Sulle ali della pazzia: recensione del film di Jean-Francois Rivard
Un tv movie canadese registicamente piatto e dalla tensione ridotta all’osso, dai limiti strutturali sin troppo evidenti, che trascina con sé nel baratro dell’inconsistenza due attrici di spessore come Romy Rosemont e Kari Matchett.
Per la madre di una futura sposa il matrimonio della figlia è un momento sacro, come sacri sono gli step che lo precedono, a cominciare dalla scelta dell’abito nuziale e delle location dove celebrarlo, sino ai più piccoli dettagli. Tutto in funzione di quel fatidico giorno deve essere perfetto, per renderlo unico e indimenticabile. Insomma, togli a una madre tutto, ma non questo, poiché il dispiacere potrebbe essere enorme e spingersi, come nel caso della protagonista di Sulle ali della pazzia, fino alle più estreme conseguenze.
Sulle ali della pazzia: tra madre e figlia non mettere mai il dito!
Lei è Sharon (Romy Rosemont), infermiera dal passato burrascoso impiegata in una casa di riposo di Cleveland, che un giorno riceve una telefonata dalla figlia Amber (Victoria Diamond) che la informa di essere pronta convolare a nozze con il suo fidanzato, Luke (Matthew Raudsepp). Li raggiunge in quel di Boston, in un quartiere residenziale per famiglie benestanti, dove viene ospitata nella casa dello sposo per i preparativi dell’evento. Sembrerebbe non esserci alcun problema, almeno sino a quando la donna vede in Jill (Kari Matchett), la suocera della figlia, una minaccia. Il loro rapporto fatto di complicità e confidenze scatena una gelosia che manda fuori di testa la mamma della sposa a tal punto da diventare una vera e propria psicopatica. Nei giorni riceve una serie di “pugnalate” al petto che la faranno andare su tutte le furie, estromessa completamente da tutte le decisioni e le scelte legate all’organizzazione delle nozze. Sharon decide così di prendere in mano la situazione e affrontare la sua rivale: l’unico modo per vincere è farla fuori.
Sulle ali della pazzia: un Tv movie registicamente piatto e dalla suspence ridotta all’osso
L’accogliente e asettico focolaio domestico si trasforma così in un “campo di battaglia” dove si consuma una guerra sul filo dei nervi destinato a spezzarsi e a degenerare, che fa tornare alla mente un altra produzione televisiva recente diretta da Nigel Thomas dal titolo Murder In-Law. La trama in sé sembra promettere bene, ma quando dalla carta si passa ai fatti, lo schermo al contrario dice altro. La messa in onda in prima tv italiana nella serata di Rai 2 ha confermato le pessime voci di corridoio giunte da oltreoceano. Sulle ali della pazzia parte male e finisce ancora peggio, mettendo a nudo tutte le debolezze strutturali tanto sul versante narrativo quanto su quello tecnico. I limiti sono piuttosto palesi e sono quelli di un Tv movie registicamente piatto e dalla suspence ridotta all’osso. Qualche sussulto, in tal senso, alza di tanto in tanto l’asticella della tensione (vedi il primo tentativo di omicidio di Sharon ai danni di Jill, dopo la finta rapina), ma è comunque merce rara in una timeline piuttosto avara di emozioni forti. Mancanze, queste, che in un thriller dal retrogusto crime pesano come un macigno quando giunge il momento di fare i conti.
Un thriller dal retrogusto crime che si risolve in un’autentica débâcle
I principali responsabili della débâcle contro cui puntare il dito sono senza dubbio James Phillips e Jean-Francois Rivard, responsabili rispettivamente di una sceneggiatura dal fiato corto e di una regia accademica, ritmicamente poco accattivante e priva di soluzioni visive degne di nota. Entrambi si accontentano di portare a casa il compitino, nella speranza di strappare una striminzita sufficienza in pagella, quella che per quanto ci riguarda non raggiungerà. Difficile salvare qualcosa in un spettacolo audiovisivo mediocre e noioso come quello offerto al pubblico dalla pellicola del regista canadese, al quale prendono parte due attrici di grande esperienza e spessore come la Rosemont e la Matchett. Le due se le danno di santa ragione, ma non abbastanza per svegliare dal torpore una platea ormai assopita.