Venezia 78 – Spencer: recensione del film di Pablo Larraín
Presentato in concorso nella 78ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Spencer è l’ultima creatura di Pablo Larraín, un finale alternativo al mito di Lady Diana, qui interpretata da una superba Kristen Stewart.
In concorso nella 78ma edizione della Mostra, Spencer di Pablo Larraín “is a fable from a true tragedy”. Il regista cileno adatta la storia della principessa invertendo il tempo storico, rifiutandolo, concedendo alla Lady una nuova fisionomia rivoluzionaria.
Da oggi per Kristen Stewart, che nel film interpreta la principessa del Galles, esisterà un A.P e un D.P, un Avanti Pablo e Dopo Pablo. Con il regista cileno l’attrice conferma la sua crescita, la sua maturità artistica, dimostra di essere presente a se stessa, dotata di una versatilità che inganna la mente, confondendola – nei campi lunghi, nelle movenze e nella rassegnazione di un volto coperto da ingombranti retine – con uno dei personaggi più influenti che la recente storia britannica (e internazionale) ricordi. L’arte di Jacqueline Durran è cosa nota: la costumista, candidata sette volte agli Academy Awards nella categoria migliori costumi (Orgoglio e Pregiudizio, Espiazione, L’Ora più buia), dà respiro impalpabile alle sue creazioni, coreografandole sul corpo dell’attrice, imperante mentre volteggia rivoluzionaria sotto gli archi della Corona sotto la grana fine della fotografia di Claire Mathon.
Spencer: Kristen Stewart è Lady Diana nel film di Pablo Larraín
Diana (Kristen Stewart) e il principe Carlo (Jack Farthing) sono in crisi. Le prime pagine dei giornali si scagliano sulla futura Regina, sobillando l’opinione pubblica e incoraggiandola ad amari, affrettati giudizi. Diana diventa la donna più fotografata del mondo, la Corona divora i segreti e tenta di nasconderli quando ormai sono visibili alla luce del giorno. In quattro atti (Christmas’ Eve, Christmas’ Day, Boxing Day e Hunting Trip) la pace nella residenza reale di Sandrigham, emblema della Corona, precipita dietro gli atti rivoluzionari di un’auspicata, interpretata, inventata Lady D.
Pablo Larraín salva la sua “perla” in Spencer, una fantasia su Lady D.
La persona più fotografata del mondo, mistificata, fraintesa, è – oltre l’imponente coltre reale – sola e infelice: all’esordio in scena della Lady, spumeggiante, sarcastico, caricaturale e sensuale, segue l’involuzione di una donna che sembra prendere aria nei momenti di distrazione altrui. Le pedine della Corona sono portatrici del futuro di Diana, con una consapevolezza percepibile dalla gravosa atmosfera che regna sulle distese di Sandrigham. Orari scanditi, bilance giudicanti come parametro di felicità, abiti inflessibilmente abbinati, sono la tradizione a cui Diana non può sfuggire. Three days, just three days – continua a ripetersi la “Lady”, privata del suo nome, mentre porta la croce sulle spalle. Larraín firma un nomen omen, un titolo che ambisce ad un’incontrovertibile presa di posizione, un finale alternativo, riscritto e romanzato che talvolta, al limite del finzionale, tenta di tratteggiare la resistenza di Diana incoraggiandola al libero arbitrio.
La colonna sonora di Jonny Greenwood è avvolgente e melanconica. Afflitta e rassegnata scandisce la cesura definitiva della Lady con la Famiglia Reale, soffocata dalla fissità del tempo e delle sue prospettive: hic et nunc, nient’altro che qui e ora, senza passato né futuro. È qui che Larraín avvera il parallelismo con l’amara sorte di Anna Bolena, chiave di lettura del film che il regista inserisce a dimostrazione della ciclicità della storia: accusata di tradimento e decapitata per volere dell’infedele Re Enrico VIII, Anna Bolena viene in aiuto della Diana romanzata dal regista come personaggio da leggere e comprendere, la cui storia diventa un deterrente dal compiere passi falsi. Conformarsi, è quello che lo scudiero della Regina Madre, la Guardia Nera interpretata da Timothy Spall, sembra suggerire alla giovane inquieta per evitare il ripetersi della storia. Ma il privilegio della libertà è un miracolo che può realizzarsi solo attraverso i compromessi della scelta. Così Diana, perla riscritta di Larraín, baratta la sua intimità con la rivoluzione, si affranca dalla sua condizione di valuta di scambio, desiste dall’ingrato compito di costringere il corpo ad esistere e rincorre il suo miracolo, sorridendo al vento, salvata dall’amore.
Spencer è distribuito da Leone Film Group.