Riff Raff: recensione del thriller comedy dal cast stellare, dal TFF42
Riff Raff, diretto da Dito Montiel, è stato presentato fuori concorso al 42º Torino Film Festival segnando così per Montiel il 7º film da regista e il 4º da sceneggiatore. Riff Raff in inglese spesso si usa per indicare un gruppo di persone poco rispettabili, a volte spregevoli, che vivono in stati di degrado sociale e di pericolo. Tutti i personaggi di Riff Raff sono effettivamente in pericolo, la situazione è ad alto rischio, ma la commedia thriller di Montiel va anche oltre. La vicenda unica, folle e irripetibile che vive la famiglia disfunzionale al centro della storia diventa un crocevia di esistenze, situazioni, vite, segreti del passato, ostilità, gelosie e affetti inespressi. Con un legame che, familiare o meno, all’inizio sembra tutt’altro che possibile instaurare. Con un cast stellare, Riff Raff vede protagonisti Ed Harris, Jennifer Coolidge, Miles J. Harvey, Lewis Pullman, Bill Murray, Emanuela Postaccini, Gabrielle Union, Pete Davidson e moltissimi altri.
Riff Raff combina più generi e il risultato è sorprendente
Riff Raff è una commedia thriller scoppiettante e carica di brio, che non esula da una drammaticità di fondo, ma che come obiettivo primario ha sicuramente l’ilarità e le componenti per suscitarla ci sono tutte. Riducendosi alla semplicità cinematografica e alla complessità narrativa dell’ambito familiare: un teenager in crisi esistenziale, che sa tutto di scienza, ma niente di sentimenti, un figlio che ha seguito le orme della criminalità del padre, ma senza successo che e sta per diventare padre a sua volta e la sua compagna che non si lascia sorprendere da nulla; un ex moglie ancora rivale e legata a quella che credeva essere l’unione della vita, per quanto tumultuosa, una donna pronta a tutto per protegge il figlio e all’oscuro del passato del nuovo marito, vecchio gangster a tutti gli effetti, trasformatosi in un padre, futuro nonno e compagno di vita amorevole, del quale fidarsi e del quale non dover mai dubitare.
Un contenuto dall’intenzione drammatica e un materiale dal carattere intimo e sensibile, che Dito Montiel racconta con comicità e allegra. Rendendo il film caotico, vivace, divertente e movimentato. Entusiasmante nei rapporti e intraprendente nelle situazioni. Se quindi predominante è il genere della commedia, sono presenti vere e proprie gag e la struttura è basilare: dialogo e flashback sono i reali veicoli per retroscena e situazioni antecedenti. Questo rende qualche monologo e parte della sceneggiatura a volte didascalica, ma nel quadro del racconto è tollerabile. Anche individuare il reale protagonista della storia non è immediato, tra voice over iniziali, occhi innocenti di chi guarda senza sapere né venire interpellato, e una nuova famiglia che si viene a creare e dove è indubbio chi, per anzianità ed esperienza, sarà colui che si impegnerà a tenere unita. Ma anche questo nulla ha a che vedere con la riuscita del film.
Un prodotto accurato e misurato, ma anche spumeggiante e carico d’energia
Tutte le figure presenti nel film hanno il loro background, vanno ad arricchire un racconto corale, dove il contesto è chiaro e le circostanze asseriscono da subito che per la sospensione dell’incredulità bisognerà andare oltre. Ma se lo scenario è ai limiti dell’inverosimile, le reazioni dei personaggi sono quella verità che spesso manca nei prodotti che trattano temi simili. Riff Raff contrappone all’ambiente criminale, crudo, violento e insensato, quello scintillante e luminoso dell’atmosfera di premura, calore e improvvisa bontà d’animo che si risveglia e origina nel periodo di Natale. Riff Raff si può definire infatti fuori dall’ordinario e anti-tradizionale come film di Natale. Non sono infatti solo dissapori e contrasti ad emergere, tra nuovi matrimoni, ex mogli ingestibili, adolescenti ignari e un bambino in arrivo. A rivelarsi è infatti un passato nella malavita, un realtà che è prima lontana, poi imminente e che alla fine grava e insegue ognuno dei personaggi. Sia chi ha scelto quella via, sia chi ha fatto di tutto per attenersi a principi di correttezza e a canoni d’onesta.
Riff Raff: valutazione e conclusione
Riff Raff è girato con mano sicura, instancabile e zelante nel montaggio, e con ogni personaggio tracciato con garbo e maestria, senza eccedere o esagerare. Con profili ben definiti e credibili, che suscitano la giusta empatia, e con degli straordinari attori a dar loro vita. Da Jennifer Coolidge a Ed Harris, da Lewis Pullman a Pete Davidson, da Gabrielle Union a Bill Murray. Tutti inseriti in eventi e in un intero microcosmo che è assurdo e visionario. Dove si può ridere di tematiche che concernono l’omicidio, la morte, il tradimento, la depressione e la vendetta. E mentre si valuta se conoscenti inconsapevoli siano o meno una minaccia per l’incolumità di chi ucciderebbe senza pietà, Riff Raff cambia direzione, parlando del vero amore, della persona giusta che si può trovare una sola volta nella vita, di quei dettagli che fanno la differenza e del rapporto padre-figlio, con quest’ultimo che alterna amore incondizionato, incessanti difficoltà da risolvere, traumi d’incomprensione e paura di noncuranza. Un qualcosa che appare in netto contrasto con il resto, quando la posta in gioco è la vita e la sopravvivenza. Ma nel corso del film è proprio questa concezione di unicità che diventa inizio e fine, nascita e morte, debutto e ritiro. Trascinando così personaggi e spettatori verso un finale che è inaspettato, frizzante e perché no, anche irriverente.
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