Santocielo: recensione della commedia natalizia con Ficarra e Picone
Nella commedia fantastica scritta dal duo comico siciliano, Ficarra è incinto del nuovo Messia. Risate assicurate e una morale su cui riflettere.
Un uomo bigotto e omofobo è incinto del nuovo Messia. Dal 14 dicembre 2023 nelle sale cinematografiche italiane Santocielo, commedia fantastica diretta da Francesco Amato e scritta e interpretata dal duo comico siciliano Ficarra e Picone. La pellicola è prodotta da Attilio De Razza per Tramp Limited, in collaborazione con Medusa Film.
Se ne Il Primo Natale la coppia di artisti affrontava, tramite la natalità, i temi dell’accoglienza e dell’immigrazione, in Santocielo dobbiamo siamo chiamati a fare i conti con i nostri pregiudizi. Nel cast anche Giovanni Storti, nell’inedito ruolo di Dio, e Maria Chiara Giannetta nei panni di una giovane suora.
Santocielo: di cosa parla la commedia fantasy di Ficarra e Picone
In Paradiso, gli angeli e i Santi sono preoccupati per la crescente avidità e crudeltà del genere umano, che sta distruggendo progressivamente la Terra: crisi climatica, guerre, capitalismo. Dio (Giovanni Storti), amareggiato e scontento per la condotta degli umani, intende intervenire con una soluzione drastica. Due le possibili opzioni: il diluvio universale come punizione divina o l’arrivo di un nuovo Messia. La decisione viene messa ai voti, e la seconda opzione risulta quella vincente.
A scendere sulla Terra per fecondare la futura madre del nuovo Messia viene mandato, in quanto volontario, Aristide (Valentino Picone), angelo pasticcione che spera di ricevere, in cambio del suo operato, un posto nel coro del Paradiso. L’impacciata creatura angelica, che non sa nulla degli uomini, a meno di 24 ore di permanenza sulla Terra manda all’aria il suo piano fecondando, tramite la sua “mano divina”, Nicola (Salvatore Ficarra), bigotto professore di una scuola cattolica, in crisi poiché lasciato dalla moglie Giovanna (Barbara Ronchi), alla quale si rifiuta di concedere il divorzio. Aristide e Nicola dovranno unire le forze per portare a termine la gravidanza senza destare troppi sospetti.
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Come reagisce la società alla notizia di un uomo incinto?
A quattro anni da Il Primo Natale, Ficarra e Picone tornano sul tema della natalità con un film che farà molto discutere. Cominciamo con il dire che Santocielo è una bellissima e curata commedia fantasy, da cui emerge tutta l’originalità della coppia comica. L’immaginarsi il Paradiso come una sorta di grande ufficio in cui gli angeli sono dei veri e propri impiegati, che battibeccano e spettegolano come noi nella vita di tutti i giorni, è sintomo di grande inventiva e creatività.
Un altro dettaglio che fornisce credibilità a tutta la narrazione è il modo in cui le preghiere arrivano a destinazione, ovvero sottoforma di lettere, e catalogate dall’amministrazione divina per macro-temi.
Giovanni Storti, nonostante le poche battute, è un personaggio davvero azzeccato. Il suo non è un Dio crudele ma ha un ego enorme ed è senza dubbio facilmente irascibile (da qui l’idea comica di un secondo diluvio universale) e poco incline alla tolleranza e, ironicamente, al perdono.
Analizzando più nel dettaglio i protagonisti, l’Aristide di Picone è un angelo biondo un po’ giuggiolone che accetta un incarico di quella portata storica solo per il proprio tornaconto personale, ovvero per far parte del coro del Paradiso. Aristide non conosce i valori dell’amicizia e dell’amore, e per questo non comprende subito che le sue azioni, così scombinate, possono creare dei gravi problemi a chi gli sta intorno. Sarà l’incontro con la giovane suora Luisa (Maria Chiara Giannetta) a dargli una nuova prospettiva circa la sua esistenza.
Veniamo ora al personaggio più interessante e complesso del film, Nicola, l’incarnazione dell’uomo bianco, omofobo e bigotto della nostra società. I suoi studenti lo odiano perché schernisce la classe in continuazione, con commenti come “levati quell’orecchino da femmina”, e l’ex moglie Giovanna non lo sopporta perché si rifiuta di firmare le carte del divorzio, in quanto teme il giudizio della bacchettona preside della scuola. Per Nicola – e per la sua cerchia di amici e vicini pettegoli e altrettanto bigotti – il divorzio, semplicemente, non è contemplato. Al commento della preside “Sei fortunata ad aver sposato un uomo di altri tempi”, Giovanna risponde, infatti, “Ma io l’ho sposato oggi!”. Il punto di forza di Santocielo è proprio in questo passaggio. Nicola non viene mai giustificato per i suoi comportamenti, anzi, il suo essere maschilista e omofobo lo rende ancora più ridicolo e insopportabile agli occhi del pubblico.
C’è una chiara critica nei confronti della cultura patriarcale, seppur, ovviamente, in chiave comica e leggera. E dunque al protagonista così pieno di pregiudizi non può che capitare un fatto assurdo, fisicamente impossibile per l’uomo, qualcosa che lo esporrà al ridicolo: l’essere incinto. Il tema centrale del film, infatti, non è tanto il divino, il nuovo Messia, il Natale, la fede, ma proprio il pregiudizio, in cui la nostra società è immersa. Senza entrare troppo nello specifico, la pellicola ribalta anche lo stereotipo che il vecchio sia sinonimo di arretratezza culturale, e il nuovo di apertura mentale. Nel film il pregiudizio si annida in città, mentre è nei piccoli paesi (in questo caso, Montalbano Elicona, in provincia di Messina) che forme di cooperazione e solidarietà vengono messe in campo.
Santocielo: valutazione e conclusione
In anni in cui ci vengono proposte commedie natalizie fatte con lo stampino, ben vengano film come Santocielo, che uniscono fantasy, risate e critica sociale, per spingerci a riflettere e a dibattere. Al di là della trama succulenta, della scenografia azzeccata e delle interpretazioni irresistibili dei due protagonisti (più a fuoco rispetto al resto del cast), è giusto sottolineare anche l’accattivante e vivace colonna di Andrea Farri, che aggiunge brillantezza al film. Santocielo è la favola di Natale da regalarvi per la fine di questo 2023.