Shazam! Furia degli Dei: recensione del film con Zachary Levi
Zachary Levi, Helen Mirren, Lucy Liu e Rachel Zegler sono i protagonisti di Shazam! Furia degli Dei, secondo capitolo della serie dedicata all'eroe del DC Extended Universe. Dal 16 marzo 2023 in sala.
Secondo capitolo di un franchise sottovalutato, Shazam! Furia degli Dei arriva nelle sale italiane il 16 marzo 2023 distribuito da Warner Bros Italia, a conferma del fatto che il mix azione, umorismo sentimenti, se calibrato con senso della misura e senza velleità pretenziose, è davvero una combinazione vincente per il cinecomic che sa quello che vuole. Regia di David F. Sandberg, nel cast Zachary Levi, Helen Mirren, Lucy Liu, Rachel Zegler e Djimon Honsou. Dodicesimo film del DC Extended Universe (acronimo DCEU), è la storia di Billy, un adolescente cui basta pronunciare la parola “SHAZAM!” per trasformarsi nell’omonimo supereroe. Il primo capitolo è uscito nel 2019 e la recensione la trovate qui.
Shazam! Furia degli Dei: gli alti e i bassi di una famiglia “eroica”
Billy Batson, Asher Angel lo interpreta da adolescente mentre Zachary Levi è il supereroe e a lui d’ora in poi si farà riferimento, soffre della sindrome dell’impostore. Respinto dalla sua famiglia, respinto dal sistema, respinto dalla città (Philadelphia), Billy si chiede se il Mago Shazam (Djimon Honsou) non abbia commesso un colossale errore di valutazione nel conferirgli i poteri che lo rendono speciale. E anche tanto infelice. Il suo bisogno di calore umano non è mai venuto meno e se i genitori adottivi, Victor (Cooper Andrews) e Rosa (Marta Milans), non gli fanno mancare niente, è soprattutto sul rapporto con i fratelli e le sorelle che Billy fonda gran parte della sua stabilità psicologica. Li ha voluti con sé anche in battaglia, facendone degli ulteriori supereroi, perché la forza di una famiglia è la sua unità. Sono sei in tutto e ognuno sembra volare per conto suo. Billy ha paura che anche questa famiglia si disgreghi; teme il rifiuto più di ogni altra cosa.
Gli “altri” sono Mary (Grace Caroline Currey), Darla (Meagan Good), Pedro (D.J. Cotrona), Eugene (Ross Butler) e Freddy (Adam Brody). Del gruppo, l’unico che in Shazam! Furia degli Dei trascorre più tempo da adolescente che col costume d’ordinanza è Freddy, interpretato dall’elettrico e inquieto Jack Dylan Grazer. Freddy è il motore narrativo del film. Le cose che gli capitano hanno una ricaduta enorme sulle persone che gli stanno intorno, su Philadelhpia e anche sulla salvezza del genere umano. Fondamentalmente, quello che succede a Freddy è che a scuola conosce Anne (Rachel Zegler).
Anne è gentile, simpatica, sveglia, anche molto carina. Ha una sorella maniaca del controllo che la sorveglia in continuazione, così dice. Freddy è molto preso dalla ragazza e non si accorge della minaccia incombente. Che stia per succedere qualcosa di orribile lo intuisce Billy; è sempre molto sensibile al richiamo delle sirene eroiche perché non ha perso la speranza di far colpo su Wonder Woman. Confida nei miracoli di una buona reputazione. La minaccia stavolta è rappresentata da due antichissime e agguerrite divinità sorelle, Hespera (Helen Mirren) e Kalypso (Lucy Liu). Hanno poco o nulla senso dell’umorismo, un conto in sospeso con l’umanità e la tendenza a lasciare di sasso, letteralmente, chi non gli va a genio. Praticamente tutti. Per Shazam (Zachary Levi) e la sua gang di eroi adulti ma dal cuore (e l’anima) giovane, lo scontro con il nemico è l’occasione per comprendere cosa voglia dire crescere: fare i conti con l’idea del distacco, sacrificarsi, non cedere all’egoismo. Soprattutto sacrificarsi.
Un cinecomic che sa accontentarsi è un cinecomic intelligente
Il limite del cinema di supereroi, in questa fase, è la ripetitività di storie, temi e soluzioni estetiche. Monopolizza i botteghini di mezzo mondo, affolla le piattaforme streaming, colonizza l’immaginario collettivo e la cultura pop; il cinecomic è l’ogni cosa, l’ovunque e lo stesso momento dell’audiovisivo. L’impianto narrativo e sentimentale ha presa perché è semplice e la sua è una semplicità replicabile senza troppi sforzi e molto apprezzata dal pubblico: c’è l’eroe (o più di uno), un numero fluttuante di antagonisti, qualche groviglio interiore da mettere a posto, le cui cause vanno sempre e comunque ricondotte alla disfunzionalità del nucleo familiare. In più, aggeggi/gadget e la forza plastica di scene d’azione spettacolari, condizioni indispensabili per fondare una mitologia.
Shazam! Furia degli Dei valorizza i suoi eroi e ne approfondisce la psicologia perché c’è il vantaggio di un primo film che ha fatto la gran parte del lavoro sporco. Si serve con sapienza del carisma delle tre splendide new entry, una per generazione, Rachel Zegler, Lucy Liu (cattivissima) e sua maestà Helen Mirren. L’azione è incalzante e di buona fattura, il racconto ha la sua buona parte di riferimenti e luoghi iconici (su tutti la Roccia dell’Eternità, la bat-caverna di Shazam e compagni). Insomma, il film batte con estrema fedeltà le piste di (praticamente) qualunque altro cinecomic in circolazione. E allora perché, nell’estrema linearità e prevedibilità delle sue intenzioni, Shazam! Furia degli Dei funziona più che dignitosamente? Perché ha senso della misura.
Perché ha rispetto dei limiti, propri e del genere. La storia è quella di un gruppo di eroi insieme adulti e bambini? Su queste coordinate sono modellati l’umorismo e il sentimento; il fine ultimo, è offrire al pubblico un solido intrattenimento. Shazam! Furia degli Dei non nasce con l’ambizione di cambiare le regole del gioco del cinema di supereroi. Se il cinema è un’arte popolare qui il peso sta sul secondo termine dell’equazione: rifiutando ambizioni vuote e pretenziose, accontentandosi di essere una storia semplice girata in modo semplice, vince la partita dell’intelligenza e della maturità. Non ha paura di essere commerciale.
David F. Sanberg sa inoltre che parlare di famiglia, croce e delizia tematica di ogni cinecomic che si rispetti, è possibile e anzi auspicabile, purché si stia alla larga da eccessi didascalici o, peggio ancora, dalla tentazione del “messaggio”. Il film non batte troppo sul tasto in questione: se c’è elogio della forza e dell’inclusività della famiglia come appiglio sociale ed emotivo in un mondo caotico, questo vale soprattutto all’inizio e alla fine della storia. Nel mezzo, risate ed eroismo fracassone. Zachary Levi conferma una certa disinvoltura nel gestire la doppia anima (anagrafica) del suo eroe. Jack Dylan Grazer, tra i ragazzi, è ancora una volta il più incisivo. Non è casuale che il suo minutaggio risulti superiore a quella dei pari età, eccezion fatta per Rachel Zegler. La sua intensità nervosa, imperfetta e autoironica, lega bene con il tono generale del film.