Ronaldo: recensione del film sulla leggenda vivente del calcio
Ronaldo: la vita e la carriera di una leggenda vivente del calcio
Più di una rete a partita di media nel corso degli oltre 300 match disputati con la gloriosa maglia del Real Madrid. Più di 500 goal totali in carriera. Tre volte Pallone d’oro e quattro volte Scarpa d’Oro. Due Champions League conquistate in carriera e una miriade di altri trofei di squadra e individuali. Numeri spaventosi (e in continuo aggiornamento) che comunque non rendono giustizia alla carriera di Cristiano Ronaldo, il fuoriclasse del Real Madrid a cui è dedicato questo documentario di Anthony Wonka, già al cinema e disponibile da oggi in DVD, Blu-Ray e Digital download.
Girato nell’arco di 14 mesi fra il 2013 e il 2015, periodo nel quale l’asso portoghese ha conquistato il secondo e il terzo Pallone d’oro e ha disputato un deludente Campionato mondiale di calcio 2014, il documentario si prefigge l’ambizioso obiettivo di raccontare l’uomo che si cela dietro la leggenda, i suoi pensieri, le sue paure e le sue aspirazioni. Purtroppo, è bene dirlo fin da subito, questo obiettivo non è stato raggiunto.
Dai creatori di Amy e Senna, riusciti documentari su figure di spicco di musica e sport tragicamente scomparse, ci saremmo aspettati un racconto più coeso e approfondito e una maggiore introspezione sulla vita del campione portoghese. Il ritratto che ci viene fornito è quello di un uomo determinato a raggiungere la vetta e a rimanerci con abnegazione, sacrificio e duro lavoro, che lo portano a condurre una vita più morigerata di quanto si potrebbe pensare, prevalentemente in compagnia del figlio Cristiano Jr. e della madre Maria Dolores. Ciò che manca è però la voglia di inserire la descrizione della personalità di Cristiano Ronaldo in un discorso più ampio che ci porti a capire chi è realmente l’uomo, da dove viene e dove sta andando.
Un confuso collage di frammenti della vita di un campione
A differenza di quanto fatto per esempio dal grandissimo Federico Buffa in uno speciale sullo stesso campione portoghese, manca del tutto il pathos nel racconto di una carriera tanto memorabile, da cui si sarebbero potuti trarre diversi spunti di riflessione. Assistiamo infatti a una serie di sequenze sulla vita del fuoriclasse del Real Madrid lontano dai campi di gioco, incentrate soprattutto sul rapporto col figlio, per cui Cristiano Ronaldo ha ottenuto dalla madre la custodia esclusiva: rapporto di per sé interessante, ma reso su schermo in maniera forzata e ridondante.
Ampio spazio viene dedicato anche alla madre di Cristiano, che lo segue in ogni aspetto della sua vita, al ricordo del padre José Dinis Aveiro, morto di cirrosi 10 anni fa, e al suo procuratore Jorge Mendes, personaggio istrionico e noto nell’ambiente del calcio per curare gli interessi di altri campioni, fra cui Thiago Silva, James Rodríguez e José Mourinho. Il grande risalto dedicato alle persone che gli ruotano intorno e non è però supportato da un’analoga attenzione alla figura del campione, che paradossalmente risulta il grande assente della pellicola.
La descrizione del cammino che ha portato l’asso portoghese dall’essere un talentuoso ragazzino al diventare il punto di riferimento del Real Madrid è superficiale e ridotta a pochi minuti di pellicola, nonostante nel mezzo ci sia stata una parentesi fondamentale per la crescita del giocatore come il periodo al Manchester United sotto la guida di Alex Ferguson, che invece viene liquidato abbastanza sommariamente. Le immagini delle imprese sul campo di Cristiano sono ridotte al minimo sindacale, mentre sono completamente assenti interviste a compagni e allenatori importanti nella carriera del giocatore. Anche il rapporto con l’eterno rivale Lionel Messi, costantemente in lotta con il portoghese per la palma di migliore calciatore in circolazione, è soltanto abbozzato e affidato a scene isolate come quella dell’incontro fra i due prima della consegna a Cristiano Ronaldo del suo terzo Pallone d’oro, non a caso una delle migliori del film.
Il regista Anthony Wonka non riesce mai a mantenere la giusta distanza e la necessaria discrezione nei confronti della vita del portoghese, al punto che si ha costantemente la sensazione di assistere a qualcosa di studiato a tavolino: una specie di gigantesco spot pubblicitario sui valori dell’uomo Cristiano Ronaldo, che ottiene però l’effetto contrario, restituendo allo spettatore un ritratto freddo e amorfo, che impedisce di provare empatia per le vicende dell’asso portoghese. Fallimentare inoltre la scelta di dare per scontati diversi passaggi della vita e della carriera del protagonista, rendendo di fatto estremamente difficile la comprensione del documentario agli spettatori privi di informazioni pregresse su questo straordinario campione.
Nonostante le ottime premesse e l’ampio risalto mediatico dato all’operazione, Ronaldo si rivela un tentativo fallito di raccontare l’uomo dietro al campione, di cui lo spettatore non apprende niente di più di quanto già sappia. Dopo tante reti realizzate nelle porte avversarie, per Cristiano Ronaldo arriva un clamoroso autogol, che nulla toglie alla sua fantastica carriera, ma che a conti fatti risulta un’occasione sprecata per avvicinarlo ancora di più al cuore dei suoi fan in tutto il mondo.