RomaFF11 – Snowden: recensione del film di Oliver Stone

A 4 anni di distanza da Le belve, Oliver Stone torna alla regia con Snowden, biopic sulla vita privata e professionale di Eric Snowden, l’informatico americano che nel 2013 ha rivelato diverse informazioni sui programmi di sorveglianza di massa adottati da CIA e NSA. Il protagonista del film è Joseph Gordon-Levitt, affiancato dalla star di Divergent Shailene Woodley. Presenti inoltre in ruoli secondari Rhys Ifans, Zachary Quinto, Melissa Leo, Tom Wilkinson e Nicolas Cage.

Snowden

Il film è incentrato su circa 10 anni di vita di Eric Snowden (Joseph Gordon-Levitt), brillante informatico che viene assunto dalla CIA per rinforzare la sicurezza informatica degli Stati Uniti in seguito ai tragici eventi dell’11 settembre 2001. Quella che si prospetta come una brillante carriera in ambito governativo diventa invece una fonte di tormento per Snowden, che viene messo di fronte agli strumenti illeciti che l’intelligence utilizza per tenere controllata ogni forma di comunicazione digitale, e di conseguenza la vita di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Lo stato di perenne paranoia di Snowden lo porta prima a mettere in crisi il rapporto con la fidanzata Lindsay Mills (Shailene Woodley) e poi a decidere di rendere note le procedure utilizzate dal governo con l’aiuto della troupde del The Guardian composta da Glenn Greenwald (Zachary Quinto), Ewen MacAskill (Tom Wilkinson) e Laura Poitras (Melissa Leo).

Snowden: un biopic coraggioso per i temi affrontati, ma convenzionale per forma e narrazione

Snowden

Oliver Stone riprende un tema portante del suo cinema come la critica alle istituzioni americane, mettendo in scena un biopic coraggioso per le tematiche affrontate, ma decisamente convenzionale per forma e narrazione. Snowden ci mette infatti davanti a una verità scomoda, anche se non del tutto sconosciuta, come le pesanti violazioni della privacy da parte del governo statunitense, ma senza mai scuotere o indignare del tutto lo spettatore, come se mancasse quel furore che nel bene e nel male ha sempre contraddistinto la produzione del cineasta americano.

Rispetto al Ron Kovic di Nato il quattro luglio, che utilizzava la sua personale tragedia per demolire dalle fondamenta le indecorose azioni del governo americano nell’epoca della Guerra del Vietnam, l’Eric Snowden di Oliver Stone è un personaggio più quadrato e pacato, che per lunghi tratti più che determinare gli eventi li subisce, proprio come quella Biancaneve a cui viene insistentemente paragonato dal suo mentore alla CIA Corbin O’Brian (un ottimo Rhys Ifans).

La vena complottista che ha da sempre animato il regista cede così sorprendentemente il passo all’analisi della sfera personale del protagonista, di cui, anche grazie alla buona prova di Joseph Gordon-Levitt, riusciamo a cogliere tutte le paure, i tormenti e la progressiva disillusione nei confronti delle istituzioni in cui aveva sempre creduto. A fare da contraltare allo schivo e sempre più tormentato protagonista è la dolcezza del personaggio interpretato da Shailene Woodley, che finalmente convince sia per la sua bellezza che per la sua espressività, mettendo in risalto l’umanità di Lindsay e tirando fuori per contrasto anche quella di Eric.

Snowden porta a riflettere su come la privacy in epoca digitale stia diventando sempre più un’utopia

Snowden si rivela inaspettatamente un film in cui la politica e la critica sociale diventano il focus del racconto solo nella parte finale, che fa luce sull’Odissea personale vissuta dal protagonista a seguito della denuncia da lui effettuata nei confronti delle istituzioni americane (a tal proposito, sono da seguire con attenzione i titoli di coda).

Oliver Stone commette lo stesso peccato di una parte di stampa, mostrando sempre e solo le ragioni di Eric Snowden e di chiunque veda leso il suo diritto di privacy, evitando di inserire tutto ciò in un contesto più ampio e di esporre anche le ragioni per cui il governo americano ha adottato questi provvedimenti. Forse troppo poco per appassionare fino in fondo lo spettatore, ma abbastanza per farlo riflettere su come la privacy in epoca digitale stia diventando sempre più un’utopia e sui preoccupanti scenari totalitaristi a cui può portare un controllo totale delle comunicazioni.

Snowden

Dopo i passi falsi delle sue ultime pellicole (ci riferiamo soprattutto a Wall Street – Il denaro non dorme mai), Oliver Stone torna a convincere con un film equilibrato e sobrio che, nonostante qualche lungaggine di troppo e la ridondanza di alcuni passaggi, riesce a coinvolgere per più di due ore. Il risultato non è certamente paragonabile a pellicole fondamentali Platoon, Wall Street, Nato il quattro luglio, JFK – Un caso ancora aperto, ma porta comunque lo spettatore a una severa e amara riflessione sulla realtà che lo circonda, segnando così il ritorno al buon cinema di uno dei più grandi cineasti viventi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3