TSFF 2019 – Sea Fever: recensione del film di Neasa Hardiman

Buono il ritmo, ottimo il cast. La sceneggiatura però è un po' troppo prudente e il risultato finale non stupisce appieno: peccato!

Sea Fever ha come protagonista la giovane Siobhàn (Hermione Corfield), per la quale è arrivato il momento di passare dalla teoria alla pratica. Studentessa di biologia marina timida, misantropa e introversa quanto brillante e determinata, è a bordo di uno sgangherato peschereccio, guidato dalla Capitana Freya (Connie Nielsen) e dal marito Gerard (Dougray Scott), che comandano una piccola ciurma affiatata e un pò sgangherata.
Siobhàn deve condurre delle ricerche sulle mutazioni della fauna marina, ignara del fatto che la nave con il suo equipaggio è in acque proibite, vista la necessità di fare una buona caccia e salvarsi dal fallimento.
Una scelta che porterà lei e gli altri a bordo ad imbattersi in una strana ed inquietante creatura marina, che darà il là ad una serie di eventi terribili ed imprevedibili, che metteranno a dura prova l’equipaggio e costringeranno la ragazza a gesti estremi.

Sea Fever: ritmo e terrore, ma fin troppa prudenza!

Diretto e scritto da Neasa Hardiman, Sea Fever è un terror movie dotato di buon ritmo, un ottimo cast ed una regia robusta che però soffre a causa di una sceneggiatura sovente prudente, limitata, che per paura di scivolare nel deja vu alla fine si accontenta, scivola lentamente ma inesorabilmente nella noia e abbraccia una mancanza di coerenza e plausibilità che cozzano con le premesse, con ciò che per buona metà del film era stato offerto.
Hermione Corfield (che ce la mette tutta per fare la studentessa insicura e un pò sotto tono) è molto in parte e sa come donarci un personaggio femminile diverso da quelli “machos” e un pò fanaticamente “rivoluzionari” che il cinema offre oggi.
La sua Siobhàn è un elogio alla determinazione, intelligenza, perspicacia e capacità di mantenere il sangue freddo anche nelle situazioni più incredibili, senza però risultare mai eccessiva o irreale.
Il resto dl cast si muove perfettamente dentro un iter narrativo che li descrive come semplici esseri umani, marinai squattrinati, rievoca la lotta di classe, il dramma della povertà degli antichi mestieri.

Sea Fever cinematographe.it

Numerose le citazioni per tanti classici dell’horror fantascientifico, da Alien e La Cosa per finire con Blob o Leviathan, ma Sea Fever alla fin fine appare abbastanza incerto su quale direzione prendere, per quanto lo stile rimanga sicuramente interessante e lo sviluppo dei personaggi sia assolutamente coerente, e si “accontenta” di una dimensione micro che diventa come una zavorra, un’ancora per ambizioni e idee che potevano fare di questo film un piccolo gioiello.
Certo l’insieme rimane sovente suggestivo, così come il ricollegarsi all’antica paura del mostro marino, dell’ignoto, agli antichi miti e superstizioni che per secoli resero gli equipaggi vittime di fobie, ammutinamenti e paure ancestrali e mai del tutto sopite.
Tuttavia anche in questo il film della Hardiman non osa, appare formato da diversi segmenti indipendenti non sempre connessi nel modo giusto, non sempre parte di un insieme armonioso e strutturato.

Sea Fever: un terror movie femminile e “materno”

Sea Fever cinematographe.it

Sea Fever ha al centro anche l’importante tematica della maternità, della genesi, è un film soprattutto al femminile, con le tre fasi della vita rappresentate dalle tre donne a bordo, che ne sintetizzano la dimensione razionale ed insieme irrazionale, benigna e malefica, l’evoluzione nei secoli nella società patriarcale, ma il fatto che tutto si risolva in un survival movie che ricorda troppo The Thaw di Mark Lewis per essere originale al 100%, alla fin fine chiude le ali anche a questa dinamica, la rende inespressa.
Un film che lascia sicuramente qualcosa, ma non così tanto come poteva, come doveva. Un’occasione sprecata. Peccato.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.1