Solo: recensione del film Netflix di Hugo Stuven
Un film prevedibile, che dilapida in fretta i pochi punti di forza di cui gode.
Solo è un film spagnolo del 2018, disponibile su Netflix, diretto da Hugo Stuven e interpretato da Alain Hernández, Aura Garrido, Ben Temple. Solo, tratto da una storia vera, è un dramma biografico incentrato sulla vera storia di Álvaro Vizcaíno, giovane surfista spagnolo che, in seguito ad una caduta da una scogliera, ha trascorso 48 ore a combattere per la propria vita.
Fuerteventura. Settembre 2014. Il surfista Álvaro trascorre le sue giornate ricercando l’onda perfetta, godendosi il mare e il sole delle Canarie e frequentando feste in spiaggia.
L’impavido surfista, una mattina, si cimenta in un’escursione solitaria in cui rimane vittima di un tragico incidente: raggiunge una scogliera piuttosto ripida dalla quale precipita in una zona inaccessibile dell’isola, fratturandosi l’anca e riportando numerose ferite al corpo.
Per Álvaro comincia così una durissima lotta per la sopravvivenza, in cui deve superare una natura implacabile e affrontare le proprie paure per cercare di sopravvivere.
Solo: un film sulla rinascita fisica ed emotiva
Solo è l’incredibile storia di un uomo che sarà costretto a lottare per sopravvivere per quarantotto ore senza cibo e acqua: due giorni e due notti di dolore, solitudine e allucinazioni. Quello che sarebbe dovuto essere un incredibile giorno sportivo si trasforma in secondi, minuti e ore di agonia estrema, fra paure, ricordi e visioni. Il film di Hugo Stuven ricorda molto il celeberrimo 127 ore, film del 2010 con James Franco, la cui storia sembra seguire la stessa direzione narrativa, centrando la disperazione di un uomo isolato e ferito.
Dal punto di vista tecnico, Solo sorprende per la sua messa in scena: montaggi in stile videoclip, flashback, forti soggettive e scene oniriche, che si alternano alla sofferenza del protagonista e alla sua tragica realtà. Ma queste soluzioni registiche non riescono comunque ad elevare e ad enfatizzare il dramma di Álvaro, a causa dell’inserimento di arditi voli pindarici tra il passato, che apre ampi squarci nella storia, e il presente che tenta di afferrare lo spettatore e tenerlo inchiodato allo schermo. In Solo purtroppo ciò che tende a prevalere per tutta la durata della pellicola è la resa visiva della storia stessa: si possono ammirare scene di surf potenti e paesaggi mozzafiato delle dune in riva al mare.
Dal punto di vista contenutistico e narrativo Solo è molto prevedibile, non dispone di un ritmo e di una tensione necessari da rendere questo film spagnolo particolarmente memorabile. I motivi si possono ricercare oltre che in una sceneggiatura poco ispirata e poco elaborata, sicuramente nella mancanza quasi totale di chimica e coesione tra gli interpreti del film.
La narrazione dilapida i pochi punti di forza di cui gode e trascina la pellicola nel più cupo oblio degli abissi cinematografici
Solo racconta la rinascita fisica ed emotiva di un uomo alle prese con una natura selvaggia e crudele, un uomo in balia del proprio dolore e dei vortici della solitudine, in cui il miraggio si confonde con il sogno e la realtà. Il film di Hugo Stuven pur sorprendendo dal punto di vista tecnico, non riesce nell’impresa di coinvolgere lo spettatore, finendo per dilapidare ed esautorare i pochi punti di forza di cui gode e trascinando la pellicola nel più cupo oblio degli abissi cinematografici.
Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5
2.1
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