Spongebob – Amici in fuga: recensione del film d’animazione Netflix
Il divertimento è nuovamente assicurato con il terzo capitolo cinematografico di Spongebob. L'uscita, in esclusiva Netflix, propone una formula reiterata a livello narrativo ma con grande senso del ritmo.
Spongebob – Amici in fuga è un film del 2020, scritto e diretto da Tim Hill e prodotto dalla Paramount Pictures e Nickelodeon Movies. Disponibile su Netflix a partire dal 6 Novembre, il film decide di presentarci una grafica completamente rinnovata: dalla seconda dimensione e dai fondali interamente disegnati a mano al digitale, con soluzioni visive prelevate dal capitolo precedente, Spongebob – Fuori dall’Acqua (2015). Il racconto va incentrandosi sui personaggi di Spongebob e Gary, la sua adorata lumaca portafortuna. Il loro rapporto idilliaco viene messo a repentaglio da Plankton, nemico giurato di Spongebob, che rapisce Gary per portarla direttamente a Re Poseidone, il padrone di Atlantic City. Quest’ultimo si è sempre servito della bava di lumaca per pulirsi il viso dalle “rughe”, credendo che la bellezza sia ciò che renda un sovrano un buon re. Rimettendosi in sesto dopo l’improvvisa sparizione, Spongebob e il suo migliore amico, la stella marina Patrick, decidono di partire alla volta di Atlantic City per salvare Gary.
Spongebob – Amici in fuga: l’approccio visivo cambia ma non l’inesauribile fonte di comicità
Tim Hill, a capo del terzo film, non si tira indietro di fronte alla carica inarrestabile di risate, provocate dal duo Spongebob e Patrick. Immersi in un nuovo formato, il digitale che prende forma e irrompe sullo schermo, i due migliori amici non cedono il passo di fronte all’innovazione per garantirci un fiume in piena di situazioni in bilico fra pazzia e genialità. Supportati da un cast di caratteristi iconici – Keanu Reeves, Danny Trejo e Snoop Dogg nella loro versione live action -, Spongebob – Amici in fuga abbraccia in pieno la sua natura schizofrenica e delirante per proporci un’altra avventura senza cali di ritmo.
Si capisce subito l’intenzione alla base del terzo capitolo: cominciare con un pretesto semplice per animare la giostra impazzita di intuizioni grafiche con elementi appartenenti alla nostra dimensione terrena. Non bisogna curarsi di motivazioni dietro a svolte improvvise e cambi di rotta repentini; il film distribuito da Netflix innesta una marcia elevata nel tentativo di sfondare il muro dell’apatia e della staticità, con rinnovato successo. Ogni spunto è utile per mettere a confronto le due personalità di Spongebob e Patrick, colti da un’insana voglia di scuotere di forza e rivoluzionare gli equilibri della narrazione.
Spongebob – Amici in fuga: un road movie sincero e fondato sull’amicizia incrollabile
Nulla viene lasciato al caso: dietro allo sfoggio di animazione digitalizzata e al parco di divertimenti messo in primo piano da una briosa sceneggiatura dello stesso regista Tim Hill, si nasconde uno strato delicato da valorizzare al momento opportuno. Il legame che va ad instaurarsi sia tra i due protagonisti che dalla mitica spugna e la lumaca Gary, è potenziata da un forte senso di rivalsa e uno spirito combattivo che non perisce di fronte alle situazioni più critiche. Viene sviluppato, in corso d’opera, un caloroso omaggio al creatore della serie animata Stephen Hillenburg, con particolare attenzione da rivolgere ad un terzo atto dall’animo sentimentale.
Questo tipo di approccio è utile per bilanciare una comicità ai limiti del demenziale che, a lungo andare, potrebbe mostrare segni di cedimento, con un accento da porre alla ridefinizione delle due città marine di Bikini Bottom e Atlantic City. Queste si mostrano sfavillanti, con uno slancio significativo di colori vividi che possono appagare la vista a più riprese. La mappatura e il livello di dettaglio riposto nelle due principali location rappresentano un’altra qualità aggiunta da riconoscere e applicare al meccanismo di risate messo in moto dai due insostituibili eroi della storia. Spongebob – Amici in fuga non raggiunge l’eccellenza del primo capitolo – Spongebob: Il Film (2004) – o la visionarietà del secondo, ma lo si può ritenere comunque ben strutturato e forte di una personalità ancora riconoscibile.