Sotto le foglie: recensione del film di François Ozon
Tutto ciò che appare buono, utile e amorevole in Sotto le foglie può essere anche il suo esatto contrario.
Sotto le foglie, del regista francese François Ozon, è un altro, seppur diverso dal solito, piccolo gioiello raffinato ed esile nella rappresentazione, ma dal contenuto semantico che riesce ad esprimere concetti in parte nuovi, dalle tinte drama e noir. Elementi che insieme intersecano più stili e più generi, creando un racconto interpretativo, originale, che rifugge dal dover concludere una vicenda anche se questa dura un’intera vita. Premiato per la migliore sceneggiatura ai premi San Sebastián e candidato ai premi César e Lumière, Sotto le foglie, che in originale, tradotto, si intitolerebbe Quando viene l’autunno, arriva nei cinema dal 10 aprile 2025.
Sotto le foglie: tre vite, tre anime, tre generi
Tutto parte dalla figura di Michelle, da un incidente fatidico che connette la linfa vitale della donna a un futuro che cambia la sua esistenza, che tragico rimette però anche ogni cosa al proprio posto. L’istinto materno della donna nei confronti del nipote Lucas è quello che lei mai è riuscita a portare a compimento con la propria figlia, madre del bambino, convinta che l’intento di Michelle nei suoi confronti sia tossico e volutamente velenoso, e l’affetto nei confronti di Lucas morboso. Ma l’amore di Michelle sembra invece così puro agli occhi di chi la circonda: alla sua miglior amica da sempre e al figlio di lei, Vincent, uscito di prigione da poco e fin troppo diposto e propenso a fare del bene. Ecco che in Sotto le foglie si mescolano e incrociano più generi: un dramma familiare, una comedy thriller e un crime agrodolce. Nella Borgogna di Sotto le foglie si sviluppa una storia dall’atmosfera rurale e agreste – dove a case in campagna si alternano passeggiate nei boschi – e dalla corrispondenza amorale e ingiusta.
Il Sotto le foglie di Ozon si cambia ambientazione, in parte genere e anche l’età dei protagonisti si distanzia dalle psicologie che il regista francese è sempre stato maggiormente interessato a indagare. Eppure diventano poi tre le generazioni che si susseguono nel film. E a partire dalla figura di Michelle, tutti i personaggi hanno delle ombre nella loro anima, delle striature che offuscano il resto, dove non esiste nessun grado di contatto umano che si basi, senza dubbio, solo sull’amore e il benessere dell’altro. Ogni figura, ogni genitore e ogni figlio può essere tanto vittima quanto carnefice, e le accuse, il dubbio e l’incertezza investe tutti, nessuno escluso. A muoverli è sicuramente l’amore, ma quello che non conosce regole, che va sempre oltre, diventando intraducibile, estremo, inspiegabile. Come tutto è controverso, vero e falso al tempo stesso e sicuramente oscuro, Sotto le foglie è un film fatto di misteri, di segreti, di verità non dette perché mai accertate, mai esposte e mai ammesse.
Quando viene l’autunno inizia una metamorfosi
Raramente François Ozon non dà vita a film carichi di significati ed esteticamente poetici, delicati nel mostrare le passioni più intense, e che riescono a restituire sensibilità anche dove questa sembra assente. Le anime, gli spiriti, le sparizioni di Sotto le foglie che nel titolo originale Quand vient l’automune, cioè Quando viene l’autunno, raccoglie parte del suo messaggio, sono tutte legate da un filo invisibile, che diventa sempre più resistente man mano che si creano nuove famiglie e nuove parentele. Spinte dal bisogno, dalla necessità o semplicemente dal desiderio, i personaggi del nuovo film di Ozon non sono solo il trionfo dell’imperfezione, ma un’affermazione celebrativa di tutto ciò che può essere equivoco, enigmatico, sospetto. Perché, nel film, pensiero e azione, per quanto affini, non sono sempre collegati dal principio di causa-effetto; anima e corpo nascono da fonti diverse, percorrono strade simili e opposte, ma solo nell’oggettivo possono essere stabilite e dichiarate, e perciò positive o negative.
Sotto le foglie: valutazione e conclusione
Le traboccante negatività del film di Ozon viene poi decisa dal filtro soggettivo di come tutto si risolva nel momento in cui tutto si spezza. Perché occultate e ricoperte dal fogliame, come d’autunno accade, solo eliminando ogni strato si può vedere con chiarezza cosa c’è sotto. Tutto ciò che appare buono, utile e amorevole in Sotto le foglie può essere anche il suo esatto contrario. Ed è qui che si inserisce lo straordinario simbolismo che Ozon rappresenta attraverso il cibo, che unisce le persone, le mette a tavola insieme e che diventa principio nutritivo e pericolosa tossina. I funghi, che nella quiche di Michelle, per errore, o forse no, quasi uccidono la figlia, sono l’esempio ideale che, come un cerchio, inizia e si conclude. Resta però poi più di una domanda: nel tempo che passa cosa è accaduto? Nell’arco di quegli anni che non vediamo è stato detto qualcosa? Ma soprattutto, cosa è realmente successo? Ecco che, nell’incipit come nel finale Sotto le foglie continua a poter essere un crime, un family drama e una commedia thriller, dove tutto ciò che può apparire surreale, assurdo e spregevole diventa reale, logico e possibile.
Leggi anche Queer: recensione del film da Venezia 81