Sotto La Pelle Del Lupo: recensione del film Netflix
La recensione di Sotto la pelle del lupo è un film spagnolo, originale Netflix, diretto da Samu Fuentes, con Mario Casas, Irene Escolar e Ruth Díaz
Sotto la pelle del lupo (Bajo la Piel de Lobo) è un film spagnolo, originale Netflix, scritto e diretto da Samu Fuentes, con Mario Casas, Irene Escolar, Ruth Díaz, Kandido Uranga e Josean Bengoetxea.
Il film racconta la storia di un cacciatore, Martinon (Mario Casas), l’ultimo abitante di un villaggio di montagna nel nord della Spagna. Martinon è un uomo burbero e solitario, vive la maggior parte del tempo immerso nella natura e di tanto in tanto scende a valle per vendere pelli e comprare ciò di cui ha bisogno. La sua vita selvaggia e disadorna cambia quando decide di comprare una donna, una delle figlie di Ubaldo, Pascuala, perché gli tenga compagnia. Quando Pascuala entra nella tua vita, tutto cambierà per lui.
Da quel momento la sua quotidianità e la sua condizione di isolamento verranno sconvolte da una donna che serba un segreto, i cui strascichi porteranno Martinon a dover affrontare una nuova realtà, facendo appello ad una umanità e ad una identità che non gli sono mai appartenute.
Sotto la pelle del lupo: il film originale Netflix
Sotto la pelle del lupo è un film contemplativo, caratterizzato da dialoghi minimali e una forza visiva che si divide tra le spettacolari riprese esterne, il freddo splendore di un paesaggio montuoso imponente, e il carattere del protagonista Martinon, un cacciatore solitario, bruto e così reale nella sua animalità. Il film, girato tra le Asturie e L’Aragona, pone la sua forza drammatica in una dicotomia universale, ovvero la lotta tra l’uomo e la natura, la contrapposizione tra civilizzazione e imbarbarimento, che in un certo senso sembra riferirsi, almeno visivamente, al film di Iñárritu, Revenant.
Sotto la pelle del lupo, ambientato in un tempo indeterminato, enfatizza molto il valore dell’ostinazione di un uomo nel creare la propria quotidianità in una terra di nessuno, che è spesso ostile, matrigna, rischiosa per chiunque. La pellicola è potente, dal punto di vista estetico, anche se è imperfetta. Quest’uomo, che vive nella sua solitudine e nell’isolamento più assoluto, ci mostra quanto sia poco preparato a doversi raffrontare con altre persone. La sua sfida più grande non è solo rapportarsi con la natura, una presenza magnetica che crea quasi un duello primitivo, ma anche con due donne, da cui egli stesso differisce in tutto, essendo un uomo che a volte è più animale che persona.
Sotto la pelle del lupo vive di scene meditative
Il film però spesso soffre di alcune imprecisioni: in primis la storia non approfondisce alcune sue sotto trame, ad esempio il sottotesto che guarda alla donna come un oggetto di scambio; inoltre la parte centrale è inspiegabilmente lunga, non c’è progressione, spesso il film resta fermo e la trama sembra non portare da nessuna parte. Sotto la pelle del lupo vive di scene isolate, meditative, ma il problema reale non sono i pochi dialoghi, ma l’inerzia della narrazione.
Mario Casas offre un’interpretazione muscolare, brutale, quasi uno specchio umano della natura che lo avvolge; egli confida nella sua fisicità per veicolare dettagli del suo personaggio, laddove i dialoghi mancano senza che se ne percepisca l’assenza. Samu Fuentes ha uno stile riflessivo, non dissimile dal documentario, un regista che ha saputo cogliere con grande maestria gli stupefacenti paesaggi asturiani che all’interno del film, in ultima analisi, restano una delle ragioni più convincenti per guardare Sotto la pelle del lupo.