Smoke Sauna – I Segreti Della Sorellanza: recensione del documentario di Anna Hints
Un'opera al femminile che racconta la tradizione e il potere curativo delle saune nelle zone più remote dell'Estonia sud-orientale.
La sorellanza passa dai corpi, dalla condivisione di un momento sacrale che vive nel diretto contatto con la natura, quando la pelle si fa preda del vapore e ne sfrutta il potere curativo e purificatorio; con Smoke Sauna – I segreti della sorellanza Anna Hints, regista e sceneggiatrice del film, racconta la tradizione estone della Sauna di fumo di Vana-Võromaa, nel sud-est del paese, considerata dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il lungometraggio, vincitrice sia al Sudance Film Festival per la regia che all’European Film Award come miglior documentario, arriva nelle sale italiane a partire dal 5 febbraio 2024, pronto a portare il pubblico, per circa 90 minuti, all’interno di luoghi la cui sacralità viene ricercata attraverso il confronto continuo tra le donne protagoniste, presenze femminili dall’impossibile identificazione, se non nella simbolica presenza di quell’unica figura, scelta per dare un volto all’umana femminilità. Prodotto da Alexandra Film, Kepler 22 Production e Ursus Parvus, il film viene distribuito da Wanted Cinema.
Leggi anche Smoke Sauna: trailer e data d’uscita del film tutto al femminile di Anna Hints
Smoke Sauna: la condivisione tra i copri
“Con il sudore esce tutto il dolore. Con il sudore esce tutta la paura”.
Nient’altro che il racconto della tradizione, nient’altro che la nuda manifestazione del bisogno di sentirsi liberi, di alleggerire l’esistenza da tutto ciò che l’esser donna porta con sé. Il tutto fatto all’interno di quel medesimo luogo, umido, buio, ma accogliente in quanto solidale, un luogo in cui poter condividere ogni aspetto della propria esistenza in quanto donna, madre, figlia, dall’insoddisfazione materna e la ricerca di un’estetica considerata corretta, alle gioie e i dolori del parto, all’inumanità della violenza, alla ciclicità mestruale, ai piaceri del sesso. Un dialogo continuo, in cui un volto e i dettagli di corpi imperfetti e mescolati gli uni con gli altri, esprimono con estrema trasparenza e naturalezza tutta la frustrazione data dalla loro condizione e tutta la soddisfazione data dal sentimento di sorellanza, da quel sentirsi parti assemblate di un unico corpo, tenuto assieme dall’obnubilamento termostatico e calorifero che pervade la pellicola senza mai appannarne la visione.
Femminea purificazione
“La sauna è un luogo sacro, dove ci si purifica. E quando ti purifichi è come una benedizione. Lavi via tutto lo sporco”.
Smoke sauna è un’opera che percepiamo, che interiorizziamo attraverso la pelle, un’opera femminea, pensata da una donna, voluta per le donne, narrata dalle donne, un’opera che suda, che, nell’atto della sua purificazione, disvela i temi più viscerali della femminilità passando dai dialoghi intessuti tra i corpi nudi, crogiolati nel loro essere condivisi e nel loro essere insieme, e si sofferma su ognuno di quegli aspetti che ne hanno condizionato l’esistenza, che ne hanno caratterizzato la personalità.
Le voci che udiamo, unite ai corpi dei quali assistiamo all’esfoliazione, si esprimono libere, alleviate del peso delle proprie vesti, alleviate del peso della propria condizione sociale, di tutte quelle costrizioni e quei compromessi a cui l’essere femmina porta; nude nel corpo così come nude nello spirito, fiere della loro naturalezza, rinvigorite dal loro essere vere.
Smoke Sauna: valutazione e conclusione
L’encomiabile lavoro di Anna Hints va riconosciuto per la sua ricercatezza e per quanto, alla sua opera prima, la registra sia in grado di mostrarsi abile nella sua curiosità, nel suo voler documentare un atto così tanto intimo e volerne trasmettere la forte valenza purificatoria. La telecamera oltrepassa la pelle, ne mostra ogni dettaglio per scavarne le imperfezioni, e poi si allontana, mostra distante il luogo e i personaggi, con un netto contrasto amplificato dalla termica opposizione che separa l’interno dall’esterno, in parallelo ad uno scavo interiore che passa per la cura dell’esteriorità. La fotografia esalta l’unicità del racconto, opponendo al candore esterno il buio intimistico della sauna dove tutto è confuso, combinato dal vapore e dalla scarsa illuminazione, quasi a non volere identificare i suoi personaggi come individui ma come gruppo, come rappresentazione di un intero genere, quello femminile, ascoltato, percepito e respirato per 90 minuti.
Leggi anche Nastri d’Argento Documentari 2024: annunciate le cinquine finaliste e i premi speciali