TFF35 – Speak-up (A voix haute): recensione
Speak-up (A voix haute) è il documentario sull'importanza della parola, un elogio all'oratoria che unisce insegnanti e studenti universitari
L’importanza e l’amore per la parola nel documentario francese realizzato da Ladj Ly e Stéphane de Freitas: Speak-Up (A voix haute) è imparare a usare le parole come arma per difendersi, elevarsi, migliorare la propria vita attraverso l’abilità di sostenere discorsi convincenti. Un elogio all’oratoria che unisce insegnanti e studenti in un’enorme sala da riempire soltanto con l’utilizzo della propria voce, un’opportunità di crescita per sapersi destreggiare tutti i giorni e sapersi difendere senza dover ricorrere a null’altro se non alla dote dialettica.
È la Francia della periferia quella che i registi Ladj Ly e Stephane de Freitas portano sul grande schermo, un’occasione per farla parlare, per ascoltare le proprie intenzioni, i propri sogni, per inseguire il percorso di ragazzi motivati, decisi a mettere da parte le loro insicurezze avvalendosi della facoltà non comune di catturare le persone e convincerle grazie all’uso delle parole. Entrando nelle classi dell’Università di Saint-Denis, la camera da presa segue la preparazione al concorso annuale di Eloquentia che nominerà il prossimo miglior oratore, un tragitto che vedrà i ragazzi interessati impegnati in esercitazioni, dibattiti, studio del corpo e dell’assonanza di suoni e sillabe. Un’opportunità che saprà accendere nell’esistenza dei protagonisti una scintilla, la consapevolezza di aver affinato uno strumento indispensabile che potrà portarli avanti.
Speak-Up – L’importanza del saper parlare
Parlare è una di quelle azioni che quotidianamente svolgiamo. Comunichiamo a casa, al lavoro, con i nostri amici o familiari. Parliamo del più, del meno, del tempo, degli affari. Parliamo, a volte, senza però saper parlare. Ci esprimiamo senza lasciare intendere le nostre vere intenzioni, trattando in maniera superficiale una materia preziosa prima come la parola. Per questo è stato fondato il concorso Eloquentia e per questo così tante università si mostrano interessate ad offrire ai propri alunni l’opportunità di apprendere bene il modo corretto di far intendere le proprie idee.
Costituita dunque la classe di studenti a Saint-Denis, per gli spaesati alunni arriverà il momento di tirar fuori tutto ciò che non hanno mai avuto il coraggio di dire, le sfide che non hanno mai voluto affrontare, esaltare una libertà di espressione che troppe volte diamo per scontata e che invece è ciò che ci rende umani e pensanti. Il tutto studiando le parti fondamentali della costruzione di un discorso, non trascurando nessuno degli imprescindibili punti da seguire, gli stessi che Cicerone ha stilato oramai tempo addietro: introduzione, narrazione, argomentazione, constatazione e perorazione.
Speak-Up – Una dichiarazione d’amore verso la parola
Il documentario Speak-Up parte dall’insieme di un’aula piena di studenti per andare poi a focalizzarsi maggiormente soltanto su alcuni di essi, diventando quest’ultimi una sorta di protagonisti dei quali viene esplorata la vita, le scelte che li hanno condotti all’arte dell’orazione e le aspettative che al termine del concorso si augurano di poter attuare. Un insieme dunque diviso in due momenti dove il primo risulta più stimolante per lo spettatore, incuriosito dagli esercizi e dalle tecniche da acquisire per diventare un bravo oratore e meno interessato ad entrare nello specifico nelle abitudini di pochi studenti, che certamente portano con sé un background di indubbia forza, ma che purtroppo abbassano il grado di attenzione, decisamente più attivo all’inizio della pellicola.
Un rischio, quello del parlare davanti ad un grande pubblico, superato egregiamente dagli allievi presentati nell’opera documentaristica e dai realizzatori di Speak-Up, Ladj Ly e Stéphane de Freitas; il comprendere la rilevanza basilare che la parola porta sempre dietro di sé e saperla evocare tramite un intelletto da non lasciare mai fuori allenamento. Una dichiarazione d’amore che viene tramandata da insegnante ad alunno e ora da alunno a spettatore.