Rush: recensione del film con Chris Hemsworth
Rush di Ron Howard è consapevole di riuscire a giostrare una narrazione avvincente che descrive la rivalità tra James Hunt (Chris Hemsworth) e Niki Lauda.
Rush, per la regia di Ron Howard, può contare su un cast ottimamente selezionato e una messinscena riccamente dettagliata. Disponibile su Netflix, si concentra sulla rivalità storica fra due piloti di Formula 1 carismatici e disposti a tutto pur di gareggiare e raggiungere il podio nei Gran Premi: James Hunt (Chris Hemsworth) e Niki Lauda (Daniel Brühl). Rivali sulla pista e nella vita privata, sono due uomini impegnati in una sfida verso un loro punto di rottura, fisico e psicologico, dove non esiste alcuna scorciatoia per aggiudicarsi il primo posto e non sono ammessi errori fatali.
Rush: andare incontro alla morte è un motivo per dare il massimo nelle corse
Si analizzano due caratteri forti, determinati, pronti a mettersi in gioco per eccellere nelle corse. Chris Hemsworth e Daniel Brühl ritraggono perfettamente le loro controparti reali, con vizi, abilità e tratti oscuri che non possono sfuggire all’occhio della cinepresa. Messi a nudo e con un particolare interesse per la morte nelle sue forme più insidiose, Hunt e Lauda continuano a competere per ingannare una sorte avversa che potrebbe scombinare il corso della loro carriera. La pellicola riesce brillantemente ad individuare il punto cruciale delle loro esistenze, l’anima che risiede nel rischio e nel piacere viscerale del motore rombante che può abbattere ogni limite strutturale.
Dai primi incontri nella Formula 3 all’evento più agghiacciante della storia dei Gran Premi, l’incidente di Niki Lauda nel 1° Agosto del 1976, Rush si interessa a prendere in custodia i due protagonisti assoluti per poi scavare nelle motivazioni che fanno leva sul loro istinto di sopravvivenza. Ottima la gestione della sceneggiatura, a cura di Peter Morgan, che tiene in conto i due distinti punti di vista senza adottare nessuna considerazione personale. Si assiste alla preparazione mentale di due leggende dello sport mondiale, per aumentare il grado di empatia e percepire la tensione insostenibile nelle corse più estreme.
Due poli opposti che si attraggono, un’unione legata dalla competizione
Un plauso è da dedicare alle interpretazioni di spicco: sono stati cautamente ingaggiati due attori sulla cresta dell’onda, che non temono l’insuccesso della pellicola e portano sulle loro spalle il pruriginoso carico emozionale. Hemsworth e Brühl sono legati a doppio filo dall’energia trasmessa da Ron Howard, fuori e dentro il set. Rush è un film che non conosce pause, non si ferma mai: la corsa che alimenta i due interpreti si espande su tutto il girato e diventa un’esperienza audiovisiva martellante sul fronte sonoro.
Il rombo dei motori e la sete di vittoria sono spunti di base vincenti per elaborare un percorso tortuoso, calcolato minuziosamente nel mettere in difficoltà Hunt e Lauda. La rivalità si fa sempre più accesa, ma il rapporto acquista più spessore. La narrazione ci prepara una salita e una discesa ripida; nella salita troviamo un’alternanza ossessiva fra due modi di vedere e gustare una gara, con Lauda metodico ed estremamente organizzato e Hunt sprezzante nei confronti del pericolo, e si cade in picchiata quando le piste si bagnano e le auto non possono trattenere l’infuocata competizione che intercorre tra i primi classificati.
Ron Howard prende il posto dei piloti di Formula 1, con mirabili risultati
Nel rendere al meglio le sequenze più adrenaliniche, Ron Howard evita di riprendere a tutto campo e si infiltra negli abitacoli dei due piloti. Ogni cambio di marcia, curva stretta e presa di posizione viene immortalata da una cinepresa energica, che non ha timore di sporcarsi le mani. Davvero encomiabile la parentesi riservata al Gran Premio di Germania nel ’76. Il protagonista è un circuito di estrema pericolosità, il Nürburgring Nordshleife: viene fotografato come un terzo rivale pronto a sbaragliare le fervide intenzioni dei piloti più temerari. Grandiosa è la messinscena impostata, con una palette cromatica volutamente debole e non accomodante per gli interpreti primari.
La pioggia e il maltempo condizionano molto lo spirito dei gareggianti, e Howard non perde occasione per farcelo presente. Nel trasferire emozioni palpabili in condizioni atmosferiche avverse, Rush è un’autentica rivelazione che concentra gli sforzi sul dinamismo e sulla resa visiva. Quando non viene concesso l’attimo di respiro, sia per i due protagonisti che per il pubblico da casa, allora tutto ciò che resta da fare è premere l’acceleratore al massimo e condurre i piloti verso le ultime gare del Gran Premio, dove andranno a ristabilire gli equilibri della loro bussola morale.