Solo: A Star Wars Story – recensione
La recensione di Solo: A Star Wars Story, un film su un giovane fuorilegge alle prese con le sue prime avventure. Un appassionante storia sulle origini del famoso personaggio interpretato nella sua giovinezza da Alden Ehrenreich.
È sempre una galassia lontana lontana quella di Solo: A Star Wars Story, ma che esplora nuove origini e tratteggia la giovinezza di una delle icone più amate della mitologia stellare. Han Solo deve rinunciare al volto e al modo di fare di Harrison Ford per dare spazio ai freschi connotati dell’attore Alden Ehrenreich, che veste i panni del migliore pilota della galassia nel suo approcciarsi per la prima volta alla vita da fuorilegge, correndo lassù, tra le stelle, dove da sempre ha sognato di volare.
Han (Alden Ehrenreich) deve scappare da Corellia. Vuole prendere una nave con Kira (Emilia Clarke) e lasciarsi alle spalle l’oppressione imposta dal pianeta. Ma i piani per due sembrano destinarli altrove, nonché lontani l’uno dall’altra. Sarà su questo che Han stabilirà il suo futuro: diventare un pilota, trovare una propria nave e andare a cercare la ragazza. Il destino crea però altre strade per farli rincontrare ed una di queste vede Han far parte della squadra di ladri capitanata da Tobias Beckett (Woody Harrelson), di cui entrerà a far parte insieme al wookiee Chewbecca (Joonas Suotamo) e gli permetterà di incontrare il noto truffatore Lando Calrissian (Donald Glover).
Solo: A Star Wars Story – un Han Solo “arrogante e affamato”
È una storia di sopravvivenza quella di Solo: A Star Wars Story, di un giovane senza famiglia, di persone che hanno perso la propria casa e di guerrieri che cercano di proteggere le proprie radici. Nel secondo spin-off dedicato alla stellare saga plasmata da George Lucas, il film diretto da Ron Howard – che ne ha preso le redini dopo il licenziamento dei registi Phil Lord e Christopher Miller – è indirizzato verso lo scoprire il passato di un personaggio storico, senza dimenticare il fattore di intrattenimento che si pone come primario e non si preoccupa di mitizzare un ragazzo che avrà tutto il tempo per diventare l’eroe che conosciamo.
Han Solo è “arrogante e affamato”. Si muove con la sicurezza che gli abbiamo visto sfoggiare milioni di volte, ma che non dimentica di sottolineare i difetti legati all’inesperienza del ragazzo e che lo rendono ancora più spavaldo, alle prese con le regole del mondo e con nel sangue il prospetto di poter far parte un giorno di una ribellione. Partendo dalla sua condizione di solitudine che lo rende inevitabilmente “Solo”, Han si ritroverà immerso in un’avventura che lo circonderà di una famiglia di cui è impossibile fidarsi, ma che gli permetterà di fare il primo salto spaziale e segnerà i punti fondamentali per il suo percorso di crescita, sempre accanto all’amico Chewbecca.
Solo: A Star Wars Story – un’origin story che non pensa al futuro, ma al divertimento
Alden Ehrenreich non affronta un ruolo facile e merita il dovuto rispetto per il coraggio messo a disposizione e indirizzato verso la migliore caratterizzazione possibile di un giovane Han Solo, la quale ripercorre essenzialmente la personalità ben centrata del personaggio e che l’attore riflette con espressioni e gesti. Mai caricaturale, mai forzato: Ehrenreich è un Han Solo cucito sulla figura del vecchio interprete Harrison Ford e mostra in ogni inquadratura di esserne all’altezza. Come lui, anche i suoi compagni di viaggio sono degli interpreti eccellenti, tra cui su tutti sanno farsi riconoscere un Woody Harrelson sempre bravissimo davanti alla camera da presa e un Donald Glover sorprendente, con un carisma pazzesco, che rende il suo Lando affascinante e a tratti incredibilmente divertente.
Solo: A Star Wars Story non è ancora particolarmente legato a nessun filo conduttore che si rifà al cuore della saga e per questo permette al racconto di muoversi su terreni puramente di svago, arricchiti dalla consueta capacità dei film di Star Wars di offrire sempre qualcosa di nuovo sotto l’aspetto visivo. Un origin story a cui è facile appassionarsi e che, come il giovane Han Solo, non pensa ancora al pericolo dell’Impero o alla possibilità di un’alleanza, ma vuole soltanto volare libero nella galassia insieme alla sua nave. In ogni caso, saremo sempre portati ad amare Han Solo. E lui questo lo sa.