Spellbound: recensione del film animato Netflix
Una moderna avventura familiare con la principessa Ellian, nell'universo fantastico di Lumbria. Da non perdere!
Udite udite il suo nome! Ellian! La principessa di un regno lontano, che potrete scoprire su Netflix dal 22 novembre 2024, è l’intrepida protagonista dell’avventura di Spellbound. Il film d’animazione diretto da Vicky Jenson (Shrek), con la colonna sonora originale del compositore vincitore dell’EGOT Alan Menken (La bella e la bestia) e i testi di Glenn Slater (Rapunzel). Issata in un’avventura magica e atmosfere sentimentali e nostalgiche, la giovane figlia dei sovrani di Lumbria intraprende il suo viaggio fantastico verso il lago di luce per liberare i genitori da una maledizione. Oltre alla regia di Jenson, è notevole il cast vocale che include nomi di spicco come quelli di Rachel Zegler e di Nicole Kidman. Massimo Ranieri invece offre la sua voce a Bolinar e Flink nel film d’animazione – ritornando al mondo del doppiaggio dopo 28 anni da Il gobbo di Notre Dame (in cui prestò la voce al personaggio immaginario di Quasimodo).
Spellbound – Il film si muove tra “realtà” e fantasia nell’universo di Lumbria, con un incantesimo da sciogliere!
Non possiamo dire di non aver mai visto un film d’animazione del genere, se guardiamo alla componente fondamentale degli effetti speciali. La creazione di questi rappresenta una componente essenziale e i produttori sicuramente hanno investito molto in tecnologia e realismo per la creazione dei personaggi e della scenografia di Spellbound, per creare tutto il mondo di Lumbria, ma non si può dire lo stesso sulla sua originalità: l’apparizione degli oracoli del sole e della luna rimanda ad esempio ad Alice nel Paese delle Meraviglie, le ruote delle carrozze ci fanno pensare a Cenerentola, i genitori di Ellian “ingabbiati in un frame” ci ricordano la poesia romantica di King Kong.
L’autenticità di Spellbound è piuttosto riconoscibile nella modernità della storia famigliare raccontata e nell’anatomia dei brani musicali (il nostro refrain preferito è “trova la luce”). Il film è come una spedizione dedicata ai pacchi fragili: hai la certezza che la “merce” arrivi intatta a destinazione. Tutta la vulnerabilità del plot dovrebbe essere rintracciabile nel personaggio di Ellian sin dall’inizio, ma riusciamo a intravvederla solo alla fine, dopo aver smaltito i suoi tanti strati di resistenza e di tenacia. Delicato e intriso di speranza. Adatto per i più piccoli e grazioso da vedere insieme a tutta la famiglia. La camera segue una giovane principessa proveniente da una terra incantata, mentre cresce e scopre una felicità “alternativa” (meno idealizzata e basata sugli eventi della vita reale).
Al centro del film d’animazione l’eterna lotta fra luce e oscurità
Spellbound è magico, con una perfetta Rachel Zegler che interpreta il ruolo della principessa, di Ellian, determinata e ottimista, che risplende esattamente come dovrebbe, mentre Alan Menken e Glenn Slater ci regalano una ballata emozionante e travolgente con il brano The Way It Was Before. Come detto, fra i punti di forza del film ci sono i suoi temi centrali, ammirevoli e attuali: il rapporto genitori/ figli, le questioni di responsabilità, la perdita dell’infanzia, la capacità di accettare/adeguarsi ai cambiamenti. Il film originale targato Netflix è capace di intrattenere e trasmettere un messaggio profondamente maturo.
Spellbound: valutazione e conclusione
All’inizio esplora il fenomeno della genitorializzazione, con una protagonista che si trova a dover gestire il caos seminato quotidianamente dal re e dalla regina (i suoi genitori) che sono – “fuori di metafora” – due mostri distruttori tenuti nascosti al popolo e a tutti i diplomatici che arrivano nel regno. Nella seconda parte, Ellian e i suoi genitori imparano a guardare meno all’esteriorità e scoprono qualcosa di più su sé stessi. Perché in fondo l’obiettivo nella visione è “resettare” il proprio mindset e tornare a risplendere in men che non si dica. E non c’è una “maledizione” che non possa tornare o annullarsi, quando si riesce a guardare dalla parte giusta, dove ci sono cioè le manifestazioni dell’amore.