Rosalie: recensione del film francese di Stephanie Di Giusto
Rosalie, il nuovo film della regista francese Stephanie Di Giusto, con una straordinaria NadiaTereszkiewicz, è al cinema dal 30 maggio 2024.
Presentato in concorso allo scorso festival di Cannes 2023, nella sezione Un Certain Regard, Rosalie è il secondo lungometraggio della regista e sceneggiatrice francese Stephanie Di Giusto e l’ennesima straordinaria prova dell’attrice Nadia Tereszkiewicz. Vincitrice nel 2023 del Premio César come Migliore promessa femminile per il film Forever Young – Les Amandiers, accanto a Nadia Tereszkiewicz, l’attore francese Benoît Magimel, anche lui forte di un interpretazione davvero memorabile. Entrambi, sospesi tra amore e disperazione e vicinanza e rabbia, sono il cuore pulsante del film. In uscita nei cinema il 30 maggio 2023 distribuito da Wanted Cinema Rosalie è un ottimo prodotto, completo, coerente e appassionante in ogni suo aspetto.
Rosalie: quando non si è conformi a quei canoni prestabiliti
La peculiarità di Rosalie è stata per anni il suo più grande difetto. E quando si ritrova da sola, lasciata dal padre a vivere la propria vita, condividendola con l’uomo al quale va in sposa, il suo segreto rischia di essere scoperto. Il corpo di Rosalie è ricoperto da peli ed è riuscita, anche con l’aiuto del padre, a tenerlo sempre nascosto. L’impatto, che in Rosalie non è solo visivo, deve la sua riuscita a chi di Rosalie ha il volto. Perché Nadia Tereszkiewicz in questo ruolo è magnetica e ipnotica, capace di trasmettere solo con gli occhi tutti i tormenti e le esigenze di un animo perennemente inquieto. Rosalie è un continuo gioco di luci e ombre, di dramma e romanticismo, di vittoria e sconfitta, ma è anche portatore di una forza, di un’energia e di un coinvolgimento che sin dalla prima inquadratura trasporta lo spettatore in un mondo tanto realistico quanto a tratti fiabesco e surreale.
Se nella Francia di Rosalie le donne potevano puntare solo sul proprio aspetto fisico, sulla dote che possedevano o sul proprio sociale tra matrimoni combinati, unioni politiche ed esistenze sui quali non si aveva alcun potere, Rosalie crede di non avere neanche questo. La dote non basta a far inorridire l’uomo che la sposa senza conoscerla e che, a scoprire la sua “diversità”, si sente ingannato e tradito. Ma è poi lui stesso, che nel rapporto con Rosalie, cambia e si rende conto dei profondi sentimenti che sorpassano e sovrastano tutto ciò che si considerava normale, corretto e, soprattutto, presentabile. A livello strutturale Rosalie è sia classico che simile a quei film in costume intrisi di modernità, attraverso piccoli accorgimenti che stupiscono lo spettatore. Non solo per la tematica attuale che, sottilmente, si percepisce fino a palesarsi nella seconda metà, ma anche per la scelta di lavorare di sottrazione.
Una protagonista che investe l’intero assetto narrativo
Se Rosalie riesce a farsi amare e a farsi trattare come qualsiasi altra donna, fino a diventare una figura coraggiosa e unica, al primo tentennamento e difficoltà, proprio essendo donna e avendo una peculiarità per tanto tempo temuta, subito il sostegno si trasforma in ostilità. Alle relazioni interpersonali conquistate fa spazio la solitudine un’accettazione di sé che non esula dall’essere ricercata anche dagli altri. Ciò che colpisce di Rosalie è quindi come l’arco di trasformazione interessi anche gli altri personaggi. Lei è la prima a mostrarsi per come è realmente, con quello che da bambina, adolescente e giovane donna, ha visto come un difetto, cresciuta da un padre che la obbligava ad abiti coprenti e a rasarsi il viso prima di mostrarsi in pubblico. Rosalie è così il centro del film, della storia e del cambiamento, quello presentato nel piccolo e nel particolare: primo punto d’arrivo di un percorso intrapreso con tenacia e convinzione. Prima da lei, e poi dagli altri.
Rosalie: valutazione e conclusione
Rosalie è una favola contemporanea dai temi universali. Dall’emancipazione all’autodeterminazione, attraverso la concezione di amore, sensualità, dolcezza e legame affettivo, il film di Stéphanie Di Giusto è una storia al femminile dove le figure maschili vivono e crescono attorno a quella della protagonista, nella loro capacità di guardare e sentire oltre le apparenze. Perché che il viso dell’attrice Nadia Tereszikievicz sia o no coperto da quella barba che per anni ha nascosto, diventa, nel corso del film, un presupposto per rendere la sua battaglia l’emblema di una lotta ancora più grande e che ancora oggi si combatte. Sorprendente e d’effetto in ciò che racconta, con un ritmo che si carica d’intensità e dinamismo nella seconda parte, Rosalie è estremamente delicato nella messa in scena, nella regia che negli sguardi e negli occhi dei personaggi permette di leggere e mostrare quella sensibilità e umanità che fa parte di Rosalie, e che diventa poi presa di coscienza e di amore per chi le sta intorno.