Shadows: recensione del thriller distopico con Mia Threapleton
Shadows è un thriller psicologico e distopico con protagonista Mia Threapleton, e Saskia Reeves diretto da Carlo Lavagna.
Shadows è il secondo lungometraggio di Carlo Lavagna, regista che aveva esordito nel 2015 con il racconto di formazione Arianna e che per il suo secondo lavoro si cimenta con una storia che unisce diversi generi e tematiche, tra cui proprio anche il coming of age (racconto di formazione, ndr). Shadows è un thriller psicologico, che mette in scena un trio di personaggi femminili collocate in una situazione sospesa, distopica, piena di pericoli e suspense, ma soprattutto ricca di oscuri segreti. Nel cast primeggiano Mia Threapleton, primogenita di Kate Winslet, qui al primo vero ruolo dopo l’esordio in Le regole del Caos di Alan Rickman, film in cui recitava proprio al fianco della madre, e Saskia Reeves (Luther, Nymphomaniac).
Leggi anche Shadows: Carlo Lavagna parla del film con Mia Threapleton e Saskia Reeves
Shadows: la trama
Alma e Alex sono due sorelle adolescenti, superstiti di una catastrofe ambientale, che vivono nascoste nell’oscurità dei boschi in un vecchio hotel anni ’70 abbandonato. Le due giovani vivono solo con la madre, una donna severa che le protegge dalle misteriose insidie del mondo esterno e che prende da sola la responsabilità di uscire per procacciare cibo ed erbe necessarie alla sopravvivenza. Alle due giovani ragazze, che nonostante l’età adolescenziale sono viste ancora come delle bambine, è infatti proibito allontanarsi dall’hotel dove risiedono e dove si arrangiano ricavando come possono elettricità e acqua per lavarsi. Alle due ragazze però è concesso solo studiare e prepararsi per diventare cacciatrici, imparando a posizionare trappole e a riconoscere le erbe officinali per poter un giorno sopravvivere da sole. Presto la ribellione adolescenziale e la necessità di scoperta porteranno le due giovani ad infrangere le regole, spezzando l’apparente equilibrio delle loro vite e portando alla luce un inquietante segreto.
Distopia, racconto di formazione e tanta suspense
Shadows unisce diversi temi: quello di un mondo mondo post-apocalittico, probabilmente reduce da una catastrofe climatica, alla crescita e conoscenza di sé, all’eccessiva protezione genitoriale. Ad unire tutti questi aspetti nel film è il genere thriller, che qui primeggia in versione psicologica. Il filo che unisce questi aspetti è sicuramente il tema dell’identità, vista come la tensione di un filo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. La declinazione del tema della conoscenza di sé è sviluppato attraverso il rapporto perverso tra madre e figlie, che ha sfumature psicotico-ossessive. Una sorta di cordone ombelicale mai staccato e che presto potrebbe spezzarsi con conseguenze drammatiche.
Tra gli altri spunti sfruttati nel film c’è poi quello della Sindrome di Stoccolma, per cui Alma vessata dalla madre costruisce uno strano rapporto di dipendenza. Si aggiungono anche altri due temi interessanti come l’immaginazione, usata per evadere da momenti complicati, e il concetto di libertà, fatto prima di tutto di relazioni e non di singolarità, intesa come libero arbitrio.
La regia di Carlo Lavagna si ispira ai film di genere italiani del passato
La scrittura di Shadows è calma ma incalzante: rispettando le regole del genere riserva un grandissimo colpo di scena in cui tutto l’equilibrio del film si rovescia, come in uno specchio distorto. Scenografia e regia curatissime aggiungono valore artistico al film.
Il regista romano si è ispirato ai film di genere italiani degli anni ’60 e ’70, come Il seme dell’odio di Marco Ferreri, o ad atmosfere come quelle dei film di Dario Argento (Suspiria), Lucio Fulci e tantissimi altri maestri dell’epoca, ma in generale si avverte quel modo di girare spiccatamente vintage, tipici dei film di genere italiani. Questa devozione dal sapore vintage si percepisce fin dalle prime immagini: dalla scelta di una fotografia desaturata con contrasti marcati e colori tenui, dai movimenti della macchina da presa con inquadrature che sfruttano fissità, zoom e movimenti di asse, infine anche per la scelta di puntare molto su atmosfere rispetto a caratteri e ambientazioni riempitive.
Il film ha due principali ambientazioni, l’albergo in cui vivono le protagoniste e la natura, vista come il limite da superare. L’oscurità della natura, indomabile come la crescita e l’emancipazione di un’adolescente, sono la grande forza del film, che con pochi elementi riesce a costruire un racconto ricco di spunti.
Le interpretazioni sono il valore aggiunto di Shadows
Il cast è assolutamente in parte: i dialoghi sono ridotti all’osso e l’attenzione è tutta puntata all’espressione corporea delle emozioni dei personaggi in scena. Mia Threapleton a soli 20 anni, con l’interpretazione di Alma, si pone come promessa del cinema internazionale, mentre Saskia Reeves conferma il suo lavoro di esperienza, regalando un personaggio controverso e inquietante.
Shadows è disponibile on demand su diverse piattaforme, distribuito da Vision Distribution, ed è stato prodotto tra gli altri da Matteo Rovere, regista di Veloce come il vento e Il primo re.