Si accettano miracoli: recensione del film
La recensione di Si accettano miracoli. La seconda regia di Alessandro Siani, è una spensierata commedia con Fabio De Luigi e Serena Autieri che racconta le vicissitudini di un "miracolato" paesino.
Si accettano miracoli, rappresenta la seconda prova registica di Alessandro Siani, celebre comico partenopeo che qui, come nel precedente Il principe abusivo e nel recente Mister Felicità, interpreta e scrive il film che annovera, tra i suoi interpreti, Fabio De Luigi, Serena Autieri (presente anche nella pellicola d’esordio), Ana Caterina Morariu, più un gruppetto assortito di simpatici e vitali ragazzini. Uscito il 1º gennaio 2015, si è rivelato un ottimo successo di pubblico con oltre 15 milioni di incasso.
La commedia segue le vicende di Fulvio (Siani) figura di spicco all’interno di un azienda napoletana che viene, improvvisamente, licenziato trovando conforto e accoglienza nel paesino dove dimorano la repressa sorella Adele (Autieri) e il fratello Germano, gestore di una casa famiglia, nonché parroco della chiesa locale che versa in gravi difficoltà economiche ed è prossima alla chiusura. Fulvio, sfruttando la sua propensione per gli affari, decide di inscenare un finto miracolo attirando, così, schiere di persone con conseguente ritorno economico. Ma, ben presto, i nodi verranno al pettine.
Il film, come è possibile intuire, presenta un soggetto non nuovo che poteva, in ogni caso, risultare interessante attraverso un attento sviluppo narrativo della storia (caratterizzazione dei personaggi inclusa) o, se non altro, con una buona dose di commedia (tempi comici inclusi). Purtroppo, però, nessuno dei due ambiti sembra essere stato rispettato a dovere.
Si accettano miracoli – commedia dallo stile incerto con Alessandro Siani
La commedia, in quanto genere, presenta varie diramazioni quali la farsa, la parodia, la satira (per citarne alcune) in cui vigono delle regole ben precise ed è cosa buona e giusta non confonderle tra loro, pena l’annullamento di qualunque effetto comico. Si accettano miracoli ha optato (volutamente?) per questa pericolosa contaminazione risultando, il più delle volte, indigesto. A peggiorare ulteriormente la situazione, battute stanche e ripetitive. Il film comincia come una commedia al vetriolo sul mondo del lavoro (il licenziamento del protagonista è ironico ancorché credibile a livello recitativo) ma assume uno stampo farsesco, nel momento in cui vengono presentati i parenti di Fulvio.
Il personaggio di De Luigi che, in qualsiasi altra storia avrebbe dovuto rappresentare la controparte seria del film, sceglie una recitazione macchiettistica (i movimenti “mistici” all’arrivo in paese, la richiesta di un miracolo alla statua di San Tommaso). Stessa cosa può dirsi per la frustrata sorella impersonata dalla Autieri che, sposata ad un uomo incredibilmente sgraziato, si produce in una varietà di smorfie ed espressioni bidimensionali da cartone animato (imbarazzante la scena con l’amante/cantante napoletano). Con Chiara (la credibile Ana Caterina Moriaru: ragazza non vedente ed interesse romantico di Siani) il racconto prende una piega sentimentale con slanci simil-poetici (Fulvio confonde, in continuazione, profumi soavi con odori acri, ma lei riesce sempre a indovinarli tutti: una metafora non troppo riuscita del personaggio che ha smarrito il senso della verità e dell’onestà).
Si accettano miracoli – una satira mancata
Il cuore del film, ovvero il finto miracolo, manca totalmente il bersaglio della satira. La ridicolizzazione dei fenomeni di tipo religioso, prevedeva umorismo caustico, qui volutamente trascurato in favore di una demenzialità per ragazzi (la vendita delle carte SIM “celesti” per ricevere la “Chiamata del Signore”, le fotografie autografate dal Santo, le sue lacrime acquistabili in farmacia). Ho solo fatto a pezzi mia moglie con Woody Allen (invero deludente) giocava con gli stessi spunti rendendoli, quantomeno, graffianti. La pellicola dura quasi due ore (troppe per un film prettamente comico) ed è triste notare che questo spazio sia stato dedicato a scene costruite ad hoc per favorire un’unica battuta finale (tra tutte, la “degustazione” del formaggio).
Definito una favola dei buoni sentimenti (forse, perché i personaggi e le situazioni sono altamente improbabili) Si accettano miracoli entra, di diritto, nella categoria cinematografica di impronta tutta italiana dei “paesini alla riscossa” (esempi recenti sono Andiamo a quel paese e Omicidio all’italiana che ha più di un punto in comune con il film di Siani) e può vantare una bella fotografia e delle buone location; la regia è funzionale a livello tecnico ma non altrettanto per quel che riguarda i tempi comici e le situazioni (la scoperta del falso miracolo). Ad ogni modo è intrattenimento innocuo, disimpegnato e mai volgare. “Chi si accontenta gode”.