RomaFF13 – Stanlio & Ollio: recensione
Stan & Ollie è un film di Jon S. Baird che racconta il declino e la crisi del duo comico di Stanlio e Ollio, ma senza esaurirsi nel semplice adattamento biografico.
Stan Laurel e Oliver Hardy, meglio conosciuti con i nomi di Stanlio e Ollio, compongono quella che probabilmente è stata la più celebre coppia comica che il grande schermo abbia mai visto. Pochi sanno, però, cosa accade al duo una volta terminata l’epoca d’oro che li ha visti sovrani indiscussi della comicità al cinema. Su questo punto prova a far chiarezza Stanlio & Ollio (Stan & Ollie), diretto da Jon S. Baird, che vede protagonisti Steve Coogan e John C. Reilly nei panni dei due iconici attori inseparabili.
Quel che segue la “golden age” corrispondente all’epoca cinematografica di Stan e Ollie è un futuro incerto: le tappe della tourneé britannica sono continuamente spostate, cambiate o cancellate, le platee dei piccoli teatri in cui la coppia si esibisce sono sempre riempite a metà, e le poltrone vuote sono ormai l’unica certezza che sia solida nella vita artistica dei due attori. Alla fine di questo percorso, dovrebbe esserci la ricompensa: i due, infatti, vorrebbero così convincere un produttore hollywoodiano a finanziare il loro prossimo film dopo 15 anni in silenzio.
Con Stanlio & Ollio, Baird mette in scena quello che, sotto le mentite spoglie di biopic e soprattutto commedia (lato dell’opera ben più che riuscito), è un raffinato dramma sull’inadeguatezza al cambiamento: se a cambiare è il cinema, a cambiare sono i gusti dello spettatore, allora l’attore deve rispondere a questa metamorfosi adattando la propria sensibilità artistica alle incessanti fluttuazioni di un mondo complesso e in rapidissimo evolversi. Stan & Ollie è un’opera coraggiosa, nel quale ardore risiede l’implacabile desiderio di raccontare la “persona dietro le maschera”.
Stanlio & Ollio: un raffinato dramma sull’inadeguatezza al cambiamento
Difficile immaginare chi Stanlio e Ollio fossero, una volta spenti i riflettori. Ma chi, poi, ha mai provato a immaginarlo? Per questa ragione il lavoro di sceneggiatura firmato da Jeff Pope è di preziosa fattura e spessore, e non sono solo le genuine risate che regala, traendo ispirazione dal genio stesso delle due personalità che raffigura: il complesso e mai cerebrale ritratto psicologico di Laurel e Hardy dà vita a un buddy movie tessuto sulla nostalgia, sull’amore per un passato brillante come riflesso alle tribolazioni e all’apprensione per un domani privo di risposte, ma pone anche interrogativi sul valore della propria arte (soprattutto se fuori tempo massimo), del proprio lavoro, dell’amicizia e del tempo.
Tentando di rispondere ai numerosi dubbi sull’imponderabile rapporto fra i due comici, Stanlio & Ollio riesce a edificare, pian piano, la propria stessa struttura e si spinge ben oltre l’adattamento biografico: l’immagine restituita di re della comicità lascia progressivamente spazio alle tensioni fra due attori in crisi, inadatti al nuovo mondo dello spettacolo, anche quando il legame con le schiere di fan adoranti viene finalmente ristabilito e il tour riacquista brio e vitalità. Ed è proprio a partire dalla fotografia delineante il temperamento delle sue star che il film di Baird riesce a scavare addentrandosi nel profondo di questioni sull’ambigua natura di rapporti lavorativi affiatati che trasmutano in affetti fraterni, su quanto essi siano contraccolpo di una reale affinità oppure del semplice ambiente, sulla relazione osmotica fra artista e pubblico e su quanto quest’ultimo plasmi il prodotto richiesto o quanto, invece, siano i gusti a modificarsi in relazione agli strumenti mediatici.
Stanlio & Ollio: un film che sa andare oltre il biopic
Grazie alla sua riflessione sull’intercambiabilità fra mezzi (l’eterno divario fra cinema e teatro), Stanlio & Ollio è una brillante meditazione sullo scorrere del tempo, essenziale in un’epoca (la nostra) di sconvolgimenti che riguardano l’arte del cinema e gli strumenti della sua fruizione: Stanlio e Ollio, disadatti all’era in arrivo, “regrediscono” per tornare al più diretto contatto con il pubblico, e il mondo del teatro cementa il loro legame quanto più i due rifiutano di separarsi dal fantasma dei personaggi interpretano. Il regista dona colore (la fotografia è di Laurie Rose) a lineamenti conosciuti solo nelle sfumature consentite dal cinema del bianco e nero, ma l’apporto maggiore è dato dalle impeccabili trasformazioni di John C. Reilly e Steve Coogan, al di là della semplice interpretazione, che annientano radicalmente il confine fra ruolo e attore. Il cortocircuito ingegnoso, eppure consequenziale, è quello di un’emulazione degli stessi Hardy e Laurel, che forgiarono Stan e Ollie sulla base dei propri lati caratteriali e che permisero ai due personaggi di far spesso capolino anche nella vita reale, chiudendo ancor più la cerniera con i due caratteristi.
Il viale del tramonto descritto da Stanlio & Ollio è dolceamaro, in bilico fra sensazioni opposte perché stringe il campo su sentimenti profondi e laceranti, sui sogni irrealizzabili e quelli già concretizzati, sulla paura della fine e sul conforto di ciò che rimarrà.
Stanlio & Ollio è in uscita in Italia dal 18 aprile 2019 con Lucky Red.