RomaFF11 – Land of The Little People: recensione del film di Yaniv Berman

In selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma arriva Land of The Little People film del regista israeliano Yaniv Berman, realizzato principalmente grazie ad un’azione di crow-funding.

Land of The Little People: la storia di una generazione spezzata dalla guerra

Nella Periferia di Israele un gruppo di ragazzini passa le giornate cacciando animali da “sacrificare” ad un presunto mostro che abita il fondo di un pozzo abbandonato all’interno di una base in disuso. Il loro mondo verrà sconvolto dall’arrivo di due disertori che cercano rifugio proprio all’interno del rudere.

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In un paese spezzato dove l’infanzia è un lusso e i giochi assumono i connotati di una guerra, i quattro ragazzini iniziano a covare rancore per quelli che ritengono una coppia di traditori.

Land of The Little People è un film crudo ambientato in una war zone, nella pellicola la vera guerra non si vede se non attraverso riferimenti simbolici ma si sente attraverso l’opprimente cappa di un popolo pronto ad esplodere e i quattro piccoli protagonisti ne sono l’esempio perfetto.

Cresciuti in una periferia in cui la morte è una compagna di giochi vivono questi quattro “bambini” sempre sporchi e arrabbiati all’ombra di case identiche e madri distratte costantemente davanti al notiziario incapaci di vedere o di voler vedere quello che si cela nelle loro perfette villette.

Una pellicola cruda che colpisce sia il cuore che lo stomaco

Una pellicola cruda e senza mezzi termini che ci presenta la corazza che già in giovane età la gente di Israele è costretta ad indossare. Dialoghi scarni a favore di un alto stile recitativo sopratutto dei più piccoli che grazie ai silenzi, sguardi vuoti e gesti meccanici trasmettono il buio e il dolore che covano dentro.

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Sarà proprio l’arrivo dei due disertori a trasformare quello che sembra un teen movie in una discesa nell’animo umano, perché se la violenza che si genere all’interno della pellicola è ad un certo punto insensata rispecchia una guerra che come ogni conflitto non ha senso di essere portato avanti.

Un’opera che trasmette l’opprimente aridità di una terra e del suo popolo

Land of The Little People è prima di tutto un’opera di tecnica in cui Breman riesce attraverso campi lunghi e primi piani a trasmettere l’opprimente aridità di una terra che sembra dimenticata dal resto del mondo ma che il suo popolo ama fino al sacrificio estremo. Se inizialmente il film sembra raccontare di un futuro post-apocalittico in cui la sopravvivenza è nelle mani dei ragazzi dopo pochi minuti ci ritroviamo in un reale presente che forse spaventa più di qualunque horror.

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Ma non solo stile registico, Land of The Little People regge tutto sulla bravura dei suoi piccolo protagonisti che nonostante la giovane età riescono a mettere a fuoco la tragedia del loro futuro (o presente) grazie ad una recitazione che tocca dei livelli altissimi, ne è esempio lampante l’unica ragazza del gruppo Tali (interpretata magnificamente da Michel Pruzansky) che nella primissima scena del film uccide un piccolo roditore con una freddezza da killer, gli occhi vacui e l’espressione di chi ne sa molto di più della sua età.

Land of The Little People non si può definire un capolavoro visto che ad un certo punto “dimentica” di definire i suoi obiettivi politici, nonostante questo però rimane un lavoro crudo e di difficile digestione ma che non dimentica di colpire al cuore lo spettatore.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Recitazione - 4
Emozione - 4.5

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