Skater Girl: recensione del coming of age indiano Netflix

L’11 giugno su Netflix è arrivato il romanzo di formazione sportivo in salsa bollywoodiana diretto dalla regista indiana Manjari Makijany. Un feel good movie che viaggia sulla sia delle emozioni anche grazie all’interpretazione dell’esordiente Rachel Sanchita Gupta.

Ci sono Nazioni in cui alle persone non è permesso di sognare, di scegliere liberamente chi essere e cosa provare a diventare. Tradizioni secolari oppressive, forme mentis difficili da scalfire, leggi arcaiche scritte e non, impediscono a uomini e donne di tutte le età di percorrere la strada che il cuore e la mente ha indicato loro. Ne sa qualcosa la giovane protagonista di Skater Girl, il primo lungometraggio realizzato dalla regista e sceneggiatrice Manjari Makijany, rilasciato da Netflix l’11 giugno. Il suo nome è Prerna, una adolescente che vive con il fratellino e i genitori in un piccolo paesino del Rajasthan, in India. Un giorno si innamora dello skatebord dopo che una donna venuta dagli Stati Uniti per scoprire le sue origini regala a lei e ad alcuni bambini locali delle tavole, per poi con un suo amico di vecchia data decidere di costruire uno skatepark dove potersi allenare e organizzare dei tornei.

Skater Girl è il classico coming of age che mescola il dramma umano con i toni della favola contemporanea

Skater Girl cinematographe.it

È fin troppo chiaro quali siano le traiettorie narrative e drammaturgie disegnate dal film, ma anche i messaggi che la storia del quale si fa portatrice vuole veicolare. Attraverso la lente amplificata e coinvolgente dello sport, la cineasta indiana porta sullo schermo il classico coming of age che mescola dramma umano e sociale con i toni della favola contemporanea. Per farlo si passa attraverso un romanzo di formazione e per i temi chiave annessi (confronto generazionale, primi amori, voglia di riscatto, sogni, etc…). Tra un tentativo di flip e un altro, la protagonista combatte per la propria emancipazione e per il proprio futuro, ma soprattutto per liberarsi da quelle “catene” che la casta alla quale appartiene le ha sin dalla nascita tenuto ai piedi, impedendole di spiccare il volo. Una lotta che, seguendo direzioni e motivazioni differenti, è la stessa che hanno affrontato sulla tavola di uno skateboard, ciascuno a proprio modo, anche i protagonisti di Skate Kitchen di Crystal Moselle, Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) di Carol Dysinger e Mid90s di Jonah Hill.

La regia e l’interpretazione dell’esordiente Rachel Sanchita Gupta sono i punti di forza di Skater Girl

Skater Girl cinematographe.it

In tutte queste opere, compresa Skater Girl, il filo rosso è quello dei capitoli di un romanzo di formazione a ostacoli, con i personaggi coinvolti che li oltrepassando a bordo di uno skate e grazia alla forza di volontà. Ostacoli ardui, ma che come in ogni feel good movie che si rispetti sgretolano con l’apertura dei cuori e soprattutto delle menti. In questo caso del padre di Prerna, ancorato alle sue convinzioni e a quelle della casta alla quale appartiene. L’opera prima di Makijany racconta il percorso che porterà a questa apertura, con una storia che trasuda emozioni da tutti i fotogrammi. Scene con il rogo della tavola e soprattutto quelle che accompagnano l’epilogo del torneo lasciano il segno, regalando al pubblico un coinvolgimento continuo agli eventi e al destino dei singoli personaggi, a cominciare da quello della protagonista, qui interpretato dall’esordiente Rachel Sanchita Gupta, della quale sentiremo sicuramente parlare in futuro. La sua performance fatta di intensità e naturalezza, priva di orpelli e sovrastrutture, è uno dei punti di forza del film insieme alla regia. Ma per goderne appieno vi consigliamo caldamente la visione in lingua originale con sottotitoli, perché il doppiaggio lascia davvero a desiderare. Sentire per credere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8

Tags: Netflix