Seven Little Killers: recensione del film nel catalogo Amazon Prime Video
Seven Little Killers', opera prima di Matteo Andreolli, è disponibile dal 19 giugno su Amazon Prime Video.
Anni Ottanta. In un paesino della Puglia un gruppo di ragazzini s’affaccia all’adolescenza tra riti di passaggio e scimmiottamenti dell’età adulta, violenza compresa. Trent’anni dopo quegli stessi ragazzini sono cresciuti e, alle soglie della piena maturità, ritornano ai luoghi della loro infanzia e ai fantasmi che vi abitano. La morte di Beniamino, il vecchio balordo del paese, ai tempi perseguitato per noia, continua a interrogarli.
Sigillato da una patina scura, Seven Little Killers, opera prima di Matteo Andreolli, cineasta classe 1979 diplomato alla Civica di Milano, riproduce l’estetica da vecchio sceneggiato televisivo nella fotografia polverosa e nei ritmi dilatati del racconto filmico. Non si tratta, però, dell’effetto grottesco di un calcolo sbagliato, quanto di una precisa scelta stilistica, quella di recuperare filologicamente le atmosfere di quegli anni e di mantenerle anche quando dal passato si scivola nel presente, in un rapporto di continuità serrato tra le due epoche temporali. Del resto i giovani protagonisti di quell’estate nera (così, non a caso, s’intitola il romanzo di Remo Guerrini a cui il film è ispirato), sebbene divenuti quarantenni, in qualche modo non hanno mai abbandonato i luoghi del loro apprendistato alla vita, luoghi permeati da codici machisti e dallo sprezzo per chiunque viva ai margini o devii dagli schemi imposti.
Seven Little Killers: un film senza identità
Film corale figlio di una terra che vi emerge nei suoi lineamenti più severi, Seven Little Killers trova il suo limite maggiore nell’asfissia emotiva e in un’assenza di dinamismo che, se ben comunica l’immobilità dei retaggi e dei cattivi costumi del Mezzogiorno (anche nelle pratiche educative e, di conseguenza, nei valori appresi dai più piccoli), d’altra parte finisce per omogeneizzare, appiattire, escludere dalla rappresentazione ogni iridescenza e ogni venatura complessa. I ragazzini appaiono compassati e meccanici nel loro desiderio di bruciare i tempi e di entrare nel mondo adulto: tutta l’autenticità della loro irrequietezza, persino della loro malevolenza, si perde nel registro recitativo troppo rigido, in un’interpretazione che asciuga e alza i toni dimenticando di percorrere gli interstizi e le increspature dei sentimenti. La stessa mancanza di rotondità chiaroscurale si può imputare anche al reparto adulto, assestato sulla stessa modulazione interpretativa della controparte infantile.
Seven Little Killers sembra, inoltre, partecipa poco ai generi a cui si riferisce: è un thriller senza tensione e una storia di formazione senza investigazione profonda degli abissi di crudeltà dell’animo infantile, è una narrazione sociale ma la disamina dell’ambiente e il rapporto che esso intrattiene con gli automatismi comportamentali è blandamente assolta. Il film manca tanto l’opportunità di allinearsi a una tradizione collaudata quanto l’occasione di percorrere una strada originale, di distinguersi per un graffio proprio. E non funziona perché non trova né centratura né identità.
Seven Little Killers, distribuito da 102 Distribution, è il primo lungometraggio di Matteo Andreolli. Interpretato, tra gli altri, da Michele Venitucci, Gianmarco Tognazzi, Nicola Nocella, Anna Gigante e Rosaria Russo, è sceneggiato da Lucio Gaudino e Giovanna Guidoni per Habana Film. Dal 19 giugno 2020 è disponibile in streaming su Amazon Prime Video.