Robin Hood – L’origine della leggenda: recensione del film

Un film che stenta a capire la propria identità, risultando a tratti irritante, nonostante la regia di Otto Buthurst regali bei momenti. Unica vera nota di merito va alla fotografia di George Steel.

Dopo quella firmata da Ridley Scott nel 2010, dopo quella melò e pop con Kevin Costner del 1991 o quella dissacrante e spassosissima di Mel Brooks del 1993, ora al cinema arriva il Robin Hood in versione post-moderna, politicizzata e rockeggiante (ma sempre in stile new british era) di Otto Buthurst, già regista di Peaky Blinders e soprattutto di Black Mirror.
Basato su una sceneggiatura a quattro mani di Ben Chandler e David James Kell, il film di Buthurst fin da subito rimaneggia e modifica in modo alquanto personale l’iter narrativo che da decenni è noto al pubblico, inserendo al suo interno elementi che si collegano in modo alquanto palese alla profonda crisi geo-politica, culturale, sociale e di valori dell’Occidente dei nostri giorni.
Il tutto all’interno di un un percorso estetico e concettuale ibrido, dove antico e moderno si fondono, creando un mondo dove si ode in modo persistente l’eco del fantasy, del post-apocalittico, del mondo dei comics.

Robin Hood – L’origine della leggenda: un risultato incerto per il film con Taron Egerton

Tutto viene fatto partire dal castello dove vive il giovane e spensierato Robin di Locksley (Taron Egerton) assieme all’amatissima Marian (Eve Hewson), appena fuori Nottingham.
Ma la Guerra Santa incombe, e il malvagio Sceriffo di Nottingham (Ben Mendelsohn) costringe il giovane nobile ad arruolarsi e a partire per servire sotto le armi contro gli arabi, in una guerra sanguinosa e barbara.
Qui sarà testimone di orrori indicibili e farà la conoscenza dell’enigmatico e ribelle Little John (Jamie Foxx), che al ritorno in patria lo convincerà a battersi contro lo Sceriffo e contro quanti hanno approfittato della guerra per accumulare ricchezze e potere.
Ma il percorso è irto di ostacoli, il nemico pronto a tutto e per Robin Hood non sarà facile districarsi tra frecce, cospirazioni e una città disperata.

Robin Hood - L'origine della leggenda Cinematographe.it

Il film di Bathurst è il secondo in pochi anni che cerca di narrarci la vicenda di Robin Hood, e lo fa collegandosi in modo assolutamente chiaro, dal punto di vista visivo e narrativo (ma molto più il primo del secondo) al King Arthur di Guy Ritchie.

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Stesso montaggio adrenalinico, stessa fusione tra modernità e passato a livello di personaggi ed estetica, stessi rimandi alla realtà politica del XXI secolo e stesso risultato misero, sconclusionato e a dir poco incerto.
Si, perché questo Robin Hood – L’origine della leggenda, al netto del coraggio del regista e delle ambizioni della sceneggiatura, non è semplicemente un brutto film, ma innanzitutto un film che troppo presume e pretende da se stesso, che fa il passo più lungo della gamba e che conferma quanto si era già capito con il pessimo tentativo di Ritchie: non tutto può essere modernizzato, non tutte le storie sono modificabili e a volte il classicismo è di gran lunga preferibile ad una sterile sperimentazione.

Robin Hood – L’origine della leggenda pretende troppo da se stesso

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Robin Hood – L’origine della leggenda ha infatti il grosso difetto di essere alquanto tronfio, retorico, assolutamente non definito nello stile, nel tono. Non è drammatico, non è divertente, non è pauroso, non è neppure un film cappa e spada. Sa solo quello che non è.

Le trovate narrative uniscono in modo sconclusionato e assolutamente non convincente la guerra al terrore, la deriva xenofoba e razzista dei nostri giorni, la pedofilia ecclesiastica, il tema della rappresentanza politica, della cesura tra massa ed elite e chi più ne ha più ne metta. Il tutto senza rispettare minimamente la storia originale, deformandola ad un livello tale che non si riesce neppure più a capire chi siano i vari personaggi, cosa rappresentino, il perché delle loro azioni, le cui motivazioni sono talvolta talmente pretestuose e labili da diventare quasi irritanti. Come irritanti sono gli stessi attori, a partire da un Jamie Foxx francamente fuori parte in modo quasi comico e che viene schiacciato da una sceneggiatura che lo rende parodia di quel Morgan Freeman che fu una delle trovate vincenti del film del 1991.

Egerton ci prova, ma davvero il confronto non con i Kevin Costner, Douglas Fairbanks, Sean Connery e Errol Flynn, ma anche solo con l’appesantito e poco ispirato Russell Crowe del 2010 o il noioso Patrick Bergin appare fuori portata.
Egerton non è semplicemente adatto, non ha il fisico, il viso e neppure l’espressività e l’energia che si richiedono da sempre al Principe dei Ladri. E il continuo cercare di farlo assomigliare al fantastico Zorro di Banderas non fa che renderlo ancora più insopportabile, visto che dell’attore spagnolo non ha classe, talento e sensualità.

Robin Hood – L’origine della leggenda: attori irritanti ma una fotografia degna di nota

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La Hewson ci prova, come pure Tim Minchin (Frate Tuck), ma l’unico che sembra davvero convincente, nell’ennesimo ruolo di cattivo vanitoso, vanaglorioso ma infine forse manco troppo cattivo è Ben Mendelsohn, dal momento che il suo personaggio è graziosamente familiare, ma anche radicalmente diverso, da quelli che ha già interpretato in Ready Player One o Rogue One.
Bella la fotografia di George Steel, sprecata verrebbe da dire, mentre assolutamente dissennate e senza costrutto appaiono le scenografie di Jean-Vincent Puzos ed i costumi di Julian Day, mentre è oggettivamente di grande livello la colonna sonora di Joseph Trapanese.

A livello di regia Robin Hood – L’origine della leggenda regala bei momenti, mostra le doti e l’innegabile talento concettuale ed estetico di Bathurst, che però si perde ogni due minuti per strada, non riesce ad indovinare il ritmo e l’atmosfera, sublima i difetti di una sceneggiatura davvero sconclusionata e insufficiente sotto ogni aspetto. A tratti assomiglia ad una versione ingigantita di certi telefilm trash e un po’ cafoni per teenagers degli anni ’90. Si spera che nell’annunciato sequel qualcosa cambi, ma certo per Bathurst servirà un miracolo.

Robin Hood – L’origine della leggenda è al cinema dal 22 novembre 2018 con Leone Film Group, Rai Cinema e Summit Entertainment.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 3.5
Emozione - 1.5

2.3