Rimini Rimini: recensione del film con Jerry Calà, Serena Grandi e Paolo Villaggio
A 30 anni esatti dalla sua uscita, celebriamo oggi Rimini Rimini, commedia italiana uscita il 3 marzo del 1987 diretta da Sergio Corbucci. Si tratta di un film a episodi, originariamente concepito per un duplice passaggio televisivo da quasi 3 ore totali, poi successivamente sforbiciato fino ai 114 minuti della versione cinematografica attualmente in commercio in Home Video. Rimini Rimini fa parte del florido filone di commedie vacanziere imperante in Italia a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, poi degenerato in una vera e propria invasione degli attuali cosiddetti cinecocomeri, ovvero pellicole ambientate in location esotiche e basate su una comicità spesso sciatta ed estremamente volgare.
Rimini Rimini punta su un cast zeppo di punti fermi della commedia italiana anni ’80 (Jerry Calà, Paolo Villaggio, Andrea Roncato, Maurizio Micheli) e su due delle donne più desiderate del momento: Serena Grandi e Laura Antonelli. A condire il tutto alcune delle hit dance più in voga dell’epoca (Easy Lady, Vamos a la playa, Touch Me) e l’affascinante cornice di Rimini, indiscussa capitale del divertimento in riviera e centro nevralgico dei vari episodi del film. Rimini Rimini ha riscosso un discreto successo al botteghino, spingendo così alla realizzazione del sequel Rimini Rimini – Un anno dopo, decisamente meno riuscito e con una trama del tutto indipendente da quella del predecessore.
Rimini Rimini: un umorismo grossolano e ingenuo che punta il dito sull’ipocrisia delle istituzioni
Rimini Rimini è la miscela di cinque storie diverse e per larga parte indipendenti fra loro: quella di Gianni Bozzi (Jerry Calà), costretto a ingaggiare una prostituta spacciandola per sua moglie per portare a termine un sostanzioso contratto con un ricco donnaiolo; quella di Noce Bovi (Laura Antonelli), disperata vedova che cerca consolazione dal cabarettista Pino Tricarico (Maurizio Micheli); l’appassionata ricerca di Liliana (Eleonora Brigliadori) di un uomo che soddisfi i suoi gusti per un’avventura in riviera; le tante e forti tentazioni sessuali di Don Andrea (Andrea Roncato); la trascinante passione dell’irreprensibile pretore Ermenegildo Morelli (Paolo Villaggio) per la bomba sexy Lola (Serena Grandi).
Fra inganni, tradimenti e piccanti sorprese, Rimini lascerà un indelebile segno nelle esistenze di tutti i personaggi.
L’appassionata ed effervescente Riviera romagnola, emblema dell’ultima Italia veramente florida e rigogliosa che ci è dato modo di ricordare, è il teatro di una commedia scollacciata e ammiccante, che sfrutta il comune denominatore della sessualità per una decisa, anche se non sempre riuscita, critica alla morale e al costume dell’epoca. Il più grande pregio di Rimini Rimini consiste proprio nel suo coraggioso e genuino modo di porsi verso il bigottismo e l’ipocrisia di aristocrazia e istituzioni politiche e religiose, messe alla berlina da un umorismo grossolano e spesso ingenuo, ma decisamente più pungente della stragrande maggioranza della produzione audiovisiva italiana contemporanea, che risulta sempre più piatta, uniformata e inoffensiva.
Rimini Rimini sconta evidenti limiti in fase di sceneggiatura
Purtroppo, fin dai primi minuti di Rimini Rimini risultano evidenti i grossi limiti in fase di sceneggiatura (realizzata da ben 9 persone!), accentuati da continui tagli e limature per esigenze cinematografiche che ne hanno irrimediabilmente minato il ritmo e la coerenza interna. L’unione in questo caso non fa la forza: l’amalgama di cinque episodi poco consistenti se presi singolarmente dà luogo a una pellicola farraginosa e per buona parte dimenticabile, in cui le due storie migliori (quella di Gianni Bozzi ed Ermenegildo Morelli) risentono pesantemente della scarsa incisività delle altre tre.
Gli spunti migliori della pellicola diventano così la spassosa attrazione sessuale del personaggio di Paolo Villaggio (inevitabilmente ingabbiato in alcuni tormentoni fantozziani) per un’esplosiva Serena Grandi e l’irresistibile carica comica di Jerry Calà, la cui storia si risolve però prematuramente nella prima parte della pellicola, condizionandone il prosieguo. La storia nettamente meno riuscita di tutte, quella con protagonista Eleonora Brigliadori, riserva però un risvolto scabroso e decisamente ardito per una commedia italiana, che ha contribuito a rendere Rimini Rimini un piccolo cult ancora ricordato a 30 anni dalla sua uscita.
Pur con i suoi difetti, Rimini Rimini rappresenta ancora oggi un piacevole tuffo nostalgico in un’epoca unica e irripetibile del nostro Paese
Con l’esclusione dei sopracitati attori, il livello recitativo complessivo della pellicola si rivela decisamente basso, con gli interpreti di supporto (fra gli altri Paolo Bonacelli, Sylva Koscina e Gigi Sammarchi) che si dimostrano spesso nettamente più efficaci dei protagonisti dei vari episodi. La regia di Sergio Corbucci, a causa anche dei già citati tagli, si dimostra decisamente piatta e svogliata, lontana anni luce dai vertici della carriera di un grande artigiano del cinema che ha saputo realizzare alcuni classici del cinema di genere italiano (su tutti i western Django, Il grande silenzio e Il mercenario). I non sempre eccelsi brani che compongono la colonna sonora di Rimini Rimini si rivelano abbastanza funzionali al film, sostenendo con la loro orecchiabilità i momenti più deboli e meno divertenti.
I 30 anni passati dall’uscita del film non hanno intaccato la comicità dei passaggi più riusciti di Rimini Rimini, che sorprendentemente risultano ancora oggi attuali e non del tutto inverosimili. Il tempo passato ha dato però anche maggiore risalto ai limiti tecnici e narrativi di una pellicola lontana sia dagli apici della commedia sexy all’italiana che dal meglio del florido filone comico-demenziale dell’epoca. Con tutti i suoi difetti, Rimini Rimini rappresenta però ancora oggi un piacevole tuffo nostalgico in un’epoca unica e irripetibile del nostro Paese, in cui i problemi politici ed economici potevano ancora essere affrontati con una cena a base di pesce, una chiamata a gettoni a casa, un bagno di sole in riva al mare e un frivolo e spensierato giro in pedalò.