Sognando il ring: recensione del film Netflix sul WWE
Da una storia molto semplice da seguire, il film Sognando il Ring, targato Netflix/WWE Films, si concentra su una forza interiore da valorizzare e da sfruttare per superare i numerosi ostacoli della vita. Il risultato è discutibile per messinscena e gestione degli attori.
Sognando il ring (The Main Event), disponibile dal 10 Aprile su Netflix, è la storia di Leo Thompson (Seth Banee Carr), undicenne appassionato di wrestling che sogna tutti i giorni di entrare a far parte del team di lottatori professionisti. Costretto a subire le angherie di bulli che non si prestano in nessun modo al dialogo, Leo vorrebbe cercare di vivere una vita regolare, con i suoi interessi da coltivare, un padre con la quale dialogare senza impedimenti alcuni e un sogno da realizzare. Un giorno scopre una maschera da wrestling magica, che gli conferisce una super forza e una perfezionata personalità da sfruttare per intimorire gli avversari. Con l’aiuto dei suoi amici e dei suoi familiari, Leo darà il massimo per dimostrarsi all’altezza di una serie di match, istituiti nel suo quartiere per reclutare il prossimo campione del brand WWE (World Wrestling Entertainment).
Sognando il ring: un film che si appoggia su uno schema rodato
Sognando il ring parte da uno spunto di trama già percorso e utilizzato, ovvero quello della giovane promessa che dimostrerà ai suoi coetanei quanto può valere in sfide sempre più impegnative e imprevisti del caso che lo abbatteranno; uno schema già battuto ed esplorato in lungo e in largo che subisce una deriva fantasy, con l’aggiunta di una maschera magica che conferisce poteri speciali. Un elemento che vivacizza una messinscena telefonata già dai primi istanti di film, dal rapporto del protagonista con i suoi trascurati amici fino agli interessi amorosi che non riescono a trovare spazio per una passione divenuta realtà. La maschera è un’aggiunta che interviene per non condurre il titolo verso il fallimento; si rivela essere la qualità vincente di una storia forzata e poco impattante.
Leo sfrutta i poteri derivanti dalla maschera per rinnovare il suo carattere impacciato e affrontare le sue paure più grandi, dall’accettazione in famiglia con un padre che fa fatica a venirgli incontro a compagni di classe irascibili che sono pronti a schernirlo. La particolarità di Sognando il Ring è contenuta in questa traccia di tipo fantastico che è un tutt’uno con il personaggio primario. A Seth Banee Carr viene affidato il timone di un film che si alimenta con inserti comici simpatici e vari match contro lottatori agguerriti e desiderosi di ottenere il contratto per la WWE.
Sognando il ring: una schiera di attori poco convincenti, costretti a svolgere ruoli preimpostati
Se dobbiamo addentrarci sul fronte delle interpretazioni, il giovane attore di punta riesce ad intrattenere con una grande energia sprigionata in ogni atto del film. Il resto del cast non riesce a seguire lo stesso schema condotto dal personaggio di Leo, rimanendo sugli scudi e in attesa di arrivare a fine pellicola senza particolari sforzi. Costretti a recitare parti che non spiccano per originalità, gli interpreti secondari assecondano i voleri di una sceneggiatura che si interessa alla rifinizione dell’arco evolutivo di Leo; il bambino protagonista è portatore di valori sani, subisce una deviazione in termini di moralità, deve riscattarsi e affronta gli imprevisti a testa alta.
Tutto è sulle sue spalle, non affidandosi ad un supporto adeguato al contesto. Il nucleo familiare, il gruppo di amici e gli sfidanti che inseguono la vittoria del contest per ottenere il contratto sono elementi bidimensionali che sfruttano la loro presenza scenica per colmare i vuoti di una storia lontana dall’essere incisiva. Procedendo in un binario già percorso, senza reinventarsi, il regista Jay Karas disperde le sue energie in scontri alimentati dal fantastico, che prende vita in maniera piuttosto accentuata, sorvolando le leggi della fisica. Una confezione con poche risorse da valorizzare appieno e una gestione degli attori non particolarmente riuscita.