S.O.S. Natale: recensione del film di Christopher Smith
S.O.S. Natale si inserisce nel florido filone dei film natalizi utilizzando un canovaccio ampiamente consolidato
S.O.S. Natale è un film del 2014 diretto da Christopher Smith (Severance – Tagli al personale, Creep – Il chirurgo) e interpretato da Rafe Spall, Kit Connor, Warwick Davis e il premio Oscar Jim Broadbent. Presente inoltre in un piccolo ruolo anche Jodie Whittaker, nota al grande pubblico per essere stata scelta come prossima protagonista di Doctor Who, prima donna in assoluto ad avere questo onore. Come intuibile fin dal titolo, il film è una moderna favola natalizia, che all’uscita ha raccolto poco meno di 4 milioni di dollari al botteghino britannico.
Dopo aver scontato la sua pena per aver fatto da autista durante una rapina, Steve Anderson (Rafe Spall) viene rilasciato in regime di libertà vigilata, con l’occasione di ricostruire il rapporto con il figlio Tom (Kit Connor), cresciuto nel frattempo con l’ex moglie Alison (Jodie Whittaker) e il suo nuovo compagno. Una sera, Tom trova in garage un anziano signore (Jim Broadbent) che sostiene di essere il leggendario Babbo Natale e di avere bisogno di aiuto per rimettere in sesto la sua slitta e ritrovare le sue renne. A complicare la situazione arriva inoltre l’arresto del sedicente Babbo Natale. Tom e Steve cominciano quindi una difficile missione nel tentativo di salvare il Natale.
S.O.S. Natale: quando Babbo Natale finisce in carcere
S.O.S. Natale si inserisce nel florido filone dei film natalizi utilizzando un canovaccio ampiamente consolidato, imperniato sul salvataggio della festività più amata dai bambini, e cercando una non semplice variazione sul tema con l’utilizzo dell’ambientazione carceraria e di un non sempre efficace umorismo, che alterna sfumature più tipicamente british alle più rozze gag su peti e feci. Il risultato è una pellicola che alterna momenti efficaci ad altri meno riusciti, evitando però quasi sempre di cadere nelle più disarmanti banalità. Il maggiore pregio del film è sicuramente l’ottima prova di un attore di classe e carisma come Jim Broadbent, che dà vita a un Babbo Natale dolce e al tempo stesso autorevole, capace di utilizzare la dialettica e la bontà d’animo per uscire dalle situazioni più difficili, come la sua improbabile convivenza con i detenuti.
Per tutta la prima parte, S.O.S. Natale si snoda come una classica commedia degli equivoci, con la ricostruzione del rapporto padre-figlio a fare da poco incisivo diversivo, complice la scarsa espressività dei protagonisti Rafe Spall e Kit Connor. In questa fase, il film risente della mancanza di un vero e proprio cattivo, affidando in maniera poco convincente il ruolo di antagonista a diversi personaggi come una rigida burocrate e i detenuti con cui interagisce Babbo Natale. La pellicola procede quindi a strappi, influenzata unicamente dalla forza degli sketch, efficaci soprattutto quando basati su Jim Broadbent e il celeberrimo attore nano Warwick Davis, decisamente scadenti negli altri casi, con apici imbarazzanti come una sequenza interamente incentrata sulle flatulenze delle renne.
S.O.S. Natale: un film natalizio in precario equilibrio fra atmosfere fanciullesche e tematiche adulte
S.O.S. Natale arranca per lunghi tratti, in bilico fra un’atmosfera e un umorismo rivolti prettamente a un pubblico infantile e qualche flebile spunto più maturo, non sviluppato a sufficienza per riuscire a coinvolgere gli adulti. Il film subisce però una vistosa e gradevole accelerata nella seconda parte, che si addentra nelle atmosfere natalizie centrando alcune scene emozionanti e dal notevole impatto visivo. Nonostante il finale eccessivamente allungato e la prevedibilità dello sviluppo narrativo, S.O.S. Natale trova così una propria ragione di esistere proprio nella fase conclusiva, che riesce finalmente a riunificare adeguatamente il mondo bambinesco e quello degli adulti e a infondere alla pellicola un salubre e sincero spirito natalizio.
In conclusione, nonostante alcuni vistosi difetti, S.O.S. Natale si rivela un film natalizio meritevole della visione, a cui va riconosciuto il merito di soluzioni narrative abbastanza originali per il filone, anche se spesso non riuscite, e di un impatto scenico e scenografico assolutamente adeguato, grazie anche alla salda mano di Christopher Smith.