Bifest 2020 – Semina il vento: recensione del film di Danilo Caputo
Un film incisivo e scritto in punta di matita, che non vuole dare risposte ma sollevare domande. Con la ritrovata Yile Yara Vianello nel ruolo della giovane protagonista.
Dall’anteprima alla 70esima Berlinale, dove ha raccolto numerosi consensi, all’uscita nelle sale il 3 settembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, passando per la presentazione al Bif&st – Bari International Film Festival 2020. Si è consumato sull’asse Germania-Italia il più che positivo percorso festivaliero e distributivo di Semina il vento, che come altri film di questa martoriata annata ha visto il proprio cammino interrompersi bruscamente a causa delle note cronache pandemiche. Davvero un grandissimo peccato, poiché la nuova fatica dietro la macchina da presa di Danilo Caputo fa parte di quel ristretto numero di opere battenti bandiera tricolore di recente produzione davvero meritevoli di attenzioni.
Semina il vento: una storia di ribellione e di rinascita in una terra martoriata
In Semina il vento si avverte sin dai primi fotogrammi l’urgenza e il bisogno epidermico da parte dell’autore di dire qualcosa su temi attuali e dal peso specifico rilevante, puntando il dito ma senza mai urlare, in maniera del tutto personale e viscerale. Il film racconta la storia di ribellione e rinascita, ambientata tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino, di una giovane donna che lotta per salvare la sua terra dai parassiti, naturali e sociali. Perché oramai l’inquinamento è anche e soprattutto nella testa della gente (speculazione economica) ed è contro quello che la protagonista si troverà a “battagliare” per preservare gli alberi secolari dall’abbattimento e ciò in cui crede. Nel farlo Nica (interpretata con intensità dalla ritrovata Yile Yara Vianello di Corpo celeste), ventunenne studentessa d’agronomia tornata nella sua terra d’origine dopo tre anni di assenza, dovrà scontrarsi contro il padre e tutti coloro che come lui si sono arresi davanti alla vastità del disastro ecologico, diventando i figli di un progresso industriale che non ha mantenuto le promesse fatte.
Un film che scava al di sotto della superficie per sollevare domande e spunti di riflessione
Un faccia a faccia tra due modi di pensare e sentire la natura che rappresenta il cuore pulsante di una narrazione lineare nella sua progressione, ma al contempo stratificata nel suo dipanare gli eventi. Semina il vento è il risultato di una scrittura che lavora in punta di matita per fare scaturire emozioni cangianti, seminare spunti di riflessione e sollevare quesiti ai quali è lo spettatore di turno chiamato a dare delle risposte. Scavando al di sotto della superficie della timeline, ci si accorge infatti di trovarsi al cospetto di un film che parla di inquinamento, xylella ed ecomafie, ma solo come punto di partenza per provare a capire come fenomeni del genere siano possibili, provando a raggiungere le radici dei problemi.
In Semina il vento si fondono senza soluzione di continuità metafora, verità e tocchi di lirismo
Metafora, verità e tocchi di lirismo si fondono senza soluzione di continuità per dare forma e sostanza a un’opera che mescola i capitoli di un romanzo di formazione a quelli di un dramma sociale. Semina il vento lascia che l’odissea del singolo penetri in quella collettiva, mostrando che le iniziative dell’uno sono in grado di scardinare le resistenze dei tanti, per poi indicare loro la strada da percorrere. Ed è quello che Caputo ha saputo e voluto raccontare con un film che sfiora e pizzica le corde del cuore per farle suonare. Il regista tarantino compone un’orchestrazione audiovisiva che fa dell’elemento sonoro (prezioso e di grandissima qualità il sound design e mix di Peter Albrechtsen), alla pari di quello visivo (un riuscito equilibrio tra estetica e rigore formale che vanno a braccetto senza mai ostacolarsi o fagocitarsi), una componente drammaturgica fondamentale, alla quale la scrittura e la messa in quadro si affidano e si lasciano contaminare (era già accaduto nel precedente La Mezza Stagione).