RomaFF10 – Room: recensione
Jack è nato nella Stanza (Room). Stanza contiene lui e la sua mamma. Ci sono poi Lucernario, Armadio, Letto, Tavolo. Quelle cose esistono. Sono reali. Lui è reale. Anche la sua mamma è reale. Reale è Old Nick che ogni sera viene a trovarli. Ma non va a trovare lui. Va a trovare la sua mamma. Perchè Old Nick tiene imprigionata la sua mamma e ogni sera abusa di lei. La mamma vuole scappare. Dice che fuori non c’è lo Spazio, lo Spazio è più lontano. Fuori c’è il mondo ed è lì che la mamma vuole portare Jack.
Room: struggente, dolce ed estremamente impressionante
Presentato alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma, Room del regista Lenny Abrahamson è il toccante dramma famigliare basato sull’omonimo romanzo della scrittrice Emma Donoghue, presente come sceneggiatrice nella realizzazione del film. Commovente ed emozionante, la piccola stanza dove Jack e la sua mamma sono rinchiusi diventa universo parallelo di un mondo inesplorato dal piccolo bambino di cinque anni, sveglio ed intelligente seppur cresciuto in un ambiente di prigionia reso ospitale dall’affetto di una madre che poteva donargli solo tutto il suo amore.
Impossibilitato dal credere che il mare, come i mostri, possano essere veri poiché troppo grandi per le ristrette dimensioni delle quattro pareti della loro stanza, l’unico specchio su quello che Jack scopre essere il “fuori” è una piccola finestrella sul soffitto dalla quale ammirare il cielo, minuscolo quadrato di un manto molto più vasto così lontano dalla vita che il piccolo conosce. E poi gli alberi, le foglie, le macchine, persino le persone. Una distorsione della realtà necessaria per la crescita di un bambino costretto all’isolamento, che sarà presto spezzata dalla voglia di sopravvivenza di una giovane madre rapita e maltrattata.
È uscendo dalla loro cella che Jack verrà al mondo una seconda volta, gli occhi inesperti di chi deve imparare a vivere un nuovo universo: stesso pianeta, posto diverso, che si muove, gira, va veloce, non si ferma. Imparando a salire le scale; che non esistono cani solo immaginari e che le persone non sono tutte colorate e piatte come quelle della televisione, crederà col tempo a ciò che il “fuori” ha da donare, aiutando una madre rimasta per troppo tempo intrappolata per poter godere appieno della serenità di una libertà meritata.
Diventando l’uno la forza dell’altro, riprendere il contatto con la realtà sarà l’ostacolo di chi è riuscito a guardare oltre il muro che li tratteneva per cominciare insieme una vita che finalmente può essere definita vera.
Struggente, dolce nella sua componente drammatica ed estremamente impressionante, Room vive degli occhi di un bambino che per la prima volta vede il mondo nella sua meravigliosa complessità, il dolore risolto nell’emancipazione da un regime di taciuto terrore che riesce ad uscire dal quadrato di una stanza che risulta veramente piccola solo dopo il confronto con l’esterno. La verità di spazi aperti toglie all’immaginazione il potere di surclassare una terra in cui trovare più meraviglie di quante se ne possano anche solo sognare, una libertà che diventa vita da dover fronteggiare.
Con interpretazioni memorabili (Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, William H. Macy) e l’accompagnamento delle coinvolgenti musiche di Stephen Rennicks, da una stanza al mondo con l’ottimo Room, che saprà far guardare alla realtà con una nuova e più sentita sensibilità.