio di un fine settimana a Lubiana si sposta prima verso la costa, e poi diventa un lungo viaggio fino a Spalato in Croazia e forse anche a Medjugorje, che nei paesi jugoslavi e non solo ha lo status di santuario mariano e luogo miracoloso. Ecco allora che per Tomaž questo lungo e inaspettato viaggio a tappa non programmato si trasforma nell’opportunità per incontrare il primo amore e assaporare una libertà mai provata prima, mentre per Anton rappresenta un’occasione per guardarsi dentro e comprendere la sua rabbia per poi affrontarla.
Riders è un romanzo di formazione on the road che racconta di una rinascita umana, emotiva e sentimentale
Riders si presente come una delicata dramedy on the road su due ruote nel senso letterale del termine, con il viaggio che come da tradizione diventa per chi lo compie motivo di crescita, scoperta di se stessi e ricerca della libertà. Una fuga dal villaggio e dal focolaio domestico, realtà sempre più chiuse e soffocanti, che per i due protagonisti diventa anche occasione di una rinascita umana, emotiva e sentimentale. Per queste tematiche e altre analogie la mente non può non andare con le giuste distanze a Easy Rider, il cui spirito e influenza aleggia sul film di Mencej. Nonostante non si citi mai direttamente il titolo, il cult di Dennis Hopper è onnipresente nell’opera del regista sloveno, che lo usa a sua volta come riferimento per cucire i fili del racconto.
Il film diretto da Dominik Mencej è un delicato Easy Rider in salsa slovena
Del resto quale road movie su due o quattro ruote dal 1969 in poi non ha fatto del capolavoro generazionale di Hopper, nonché simbolo della New Hollywood, un faro e un punto fermo. Per Riders il cult in questione ha rappresentato un un punto di partenza per dare forma e sostanza a un racconto che guarda indietro al recente passato dei Balcani, che come mood farà da cornice alle avventure di Tomaž e Anton, interpretati rispettivamente da Timon Šturbej e Petja Labović. Le performance fisiche ed emozionali dei due protagonisti sono un altro valore aggiunto di un’opera che non ha bisogno di azioni o gesti eclatanti, tantomeno di calcare la mano sugli avvenimenti per arrivare diritto al cuore dello spettatore.
Riders: valutazione e conclusione
Il viaggio senza tempo, fisico ed emozionale, di due ventenni alla ricerca di se stessi alla fine degli anni Novanta in una dramedy on the road su due ruote che accarezza le corde del cuore. Un film che cita e prende a modello il cult di Dennis Hopper, Easy Rider, usandolo come punto di partenza per cucire i fili di un romanzo di formazione che guarda indietro al recente passato dei Balcani. Le interpretazioni dei protagonisti e dei personaggi secondari sono un altro valore aggiunto di un film al quale basta poco per toccare le corde del cuore. Regia essenziale e focalizzata sul percorso dei protagonisti, che può contare anche su una confezione vintage di buona fattura.