Bif&st 2023 – Scordato: recensione del film di Rocco Papaleo
Scordato di Rocco Papaleo, al cinema dal 13 aprile 2023, è uno di quei film in cui tuffarsi dentro per attraversare le storture dell'essere, godendo del disagio esistenziale con la giusta dose di dramma e ironia.
Le parole sono pozzi in Scordato, il film diretto e interpretato da Rocco Papaleo, e in quanto tali il rischio è di sporgersi troppo, caderci dentro e morire. Con un po’ di accortezza, però, le si potrebbe sondare e portare alla luce una fonte di vita, un lapillo incandescente che sappia trasmettere il fervore di un tempo che non c’è più e in quel tempo rintracciare un “io” che è rimasto assopito, seppellito nell’oggi, tra gli strati della consuetudine, i rancori inespressi e le paure urlate in silenzio.
Con Scordato Rocco Papaleo ci pone di fronte alla scissione pirandelliana dell’essere ma sottraendola alle logiche societarie per consegnarcela invece nuda dinnanzi alla nostra stessa coscienza. Quante volte ci sarà capitato di guardarci allo specchio e non riconoscerci più? Che fine ha fatto quel bambino, quel giovane che eravamo? Ci sentiamo di colpo il riassunto, la copia scarabocchiata, del nostro stesso io, incapaci di trovarci, di capirci, di ascoltarci. L’Orlando di Papaleo incarna quel malessere esistenziale: è un adulto di 60 anni in lotta perenne con la sua controparte giovanile, che lo accusa, lo provoca, lo insulta, tenta di ricondurlo sulla strada maestra. Una dicotomia che si materializza in allucinazione, in gioco delle parti, in psicanalisi e riflessione.
Scordato: dimenticato e disaccordato, così Rocco Papaleo parla del disagio di guardarsi dentro
L’attore, sceneggiatore e regista basilicatese torna in cabina di regia dopo Basilicata Coast to Coast, Una piccola impresa meridionale e Onda su Onda per riaffondare parzialmente nei passi che il suo io privato ha compiuto. Nel suo personaggio, un accordatore di piaonoforti che soffre di mal di schiena, con un palese disagio a stare al mondo, ad avere rapporti sessuali occasionali e a tornare nella sua terra natìa, Papaleo immette il disagio che lo attraversa e lo ha attraversato, lo stesso che ci rende complici nella frangibile sfera umana.
È come se l’artista si stesse concedendo il lusso di esplorare, attraverso la finzione, un lato di sé non totalmente espresso, una sorta di what if della sua esistenza che ci induce a naufragare nelle tormentate acque dei ricordi, là dove marciscono gli incubi del futuro. Ecco dunque che nel titolo del lungometraggio, Scordato, si intessono a doppio filo la dimenticanza e l’inadeguatezza sia fisica che mentale.
Il vecchio e attuale Orlando (Rocco Papaleo appunto) fa a cazzotti con l’Orlando più giovane, trepidamente e impeccabilmente interpretato da Simone Corbisiero, e il motivo della natural tenzone si concentra di fatto sull’essersi dimenticato di se stesso, delle promesse fatte di anno in anno, delle persone che hanno fatto parte dei suoi affetti più cari, della sua ironia così divertente, della sua leggerezza. Quel ragazzo in blue jeans è il passato che rimprovera il presente affinché il futuro sia migliore, affinché non si dimentichi della felicità e della bellezza.
Se nel suo primo film da regista l’autore aveva attraversato la sua terra d’origine in quest’ultima pellicola la trasforma in un forziere di ricordi, in una presenza ingombrante da evitare, in cui si fa preponderante l’ansia di rivivere tra le insenature del tormento. In questa prospettiva Scordato è un film riflessivo: un ponte di congiunzione tra tutte le sfaccettature scibili dell’io, che però non manca di ironia e leggerezza.
Di ironia, dramma, terrorismo e poesia
Rocco Papaleo ci prende per mano e ci fa ingarbugliare tra i punti interrogativi, meravigliare, ridere a crepapelle e sognare, tanto e forte. Lo fa in una commistione di registri e arti in grado di coinvolgere lo spettatore in un turbinio di emozioni altalenanti in cui la musica si lega alle espressioni del corpo infiltrandosi inevitabilmente tra gli anfratti irrisolti dell’esistenza, in cui si incastra peraltro il faro guida di ogni individuo: la famiglia. L’entrata in gioco di Rosanna, interpretata da una meravigliosa Angela Curri, segna la pellicola di irriverenza, grinta e lotta. Se il giovane Orlando di Corbisiero – a cui va il merito di riuscire a staccarsi dall’io lirico protagonista per divenire un personaggio a sé stante, non accessorio ma irrinunciabile – va a introdurre nell’opera la pacatezza e lo smarrimento, nella Rosanna della Curri si rintracciano gli stilemi di una generazione animata da ideali, che attraverso la lotta terroristica credeva di poter fare la rivoluzione. Due volti di una stessa famiglia, due facce di una stessa società, entrambi a loro modo irrisolti, artefici di una spaccatura morale e familiare. Si cova così in Scordato il seme del dramma familiare, al cui interno riposa l’apice artistico dell’opera intera: la poesia. Sono versi di sintonie, di rammarico, di distacco e poi di pace. Sono versi che si fanno musica, adescata in note incapaci di stonare e addette solo a trovare l’incastro giusto.
Scordato vive di musica, da Giorgia alla colonna sonora di Michele Braga
La colonna sonora, in un film che si intitola Scordato e che si concentra sulla vita di un accordatore di pianoforti, non poteva che invadere ogni lembo di creatività. Rocco Papaleo affida a Giorgia l’onore e l’onere di “accordare le persone” facendole interpretare Olga, una fisioterapista che al suo lavoro alterna concerti. Ma non basta a reggere appieno la cifra musicale del film; la presenza della cantautrice (il cui brano, Tu sei una parte di me, è presente nella soundtrack) è una pietra preziosa incastonata nel pregevole spartito di Michele Braga, autore della colonna sonora, le cui sonorità sanno prenderci per mano e trascinarci in un viaggio parallelo e talvolta astratto. Anche quando le gesta del protagonista ci inducono sull’orlo del precipizio le note corrono con rotonda fluidità lungo i corridoi dell’anima amalgamando le sfumature jazz alle tensioni astrali del quotidiano: la forza della batteria sconfina nella delicatezza del pianoforte, l’arpeggiare di una chitarra nelle note stonate di un pianista folle. Si, c’è molta follia e filosofia in Scordato e la musica si presta anche a questo subdolo gioco, rifuggendo il ruolo di arte per farsi semplice maestra.
I luoghi dell’anima di Rocco Papaleo in Scordato
Di conseguenza il film sfugge alle logiche operistiche di semplice intrattenimento per farsi docente singolare e scanzonato, compositore dei nostri disordini più astrusi.
Se ci riesce è grazie a un’armonia disturbata in cui la regia manipola con cauta spericolatezza identità e luoghi, che poi sono quelli che nella memoria di Papaleo profumano di casa, ovvero Lauria e Maratea, a cui va il merito di donare alla pellicola la disarmante bellezza del sud, la sinuosità della strada che costeggia le acque fino a farci respirare a pieni polmoni tra i vicoli stretti e bui di un paese che potrebbe soffocare chi lo ha abitato in un batter d’occhio e allo stesso tempo proteggerlo, farlo rinascere. In Scordato si materializza, grazie anche a una fotografia prospetticamente attenta (merito del direttore della fotografia Simone D’Onofrio), la meraviglia di appartenere a un luogo, il dolore di ritornarci poiché certe strade, certe case, sono sassolini rimasti sul fondo delle scarpe, sassolini che creano storture e talvolta, per riandare dritti, serve affrontarli e oltrepassarli.
Le parole, lasciavamo intendere in apertura, sono la colonna portante di Scordato. Non è dunque un caso se l’autore lascia che striano l’intera narrazione mediante i versi di una moltitudine di poesie: rime baciate, forse inconsapevolmente rappate, contenitori di una ricerca sveviana dell’essere. Nel film di Papaleo la sceneggiatura (scritta insieme a Valter Lupo) finisce di spaccare le crepe dell’esistenza e le rimpingua di incanto: la recitazione, la fotografia, la musica non sono semplici comparti tecnici della settima arte ma pillole essenziali, da mandare giù a piccoli sorsi per tentare di comprendere l’insondabile magnificenza dell’io.
Scordato: valutazione e conclusione
In conclusione Scordato di Rocco Papaleo, presentato alla 14ma edizione del Bif&st nella sezione ItaliaFilmFest e al cinema dal 13 aprile 2023 con Vision Distribution, è uno di quei film in cui cascare dentro per recuperare la parte ripudiata di sé. Un’opera che sa intrattenere e far riflettere, forte di un certosino lavoro in fase di regia e sceneggiatura, di una colonna sonora trepidamente coinvolgente e di un cast strepitoso che annovera, oltre ai già citati, anche Giuseppe Ragone, Anna Ferraioli, Manola Rotunno e Antonio Petrocelli.
Il film è prodotto da Indiana Production, Less Is More Produzioni e Vision Distribution, in collaborazione con Sky.