Road 47: recensione
“È per renderti orgoglioso che sono partito militare”. Dal Brasile in Italia, con un minimo addestramento, al freddo a loro sconosciuto, mandati a combattere una guerra che non li riguardava. Circa dodici mila uomini hanno lottato, sul finire della seconda Guerra Mondiale, per salvare gli italiani, ma solo pochi di noi conoscono la loro storia. Sono stati mandati a combattere lungo la Linea Gotica, a disinnescare le mine lungo la via. Erano gli uomini, giovanissimi, della Feb brasiliana.
Terzo lungometraggio per Vincente Ferraz. Un film straniero, ma ambientato in Italia. La diversità sta nella vicenda portata sul grande schermo. Una pagina della storia del nostro Paese. Il film Road 47 colma una lacuna storica imperdonabile. Onorare la propria patria, essere eroi, sopravvivere, avere paura della morte, di restare invalido, “meglio non pensare”. È questo l’animo dei cinque soldati brasiliani. Uomini costretti ad allontanarsi dalle loro case e famiglie per combattere una guerra per la quale non avevano colpa.
È il dicembre 1944 e un gruppo della Forza di Spedizione brasiliana deve neutralizzare uno dei numerosi campi minati dai tedeschi. Comincia così un viaggio in mezzo alla neve, in cui i cinque uomini incontrano un italiano e aiutano un tedesco in fin di vita. Road 47 è un film di guerra, sulla partecipazione dei soldati brasiliani che hanno salvato l’Italia. La storia dell’unico esercito latino-americano che ha affiancato gli alleati nel percorso di liberazione.
L’italiano è interpretato da Sergio Rubini che ha commentato così il suo personaggio: “probabilmente Giovanni è l’occhio del pubblico… cioè chi guarda questi brasiliani e dice ‘ma questi saranno mai capaci’, ‘non ce la faranno mai’, ‘non è così che si fa’. Giovanni è l’occhio che guarda critico, disincantato, però alla fine capisce che in fondo questi signori, questi ragazzi, erano migliori di come lui se li era immaginati. Lui si era fatto una certa idea perché pensava che per essere bravi soldati bisognava essere fatti in un certo modo e vederli così ‘ammaccati’ lo porta a credere che loro non siano in grado di fare nulla. Poi si ricrederà. È un bel personaggio”.
Road 47 è un film storico, vero. Un film-documento che serve a conoscere quanto a ricordare. A questo tipo di lavori è difficile muovere delle critiche. Se non fosse che in due ore di proiezione per la maggior parte del tempo si ripete la stessa scena. Vista la tematica importante, accompagnata da un’ottima regia e fotografia, si può andare oltre. In Italia purtroppo ci hanno abituati a vedere un film di guerra ogni due o tre mesi e davanti a questi la meraviglia, il colpo allo stomaco non si provano più. Allo scorrere dei titoli di coda un solo pensiero a Torneranno i Prati di Olmi, eppure questa è la storia di “quando il Brasile liberò l’Italia”.