Sorella Morte: recensione del film Netflix

La recensione di Sorella Morte, il film Netflix diretto da Paco Plaza e scritto da Jorge Guerricaechevarría, disponibile dal 27 ottobre.

Spagna, 1939. Una bambina soprannominata “la niña santa” diventa famosa per aver avuto una visione della Vergine Maria e finisce sulle prime pagine dei giornali. 10 anni dopo, quella bambina, diventata grande, si presenta a un ex convento, ora trasformato in collegio dopo gli orrori della guerra, per prendere i voti perpetui col nome di Sorella Narcisa (Aria Bedmar) e insegnare lingue e scienze al posto di sorella Inès. Una volta in stanza, da sola, Narcisa trova in una scatola alcuni oggetti di Inès, fra cui una foto con la scritta “sorella Soccorso”. Strani eventi iniziano a manifestarsi attorno a lei. Questo è l’incipit di Sorella morte, film diretto da Paco Plaza e scritto da Jorge Guerricaechevarría, che entra nel catalogo Netflix il 27 ottobre.

Sorella Morte: un racconto inquieto che desta spaesamento

Ambientato negli anni Quaranta, alla fine della guerra civile spagnola, Sorella Morte fa emergere le più inquietanti paure degli esseri umani. Nel convento colpito da una terribile tragedia, Narcisa inizia a lavorare, seguendo le bambine, cercando di dare loro quel calore che non avevano. Narcisa all’inizio cerca di non dare troppa importanza a quei piccoli segni di qualcosa di terribile e orrorifico, di inspiegabile, macchie di un dolore difficile da cancellare. Con il trascorrere dei giorni quegli strani eventi si fanno sempre più inquietanti e quei piccoli e grandi indizi di presenze diventano molto più terrorifici. Narcisa inizia ad aver paura e a indagare in quel magma di incubo e inquietudine. Quella sedia che cade, primo segnale del “maligno”, è solo l’inizio di una concrezione di sangue, strazio, ricordi angosciosi; tutto ciò la tormenta e la mette in crisi. La novizia si trova di fronte ad una scelta: scoprire i perché nascosti e risolvere il mistero oppure credere alla Madre Superiora (Maru Valdivielso) e accettarsi come maledetta. Lei si rifiuta di rimanere “veicolo” del maligno e così inizia a indagare sui segreti che circondano il convento. 

Proprio a questo punto, mentre si parla di una sorella in crisi, è il caso di sottolineare che Sorella Morte è il prequel di Verónica. Le due pellicole narrano il profondo smarrimento delle due protagoniste, sono giovani, si sentono sole e abbandonate, hanno grosse responsabilità, devote alla loro missione di prendersi cura di bambini e proteggerli. Se Verónica si interessava dei suoi fratellini, Narcisa si preoccupa delle educande del convento, quelle premonizioni e manifestazioni soprannaturali che la tormentano provocano l’ostilità delle altre sorelle. Sorella Morte spaventa, inquieta, fa tremare i polsi, quando si mescolano soprannaturale, religioso e psicologico, tutto si fa più forte. Interessante è che proprio nel momento in cui Narcisa guarda e osserva, tutto è riconducibile a occhi, sguardo, alla vista e alla perdita di essa.

L’horror di Plaza riesce a spaventare e a far riflettere il pubblico

Paco Plaza sa usare il genere, gioca con gli elementi dell’horror, costruisce con questi ultimi la tensione e di minuto in minuto l’ansia e l’angoscia aumentano, grazie ad atmosfere estremamente inquietanti. Tutto lavora a creare questo mondo, la storia, gli orrori della Guerra, morbo difficile da cancellare, le possessioni, i segni del Maligno.

La paura e l’abominio sono ancora più tangibili per il luogo in cui la storia è ambientata. Lì, dove tutto dovrebbe essere santo e sacro, dove abitano, insegnano le rappresentanti del Signore, proprio in quel luogo succede l’inspiegabile, lo spaventoso. Il puro nitore delle vesti delle sorelle ha un valore simbolico, incarna la purezza della tonaca che si scontra con l’efferatezza del celato, col sangue e con l’empietà dell’umano e del non-umano, la stessa cosa vale per l’ambiente, le statue, l’arredo che si sporcano sempre più dei misteri di cui Narcisa viene a conoscenza, di cui è permeato il luogo.

Le notti di Narcisa, alle prese con le manifestazioni paranormali, sono sempre più insopportabili, nonostante il maligno si manifesti sempre allo stesso modo, quasi con la stessa cadenza di un martello pneumatico, tutto ciò che capita lì dentro è sempre più traumatizzante. L’orrore che abita e ha abitato quello stanze, quelle persone e la Storia, si mostra in maniera potente e quando si svela, fa emergere le sue motivazioni che vanno oltre il soprannaturale, anzi sono molto e profondamente reali. Incredibilmente, si fa strada l’idea che l’essere umano è molto più demoniaco di qualsiasi presenza, di qualsiasi possessione. 

Sorella Morte: valutazione e conclusione

L’horror di Plaza non spaventa tanto o non solo con le sequenze visivamente spaventose in senso stretto, quanto con quell’ansia con cui lo spettatore convive dal primo all’ultimo minuto, con quell’inquietudine con cui bisogna fare i conti lungo la visione. Sorella Morte dialoga proprio con il recondito e il celato, con la memoria spaventosa di una Storia che lascia e ha lasciato ferite profondissime, dialoga tra il vissuto e il ricordato, tutto ciò si fa agghiacciante e per renderlo più digeribile e narrabile lo traduce con segni del maligno che scuotono le sorelle e le bambine.

Sorella Morte ha a che fare con la tristezza e la malinconia, con il lutto e il dolore, con la violenza e il sangue. Plaza riesce a rendere la sua storia ancora più profonda e intensa grazie ad un cast che interpreta benissimo il terrore e la paura, l’angoscia e l’inquietudine, Bedmar è eterea nei panni della diafana novizia che porta una dolorosissima croce con pia mitezza, con insicura, religiosissima arrendevolezza, intanto il dubbio la mangia da dentro e cammina nell’oscurità. Mentre il sangue cola da ogni parte e i segreti e i misteri di cui viene a conoscenza si svelano, Narcisa si muove leggera e bianca nel suo candido desiderio di sapere. Il suo – e anche il nostro – è un viaggio intimo che conduce alla liberazione di sé e dai fantasmi del passato. Sorella Morte racconta demoni e dubbi, sangue e dolore, menzogne e ingiustizie e, come spesso capita in questi film, fa riflettere su religione e salute mentale, maligno e fragilità umana. L’opera di Plaza è un’esperienza mistica e profondamente terrena, immerge lo spettatore in un mondo bianco ma in realtà nero per tutte le ferite e le storture che porta dentro, un film che turba e coinvolge.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4

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