Speciale Miyazaki: Il castello errante di Howl: recensione
Oggi torniamo nel magico mondo di Miyazaki come se fossimo in un sogno dal quale non volessimo svegliarci. Proprio questa è la sensazione che si prova quando si guardano i suoi film, un’immersione totale in un mondo magico e surreale, come in un sogno.
Il secondo film di questo ciclo dedicato al regista è Il castello errante di Howl, che ci porta in un’ambientazione ben diversa da quella della Città incantata: siamo nel Giappone della II guerra mondiale con diverse influenze occidentali e americane, tra quest’ultime il dettaglio della colazione con uova e bacon. Infatti il film è ispirato all’omonimo romanzo americano del 1986 scritto da Diana Wyne Jones e pubblicato in Italia nel 2013.
La protagonista del film è Sophie, una ragazza di 18 anni che gestisce il vecchio negozio di cappelli del padre. Dalle prime scene sembra che la sua vita sia bloccata in quel negozio di cappelli e che sia totalmente priva di emozioni forti. Quando in città arriva il castello mobile del mago Howl tutto improvvisamente per Sophie inizia a cambiare per sempre.
Howl la salva da due militari molesti e con un salto la fa camminare nel cielo insieme a lui, un bellilssimo demone dai capelli biondi. Dopo questa sua comparsa a causa della vicinanza con Howl Sophie viene coinvolta nella sua vita e nei suoi affari magici, così che un giorno finisce per essere vittima della maledizione della perfida strega delle Lande e si trasforma in una vecchia di 90 anni stanca e affaticata.
E’ qui che Sophie decide di scalare la colline e raggiungere il castello per poter chiedere ad Howl di liberarla della maledizione e tornare con il suo aspetto.
Nel corso del film si vede come Sophie, anche senza l’aiuto del mago riesce a liberarsi dalla maledizione; questo è possibile perché lei nel castello ritrova una grande fiducia in sé stessa, una forza di vita e di volontà che prima nel negozio di cappelli non aveva. Nel castello Sophie vive un’emozione forte ogni giorno e questo le permette di combattere la sua vecchiaia.
Allo stesso modo la sua presenza sconvolge in meglio tutti gli equilibri degli abitanti del castello e soprattutto quelli di Howl, che alla fine del filme viene a sua volta salvato da Sophie.
Nonostante l’ambientazione sia diversa da quella della Città incantata comunque la trama contiene sempre il filo conduttore della crescita personale dei protagonisti attraverso un viaggio tra mondi, sapori e contornato da esseri fantastici.
Il castello di Howl è in grado di passare da un’atmosfera all’altra tramite una porta magica e questo consente a noi di godere tanti diversi paesaggi, quelli più crudi della guerra ma anche quelli più pacifici dei villaggi giapponesi.
La guerra entra con prepotenza in questo film in tutta la sua crudezza, ma viene trattata sempre con un alone di magia e di fantastico tipico dei lavori di Miyazaki.
Anche qui lo spettatore cresce insieme alla protagonista e prova emozioni forti di una vita dedicata all’avventura dove niente è uguale, ma ogni giorno tutto può cambiare e se tutto ciò si affronta con l’animo giusto allora tutto cambierà in meglio. Questa è la lezione che Sophie ci insegna e lo fa coinvolgendoci nella sua avventura che è destinata sin dalle prime scene a diventare tutta la sua vita.
Anche oggi siamo diventati protagonisti di un altro grande lavoro di Miyazaki e prepariamo le forze per affrontare la prossima settimana un’altra grande magica avventura.