Ritratto di famiglia: recensione del film di Roschdy Zem

Famiglia disfunzionale, caos, menzogne e non detti. Idealmente la rappresentazione della nostra quotidianità, pur avendola nella maggior parte dei casi metabolizzata e accettata. E se un giorno tutto cambiasse? Se qualcuno non riuscendo più a mentire, dicesse tutta la verità e nient'altro che verità anche a costo di far del male alle persone amate? Ne saremmo sorpresi ed entusiasti, oppure feriti? Meglio la gentilezza oppure la crudeltà? Su questo riflette l'ottimo film di Rochdy Zem, Ritratto di famiglia, distribuito in sala da Movies Inspired a partire da giovedì 31 agosto.

Presentato in concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Les Miens, tradotto in Italia come Ritratto di famiglia, è il sesto lungometraggio da regista di Roschdy Zem, distribuito nelle sale cinematografiche nostrane dalla sempre ottima Movies Inspired, a partire da giovedì 31 agosto 2023.

Se è vero che la famiglia, e soltanto la famiglia, a differenza di qualsiasi altro gruppo o nucleo sociale o individuo terzo, è capace di alimentare, provocare ed infine accettare la parte peggiore di noi, così come quella migliore, è altrettanto vero che non sempre quest’ultima possa e debba coincidere con quella più apprezzata e apprezzabile.

A chi la gentilezza, e a chi la crudeltà.

Ritratto di famiglia - Cinematographe.it

In un mondo e in una società che da sempre ci insegnano l’importanza del rispetto, dell’educazione e della gentilezza, risulta immediatamente chiaro quanti di noi possano schierarsi fin da subito dalla parte della prima, evitando di gran lunga e più che volentieri la crudeltà, osservata senza nemmeno approfondirla con sdegno e antipatia dallo sguardo autoriale inaspettatamente lucido di Roschdy Zem.

Eppure, come sempre – o quasi – accade, la verità la si ritrova nel mezzo. Se essere gentili appare come la scelta preferibile, in termini di sana e amorevole condizione sociale, è altrettanto corretto guardare alla crudeltà come legittima arma di difesa, rispetto ad angherie, ingiustizie, gratuite cattiverie, disonestà e tradimenti subiti, al fine di proteggersi da tutte quelle lotte quotidiane talvolta inarrestabili o inavvertite, mettendocela tutta pur di non uscirne demoliti, nello spirito e nel corpo.

Da questa riflessione scaturisce l’ottima narrazione di Ritratto di famiglia.

Scritto dal regista stesso, Roschdy Zem in compagnia della sempre più discussa Maïwenn, qui nei panni di sua moglie, il film racconta una grande famiglia dalle logiche emotive evidentemente disfunzionali che si ritrova suo malgrado a doversi riunire – o quantomeno, a tentare di farlo – a causa del misterioso incidente di Moussa (Sami Bouajila).

Grande lavoratore, uomo buono e silenzioso, nonché padre amorevole e membro familiare considerato da tutte e tutti come un’anima gentile, Moussa, in seguito ad una folle serata in discoteca, cade battendo la testa, subendo alcune bizzarre conseguenze di un grave trauma cranico, tra le quali l’istantanea mutazione da uomo gentile a uomo crudele – o realista? -, capace una volta per tutte di mostrare all’intera famiglia di Moussa, un altro volto di quel membro fino a quel momento considerato come assolutamente inappuntabile e destinato sempre più a divenire ostile e odioso.

“Prima era un vegetale, adesso ha carattere”

Seguendo per certi versi il modello Mucciniano del dramma corale a più voci e volti, strutturato su più dinamiche narrative e sottotrame, Ritratto di famiglia di Rochdy Zem non è tanto alle urla, oppure ai litigi che sceglie di rivolgere il suo interesse autoriale, né tantomeno ai tradimenti e alle scaramucce familiari, inevitabilmente parte della faccenda, piuttosto all’ambivalenza di due concetti: gentilezza e cattiveria.

Ambivalenza che è ad ogni modo parte di un discorso tematico e narrativo concentrato sul binomio amore e malattia, che se inizialmente sembrerebbe condurre il film verso il dramma, attraverso un capovolgimento intelligentemente ironico, colto e sorprendente, finisce per risolverlo nella commedia caustica, quella più spietatamente lucida, realista e derisoria nei confronti di una certa classe borghese che nel seguire i soldi, fa a pezzi la famiglia, nonostante i legami, le verità e i non detti.

Ritratto di famiglia: valutazione e conclusione

Il sesto lungometraggio alla regia di Rochdy Zem, fin dalle primissime inquadrature e battute di dialogo non può che sorprendere e convincere per maturità e qualità di un’idea di cinema che nata nel 2006, con il ben più dimenticabile Mauvaise foi, si rivela sempre più destinata ad una crescita tematica ed incisiva tale da raggiungere il suo culmine proprio con il film in questione, Ritratto di famiglia, forte di una lunga serie di ottime interpretazioni, tra le quali spicca quella dell’amabile/destabile Moussa di Sami Bouajila.

Tra surrealismo magico e crudo realismo di una quotidianità in qualche modo documentaristica sulla grande famiglia borghese dell’oggi, Ritratto di famiglia, il cui pregio più grande risiede proprio nella sua capacità di scandagliare l’animo umano e indagarne la realtà più concreta e basilare dei rapporti tra individui, conquista e diverte, mostrando come spesso la gentilezza non possa che condurre un uomo alla sua stessa fine, al contrario della crudeltà, un’arma decisamente più affilata e scomoda, e forse per questo necessaria alla sopravvivenza di ciascuno di noi, tanto nella società, quanto nella famiglia.

Sui legami tra fratelli, e ancora tra padri e figli. Ritratto di famiglia è uno dei migliori esempi di cinema francese degli ultimi anni.

Distribuito da Movies Inspired, il film di Rochdy Zem è al cinema a partire da giovedì 31 agosto 2023.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2