Spectre – 007 – recensione
Probabilmente arrivato al commiato dal suo ruolo ormai iconico dell’Agente 007, Daniel Craig è il protagonista dell’avventura intitolata Spectre, da molti definita un ritorno alle origini di una delle saghe più celebri della storia del cinema.
Sam Mendes è tornato ancora una volta dietro la macchina da presa, dopo aver spento le 50 candeline con il trionfale Skyfall, forse uno dei migliori “Bond” di sempre per qualità della sceneggiatura, caratterizzazione dei personaggi (il cattivo Silva, interpretato da Javier Bardem è geniale, il migliore in assoluto, anche superiore al cupo ed eclettico Mads Mikkelsen, il Le Chiffre, antagonista in Casino Royale) e introspezione del protagonista stesso. Senza dubbio del quartetto di film interpretati dal biondo Craig, il peggiore è risultato essere Quantum of Solace, povero di contenuti e scarso di sceneggiatura con il solo apparato scenico che ha salvato la faccia alla saga.
Spectre avrebbe potuto essere la perfetta chiusura del chiasmo registico del quartetto (chiamiamolo chiasmo anomalo) e invece non è riuscito a mantenere gli altissimi livelli di Skyfall, rivelandosi pur sempre un ottimo prodotto ma mantenendo parzialmente le promesse e la grande attesa che ha scatenato. Chiariamoci: il film merita di essere visto, ma soprattutto i più golosi della saga, troveranno in Spectre qualcosa in meno rispetto all’impressionante predecessore.
Mendes questa volta ha cercato ancora di stupire e ci è sufficientemente riuscito, esagerando a volte e stancando eccessivamente l’occhio dello spettatore. Già una sostanziale differenza si è avvertita nei classici titoli di testa, mentre in Skyfall l’andamento sonoro era soave e coordinato alle immagini, in Spectre l’eccessiva bramosia dello stupore ha portato un mix di stucchevole barocco adornato qua e la da richiami ai predecessori della serie. Non eccellente la resa della canzone di Sam Smith Writing’s on The Wall, non adatta ad un film di Bond e poco orecchiabile rispetto alla hit di Adele. Gradevole invece è il ritorno al passato con la scena di apertura e il classico colpo di pistola.
L’ultima avventura di James Bond porta la spia britannica in missione per rivelare un messaggio proveniente dal suo oscuro passato, nel quale una misteriosa organizzazione ha agito nel corso del tempo influenzandone eventi e fatti. Starà all’agente 007 scoprire cosa si cela dietro il nome di Spectre, proteggere il suo paese e il mondo intero da una terribile minaccia. Nel cast, oltre al già citato Craig, vi sono personaggi davvero influenti dell’attuale panorama cinematografico mondiale, su tutti spicca il nome di Christoph Waltz, il miglior cattivo che possa desiderare un regista.
Splendide, ma non è una novità, le due Bond Girl Monica Bellucci e Léa Seydoux con una menzione in particolare per l’ultima, non la classica femme fatale di bondiana memoria ma una donna vera e segnata dal suo passato. Il resto del cast fa la sua parte, del resto non potevamo aspettarci una delusione attoriale da gente del calibro di Ralph Fiennes (il nuovo M già subentrato in Skyfall), il popolare wrestler – attore Dave Bautista (nel ruolo del perfido “buttafuori” Mr. Hinx, reduce dello straordinario successo del film Marvel Guardiani della Galassia) e Ben Wishaw, il celebre Q, aiutante e fabbricatore di diavolerie al servizio di James Bond.
Sarà lo stesso Winshaw a rivelare nel corso del film (ma come anche già fatto nel trailer) una delle auto più belle che un film di Bond possa ricordare: l’Aston Martin DB10.
Spectre – l’ultimo James Bond di Daniel Craig
Durante la pellicola si susseguono un vero e proprio trionfo di scene action spericolate, spettacolari panoramiche su Roma notturna e straordinari product placement (dal più classico e immortale Omega al mitico Champagne Bollinger, fino ai fantastici occhiali Tom Ford).
In questo panorama così sfarzoso e signorile, la sceneggiatura risulta di sufficiente livello, mancando però l’obiettivo di essere il miglior Bond di sempre. Assente e in maniera alquanto colpevole è la degna caratterizzazione del personaggio di Waltz, sfruttato solo parzialmente all’interno del quadro e un peccaminoso ritorno ai Bond piatti di Pierce Brosnan. L’attenzione tuttavia rimane alta fino al termine della pellicola, merito dell’alto tasso action, a discapito però di un fase di dialogo in alcuni frangenti ridotta all’osso.
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Splendida la fotografia che ricorda molto quella del predecessore, la colonna sonora invece gioca sempre con un mixaggio dello storico tema di James Bond e risulta appropriata, mescolando l’action e l’eros sempre in modo meticoloso. In fin dei conti cosa potevamo aspettarci di più da 007? Forse niente, forse tanto?
Sta di fatto che Spectre di Sam Mendes non mantiene il livello aulico di Skyfall, ma si assesta su una prosa di stile e azione degna di nota, contornando un quadro di pregevole fattura che, solo per una sciocchezza, non arriva a essere un capolavoro. Stupire è sempre art pour l’art, Mendes ci è andato molto vicino, ma chi ha detto che la perfezione sia sinonimo di piacere?
Spectre vi aspetta al cinema a partire dal 5 novembre 2015.