Shorta: recensione del film di Frederick Louis Hvild e Anders Ølholm

Opera prima dei registi Frederick Louis Hvild e Anders Ølholm, presentata in concorso alla Settimana della Critica della Mostra del Cinema di Venezia nel 2020, Shorta (Enforcement)  è disponibile su Amazon Prime Video dal 3 maggio 2021.

Dopo una lunga serie di corti (di cui 15 polizieschi) i registi danesi Frederick Louis Hvild e Anders Ølholm esordiscono con un action movie di cento minuti dal titolo Shorta (Enforcement). Gli sbirri protagonisti, interpretati dagli attori Jacob Lohmann e Simon Sears, sono due personalità opposte.

Jens (Simon Sears) è l’agente misurato e riflessivo,  con un forte senso etico; a lui viene affidato come compagno di pattuglia l’insolente e sfrontato Mike (Jacob Lohmann), la quintessenza del machismo, un uomo che trasuda arroganza e razzismo da tutti i pori. Il buono e il cattivo? Shorta non è un film scontato, ci racconta che la vita è fatta di sfumature di grigio e che talvolta può sfuggire agli schemi, immergendoci nella complessità in cui viviamo. Mike dimostrerà di non essere privo di compassione, mentre Jens dovrà affrontare i propri demoni e lasciarli vincere, per salvare la sua vita, il suo nome, la sua famiglia.

“I can’t breathe”: così Shorta richiama inconsapevolmente la storia di George Floyd

La scena iniziale è un primo piano di Talib Ben Hassi, 19 anni: un ragazzo musulmano è immobilizzato a terra da un agente di polizia, con il collo schiacciato sul pavimento, che grida “I can’t breathe” (Non riesco a respirare). Tutto questo riporta alla memoria il recente tragico episodio di Minneapolis, conclusosi fatalmente, con la morte dell’afroamericano George Floyd, scatenando il movimento Black Lives Matter, che ha raccolto adesioni da ogni parte del mondo. E’ di pochi giorni fa la notizia che l’ex poliziotto americano Derek Chauvin è stato dichiarato all’unanimità dalla giuria di Minneapolis  colpevole per la morte di George Floyd.

La tecnica del ginocchio sul collo adottata da alcuni dipartimenti di polizia (non solo americana) per immobilizzare una persona in stato di fermo è stata spesso oggetto di proteste perché potenzialmente pericolosa. Tale tecnica, definita knee-on-neck move, consente agli agenti di polizia di trattenere dal collo i sospetti quando sono violenti o quando resistono all’arresto. Floyd era disarmato e ammanettato quando è stato immobilizzato a terra, ma ciò non ha impedito all’agente Derek Chauvin di metterla in pratica causando la morte dell’uomo.

I registi ci tengono a sottolineare che la scena è ispirata ad un fatto realmente accaduto in Danimarca trenta anni fa (il caso Benjamin), segno che certe cose non accadono solo negli Stati Uniti e che si ripetono nel tempo.

Shorta: la trama del film di Frederick Louis Hvild e Anders Ølholm

Il coraggio dei due agenti è messo a dura prova nel ghetto arabo di Svalegarden (un nome di fantasia) a Copenhagen. Mike e Jens si trovano già lì quando la radio annuncia improvvisamente la morte, a seguito delle ferite riportate, di Talib Ben Hassi, facendo esplodere la rabbia repressa e incontrollata del quartiere. Senza rinforzi  e senza il sostegno della base, che si rifiuta di inviare altre pattuglie a soccorrerli,  i nostri anti-eroi diventano il bersaglio principale di giovani in cerca di vendetta, e si trovano intrappolati in un inferno di sparatorie e attacchi incendiari da parte delle frange più violente della comunità musulmana. Per proteggersi, prendono in ostaggio Amos, un residente che li aiuterà nella frenetica fuga dal nemico.

Ma la tesi di solidarietà corporativa di Mike (“dobbiamo sostenerci a vicenda, o non sopravviveremo”) non convince Jens. Nonostante i gravi pericoli che stanno affrontando, il poliziotto buono dichiara che di certo parlerà alla commissione (della vicenda Talib e delle responsabilità delle forze dell’ordine). Così lo scontro tra i due da ideologico diventa fisico, e degenera in un corpo a corpo senza esclusione di colpi, alla fine del quale i due agenti, entrambi malconci, si separano. Ognuno tenterà di uscire dalla pericolosissima situazione degli scontri a fuoco, contando esclusivamente sulle proprie forze.

Nelle scene di azione sembra un film americano ma Shorta – il titolo originale di questo poliziesco ad alta tensione che in gergo arabo vuol dire “sbirri” – è di provenienza danese e lo si capisce strada facendo, nel modo in cui rompe e stravolge gli stereotipi a cui siamo abituati (come bene e male, vittima e carnefice, giustizia reale e giustizia etica). È un film nordeuropeo che racconta le tensioni sociali e il disagio degli immigrati nei ghetti musulmani, ma dal punto di vista della polizia, quindi in un modo insolito, perché l’arte è anche la libertà di offrire una narrazione diversa.

La fotografia e il superbo lavoro attoriale premiano l’opera, che tutto sembra fuorché un’opera prima.

Shorta è disponibile su Amazon Prime Video dal 3 maggio 2021.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.5